Cinque.

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aspettative

Tornata dall'incontro con la maestra Celentano mi diressi subito in camera per fare una doccia.
Alla fine la mia previsione si era rivelata giusta e avevo fatto bene a riscaldarmi in palestra prima della lezione perché, dopo i primi minuti in cui la maestra aveva cercato di conoscermi meglio, concentrandosi per mia fortuna soprattutto sul percorso di danza più che sulla vita privata, mi aveva messo alla prova chiedendomi di riprodurre svariati passi così da capire il mio livello e poter riflettere bene sui pezzi da assegnarmi per la puntata. Alla fine, benché si trattasse puramente di tecnica, era stata una lezione piacevole e i richiami della maestra, nonostante furono numerosi, non erano così pesanti come mi aspettavo. Sapevo bene di non essere la ballerina perfetta ma avevo una buona memoria, tale da ripetere difficilmente un errore dopo aver ricevuto una correzione e la Celentano questo l'aveva notato.
A ripensare all'incontro sorrisi. Se avessi raccontato alle mie compagne che proprio lei quando le avevo confessato di aver paura di deludere le sue aspettative mi aveva quasi consolata, non ci avrebbero creduto neanche per tutto l'oro del mondo. Eppure era così.

«Caroline, tieni la testa su e abbassa la scapola.» mi urlò mentre eseguivo il pas assemblé che mi aveva richiesto.
Ci riprovai un paio di volte, riuscendo alla fine ad eseguirlo al meglio.

«Adesso fammi un bel tour jete, mi raccomando.» disse incrociando le lunghe gambe sulla sedia e sporgendosi con il busto in avanti. Aveva appoggiato il gomito destro sul ginocchio e il suo mento era posato sul palmo della mano mentre picchiettava le dita sulla sua guancia. Lo sguardo era serio e le palpebre erano quasi calate mostrando le sue iridi solo attraverso un sottile spiraglio.
Mi morsi l'interno guancia e annuii per poi eseguire il passo così come mi era stato insegnato da Sophia. Sentivo però quello sguardo glaciale della maestra sul mio corpo e, probabilmente condizionata da tutto ciò che mi avevano raccontato sulla donna che condivideva la sala con me dall'altro lato della piastra di plexiglas, inevitabilmente il mio corpo non riusciva a rilassarsi come doveva e finivo per eseguire male ciò che mi chiedeva.

La sentii sbuffare sonoramente e calai il capo.
«Fermati un attimo, Caroline, e siediti qui davanti a me.» mi disse con una voce quasi fin troppo calma.

«Hai fatto tanti provini per arrivare fin qui e io sono stata una di quelle che ha spinto per portarti avanti perché ho visto del potenziale in te e perché sei stata una delle poche in cui era evidente anche ai più stolti in materia quanta tecnica ci fosse dietro. Se non ti fossi presentata così tardi ai casting probabilmente avrei fatto in modo che tu sedessi a quel banco dal giorno zero perché credo in te e nelle tue capacità ma non basta solo questo, lo capisci vero? Essere entrati nel programma non è un punto di arrivo ma solo l'inizio se ti va bene, non puoi dimostrarti così capace ai provini e in puntata per poi non riuscirmi a fare bene mezzo passo che ti chiedo qui in sala.» il suo tono si alzò lievemente mentre pronunciava le ultime parole e, nonostante al momento volessi solo sprofondare dalla vergogna e nascondermi da tutti, mi sforzai ad alzare lo sguardo ed annuire.

"Chissà cosa dirà Sophia quando e se vedrà questa scena" pensai.
Non sapevo se era per l'ansia di essere di fronte ad una ballerina di tale calibro o la tensione che mi metteva essere ripresa dalle telecamere posizionate ad ogni angolo, ma mi sembrava di essere ad un provino infinito e più che un'occasione stava diventando un brutto sogno. Le mie paranoie mi stavano giocando ancora una volta brutti scherzi, impedendomi di trarre il massimo dalla situazione in cui mi trovavo e mettere in pratica tutto ciò che avevo studiato e su cui mi ero allenata per anni.

«Che succede, Caroline? A differenza delle altre volte ti vedo tesa, poco fluida e si vede che c'è qualcosa di così grande che ti frulla per la testa da non permetterti di esprimerti al meglio.» si fermò per una breve pausa, poi riprese.
«Non voglio costringerti a parlarmene, anche perché qui siamo ad una lezione di danza e non ad una seduta da uno psicologo, e benché non amo -e mi sembra di capire che neanche a te piaccia particolarmente- parlare di emozioni o di cosa ci passa per la testa in generale, dobbiamo farlo se questo non ti porta ad essere produttiva qui in sala facendo perdere tempo a me oggi e magari ai professionisti domani.»

Con te è diverso || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora