Interno di un appartamento della stessa cittadina, pranzo di Natale,
anno 2018
Bianca appoggiò il calice sul tavolo. Posò gli occhi grigi sulle rotondità della B , l'iniziale del suo nome incisa in un corsivo elegante nel portatovagliolo d'argento che risplendeva sul rosso della tovaglia natalizia.
Aveva mantenuto la tradizione: nell'apparecchiatura di Natale, niente tovaglioli di carta. E a ciascuno il portatovagliolo d'argento lucidato, cimelio di famiglia. Pazienza se le iniziali non coincidevano. Tranne le sue.
«E poi non lo so, non mi ricordo mica tutto così precisamente, sono passati cinquant'anni! Non vedevo l'ora che finisse quel pranzo. No, non feci scenate, non era permesso fare scenate a quella tavola», aggiunse versandosi un altro bicchiere di Moscato.
Davanti a lei stavano seduti i suoi figli, Michele e Alice. Si erano ritrovati come ogni Natale, ma quello era il primo senza i nonni, Giovanna era morta da pochi mesi e Antonio già da diversi anni.
Bianca allungò un'altra fetta di pandoro ad Alice. Anche lei adorava il pandoro, come sua madre.
«E i regali? Li hai scartati poi?»
« C'era un vestito per Giuly, ma lo buttai di nascosto».
«Ma dai, non ci credo! Ma quante balle vi raccontavano? E il nonno, scusa?», chiese Michele, il figlio maggiore, con un tono risentito e ironico al tempo stesso. Proprio non digeriva quel genere di pranzi di famiglia, Bianca lo sapeva. Era venuto su con una vena razionalista e dissacrante, da ingegnere qual era.
«...che disse il nonno? Non me lo ricordo, no, davvero, sono passati tanti anni...non se ne accorse neppure...», rispose con un sorriso. Mentre parlava, avvertì la puntura di spillo. Andò a fare il caffè.
Erano appena le quattro del pomeriggio, ma dalla finestra dell'appartamento si vedeva il sole che già declinava, illuminando di rosa il campo da calcio poco lontano. Oltre, la grande strada di transito di quel quartiere periferico, di solito molto trafficata, giaceva immobile e silenziosa come un grosso serpente addormentato, tanto da assomigliare a quella strada di molti anni prima, percorsa più da persone che da auto. Qui, al posto delle villette con giardino c'erano palazzine fitte di appartamenti con i loro parcheggi, come quella rosa dove abitava Bianca. Oltre la strada, un altro campo sportivo mostrava il manto d'erba già scuro; verso l'orizzonte che spaziava in direzione del mare, si intravedeva una striscia di rosso acceso. Nel cielo pulito, senza nubi, dalla parte delle montagne si distingueva già una luna di perla.
Di sicuro si sarebbero svegliati con una bella brinata, l'indomani.
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SCALE
General FictionSiamo negli anni '60, in un quartiere di periferia di una cittadina di provincia destinato, in futuro, a diventare residenziale. In una strada che termina in un campo dove ancora non si è costruito, a due passi dalla scuola elementare del quartiere...