Quattro.

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impotenza

Venerdì 12 novembre 2021

Il rumore della sveglia mi fece scattare e sedere al bordo del letto. Ci misi qualche frazione di secondo a rendermi conto che quel frastuono proveniva dall'orologio analogico posto sul comodino alla destra del mio letto e mi affrettai a spegnerla subito dopo qualche insulto borbottato dalla mia vicina di letto bionda.
Dopo aver sussurrato delle scuse ed essermi passata più volte le mani fredde sul volto con la speranza di svegliarmi almeno un minimo, passai un attimo per il bagno così da sciacquarmi il viso. Trascinai poi i piedi fuori dalla camera e, attenta non fare rumore, superai le altre fino a raggiungere la cucina con ancora un occhio chiuso a causa del sonno.

Non ero mai stata una tipa mattiniera, fino al mese precedente ogni giorno mi svegliavo giusto 10 minuti prima dell'arrivo del bus che mi portava all'università e quando ancora vivevo con i miei la domenica ero in grado di dormire fino ad ora di pranzo e continuare a sbadigliare per le successive due ore.
L'unico giorno in cui mi svegliavo volentieri e senza troppo accusare la stanchezza era il sabato mattina, quando avevo lezione con Sophia. Lì non sbadigliavo neanche dopo 12 ore di allenamento perché era proprio il ballo ciò che mi dava una scarica di adrenalina tale da ricaricarmi.
In quel momento invece sembrava non essere sufficiente, colpa di tutte le emozioni del giorno prima e dell'ora tarda in cui eravamo andati a letto.

In realtà avevamo staccato la musica verso le 11 per permettere a chi voleva di andare a riposare mentre io, Alex, Serena, Albe e Luigi eravamo rimasti in salone a chiacchierare fino alle due. Era stata una serata piacevole in cui chi voleva raccontava qualche aneddoto o qualcosa di sé e, non sentendomi sotto pressione a farlo, avevo raccontato qualcosina di me anche io.

Senza la reale consapevolezza delle mie azioni e senza guardarmi intorno arrivai al mobile della cucina ed estrassi da esso un pentolino, poi, dopo aver preso del latte dal frigo e averlo versato in esso, lo poggiai sulla fiamma del piano cottura per riscaldare il contenuto.
Solo quando diedi le spalle al piano tra il lavello e i fornelli, appoggiando le mani sulla superficie posteriormente al mio corpo, percepii uno sguardo su di me e alzai gli occhi.

«Buongiorno» borbottai.

Christian era di fronte a me, seduto dall'altro lato del bancone con una busta di biscotti davanti a sé in cui era immersa la sua mano. Indossava ancora il pigiama e i capelli non erano tirati al lato dal gel come il giorno prima ma erano leggermente spettinati, con un paio di ciocche scure che gli cadevano sulla fronte.
Mentre finiva di masticare il boccone ingerito probabilmente prima che mi accorgessi di lui, aveva stampato sul viso un sorriso divertito sicuramente causato dalla scena a cui aveva assistito.

«Pensavo che restassi nel tuo mondo ancora per un po', era divertente indossare il mantello dell'invisibilità» disse dopo aver ingoiato, con ancora quel sorrisino.

«Beh, se vuoi posso accontentarti e continuare ad ignorarti» lo provocai portando le braccia conserte al petto e sorridendo a mia volta.

Scosse la testa divertito e mi offrì il pacco di biscotti spingendolo nella mia direzione. Non me lo feci ripetere due volte e mi sporsi in avanti verso il bancone prendendone uno e posizionando il pacco al centro.

«Che ci fai già sveglia?» ruppe il silenzio proprio mentre mi stavo voltando verso i fornelli per spegnere la fiamma e versare il contenuto del pentolino in una delle tazze rimaste pulite dalla sera prima. Aprendo il mobiletto notai infatti che solo poche erano utilizzabili e mi appuntai mentalmente di lavare quelle usate subito dopo aver fatto colazione.
Mi sedetti quindi sullo sgabello di fronte a Christian e, subito dopo essermi portata la tazza alle labbra per bere un sorso di latte, risposi.

Con te è diverso || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora