Sette.

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maschere

Lunedì 15 novembre 2021

Un'improvviso brivido di freddo mi percorse la schiena costringendomi ad aprire di colpo gli occhi trovandomi invasa dalla luce bianca prodotta dai neon della stanza rossa. Mugugnai qualcosa di incomprensibile mentre mi passavo le dita sugli occhi così da adattarmi all'ambiente non più buio e restai in questa posizione per qualche minuto godendomi il calore delle coperte e la comodità del materasso su cui dormivo. Capito infine che ormai il sonno era spezzato e che non sarei più tornata tra le braccia di Morfeo fino alla sera, ruotai il capo così da verificare l'orario sull'orologio digitale posizionato sul mio comodino.

16:30

Sbuffai. Mi ero appoggiata al letto solo mezz'ora prima dopo un'estenuante lezione con Giulia a cui, essendosi aggiunta inaspettatamente anche la maestra Celentano, fui costretta a dare ancor di più rispetto al mio solito per riparare agli errori commessi i primi trenta minuti del nostro primo e ultimo incontro. Ero tornata a casa particolarmente dolorante e, non essendo riuscita a chiudere occhio la sera prima, avevo approfittato del fatto che non avevo lezioni quel pomeriggio per sgattaiolare nella mia stanza e riposare un po'. Ma speravo che questo po' consistesse in almeno una mezz'ora in più.

Decisi allora di abbandonare le calde coperte sedendomi al bordo del letto e dopo aver indossato le ciabatte, premendo con i palmi delle mani sul materasso, mi alzai e andai in bagno a sciacquarmi il viso. Ringraziai il fatto di non truccarmi mai prima di una lezione quando osservando l'asciugamano con cui avevo tamponato il viso lo trovai bianco come quando l'avevo preso dall'armadio qualche secondo prima. Sistemai poi i capelli e, dopo aver rifatto il letto, abbandonai la mia stanza per andare in cucina a prendermi un bicchiere d'acqua.

La casetta era stranamente silenziosa e l'unico rumore proveniva dalla sala delle scalinate dove c'era Alex che componeva al pianoforte e che decisi di non disturbare. Da quel minimo che avevo capito in quei pochi giorni, era un ragazzo molto gentile e sempre disponibile ma che a volte necessitava di un po' di tempo per sé in cui rimaneva solo con i suoi pensieri ed io avevo intenzione di rispettare questo sul lato.

Giunta al frigorifero l'aprii e mi versai il liquido freddo nel bicchiere che era appena stato lavato. Richiusi poi lo sportello alle mie spalle e rivolsi uno sguardo alle vetrate che mi permisero di riconoscere le figure di Dario, Rea e Guido seduti sulle panchine a chiacchierare. Non avendo nient'altro da fare pulii nuovamente il bicchiere e uscii in giardino per unirmi a loro.

«Bentornata tra noi, bella addormentata» mi salutò dolce Rea che, essendo seduta di fronte alla porta, fu la prima a notarmi facendo voltare di conseguenza anche gli altri due.

Feci un cenno con la mano per ricambiare il saluto e mi sedetti accanto a Dario che subito dopo avermi vista si era spostato qualche centimetro a destra per farmi spazio.

«Che fate di bello?» chiesi ottenendo un'alzata di spalle da parte di Guido.

«Parlavamo di quale sarà la prima cosa che faremo una volta usciti da qui» mi rispose poi il biondo mentre si sistemava meglio la bandana alla fronte.

«Rea ha appena finito di dire che andrà nella prima discoteca che gli capita davanti per rimettere in circolo tutto l'alcol che ci negano qui» disse ridacchiando Dario e la ragazza annuì divertita.

«Tu invece? Quale sarà la prima cosa che farai quando lascerai il programma il più tardi possibile?» mi chiese Guido che nel frattempo aveva appoggiato un gomito sul bordo della panchina in legno posizionando il mento sulle sue nocche.

«Sicuramente visto che sono in Italia andrò a trovare le mie amiche a Firenze, non ci vediamo da un po' e mi manca passare del tempo faccia a faccia con loro.» iniziai e, dopo un attimo di silenzio in cui mi interrogai su cos'altro mi sarebbe piaciuto fare, ripresi a parlare.
«Poi, se quest'esperienza andrà sufficientemente bene da consentirmi di non tornare subito in Francia a riprendermi il mio lavoro di cameriera per sopravvivere, mi piacerebbe girare un po' per l'Italia. Ho visto solo alcune città da piccola ma onestamente ricordo poco e nulla e mi dispiace perché vorrei conoscere meglio le mie origini.» conclusi e il ragazzo che mi aveva posto la domanda annuì.

Con te è diverso || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora