Sedici.

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seccante

Venerdì 26 novembre 2021

«Oi, Matti, allora?» il ballerino di Todaro aveva appena chiuso la porta dietro di sé quando la nostra attenzione si spostò dal piatto di pasta che avevamo davanti a lui.

Era stato convocato una mezz'oretta prima dal suo maestro costringendolo ad abbandonare il pranzo per dirigersi da lui ma non fu affatto dispiaciuto. In questi quattro giorni si era allenato molto e aveva più volte ripetuto il tango che gli era stato assegnato insieme a Christian, migliorandosi sempre di più, ed era convinto che Raimondo l'avesse visto. Un briciolo di speranza era dunque fiorita dentro di sé in seguito all'annuncio della produzione ed era corso fuori dalla casetta dopo un nostro in bocca al lupo.
Inevitabilmente durante tutto il pranzo il mio pensiero era rivolto a lui e quando alzai lo sguardo notai di non essere l'unica che giocherellava soprappensiero con le pentette rimaste nel suo piatto.

Diedi un calcetto sotto il tavolo colpendo in questo modo i piedi del ragazzo che avevo di fronte facendolo uscire dal limbo in cui si era ritrovato e ritornare al mondo reale. Smarrito alzò quindi lo sguardo notando subito i miei occhi che lo guardavano.

«Magari ha visto l'impegno e vuole ridargli la maglia.» sussurrai queste parole in modo da farle sentire solo al diretto interessato e accennai un sorriso per rassicurarlo. Lui però alzò le spalle, non del tutto convinto dalla mia supposizione, e ritornò a guardare il suo piatto.

«Non so, lo spero.» disse e tornammo in silenzio, immersi nei nostri rispettivi pensieri.

«Are you back?» domandò esaltata la cantante bionda seduta accanto a Christian senza ricevere però alcuna risposta.

Solo allora il ballerino ci passò davanti e si capì subito dal suo sguardo che invece non era andata come speravamo. Il suo dorso era incurvato lievemente in avanti e la testa era bassa mentre i suoi occhi evitavano tutti quelli di coloro che lo circondavano. Non rivolse una parola a nessuno ma semplicemente allungò il passo e raggiunse rapidamente il corridoio e poi la stanza verde.

Nell'esatto momento in cui abbassai gli occhi sul moro lui ruotò il capo e li incontrò. Aveva un'espressione dispiaciuta ed ero sicura che, se mi fossi vista allo specchio, essa sarebbe stata anche su di me. Sospirai e lo vidi alzarsi e abbandonare il tavolo per raggiungere l'amico.
Avrei tanto voluto anche io stargli vicino ma capii che forse era il caso che ci andasse prima Christian che lo conosceva da più tempo di me e con cui la confidenza era sicuramente maggiore.

Nel frattempo invece mi allontanai dal tavolo con il piatto ancora per metà pieno e a malincuore gettai gli avanzi, non avendo più fame. Essendo il mio turno di pulizie iniziai dunque a lavare tutto ciò che era stato posato nel lavello e successivamente ciò che mi portavano gli altri che man mano stavano finendo.
Grazie all'aiuto di Luca ci mettemmo veramente poco a finire di sistemare tutto e in men che non si dica mi ritrovai di fronte alla porta della camera verde.

Sospirai e picchiettai il pugno sul legno e quando mi fu dato il permesso di entrare aprii la porta scorrevole quel poco necessario a farmi passare e mi fermai per qualche minuto sulla soglia.

«Hey, come stai?»

La scena che avevo davanti devo ammettere che non era per niente quella che mi aspettavo.
Christian era sdraiato sul letto con le braccia dietro la nuca e le gambe incrociate mentre Mattia era in piedi davanti allo specchio intento a fare un qualcosa che terminò subito dopo l'apertura della porta.

Il riccio sbuffò e allargò le braccia come a sottolineare la sua frustrazione.
«Niente maglia, secondo Raimondo non ho imparato la lezione.»

«Non sei stato svogliato in questi giorni però, anzi ti sei impegnato tanto.» dissi confusa e lo vidi subito annuire.

Con te è diverso || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora