Capitolo quindici

1K 71 58
                                    

Patroclo era a un passo da un urlo isterico.
Achille indossava la camicia bianca e i jeans sbiaditi. Sembrava un giovane dio greco e Patroclo sarebbe stato volentieri il suo sacerdote. Avrebbe passato la vita a tessere le sue lodi e sarebbe stato felice.

Lui invece era ancora con la tuta che usava per andare a fare il corso; era comoda, ma di certo non elegante.

Erano nella macchina del biondo, che guidava con apparente disinvoltura verso il locale.

<Ti ricordi quando hai scelto di fare il corso di medicina?> gli domandò a un tratto Achille.

Patroclo sbatté le palpebre. <Il corso? Avevo appena finito una seduta con Chirone, certo. E ti ho portato al Pelio- o meglio ci siamo fatti accompagnare qui da Peleo, perché nessuno dei due guidava,- hai preso un frullato al fico e ti ho detto che volevo fare medicina.>

<Si.> Achille si voltò solo un'istante per sorridergli.

<Guarda la strada!>

<Stai tranquillo, sto andando piano e conosco il percorso...> Achille ritornò a concentrarsi sulla guida.

<Sei un pericolo pubblico, dovrebbero toglierti la patente!> replicò Patroclo.

<Certo, io sono pericoloso, invece Ettore è tanto bravo!>

Patroclo si girò verso l'amico, che di colpo sembrava irritato.
<Davvero, non capirò mai il tuo problema con Ettore. Mi ha chiesto scusa ed è un buon amico.>

<Ti ha chiesto scusa dopo essersi comportato da pezzo di-
<Si, lo so. Lo sa anche lui.> Patroclo sospirò. <C'è qualcosa che non va?>

Achille rimase in silenzio. Stava parcheggiando. Lo fece velocemente, poi si precipitò fuori dall'auto. Come sempre, la macchina era posizionata in modo perfetto.

Patroclo lo vide massagiarsi le tempie. Lo seguì fuori: <Perché mi hai chiesto del corso?>

Achille si girò verso di lui. Il parcheggio era deserto. <Perché eri felice ed era una bella giornata, credo.>

<Oggi non è una bella giornata?> Patroclo per poco non ebbe un crollo nervoso. Era successo qualcosa? Stava bene? E perché ogni volta che provava a fare un passo avanti l'universo lo buttava cento passi indietro?

<Non è di questo che parlavo. Intendo, prima hai scritto quel messaggio sul futuro e non ho potuto fare a meno di pensare che sarai un grande medico, ecco tutto.> Achille non lo guardava.

Patroclo lo conosceva da troppo tempo per non saper leggere i sottintesi delle sue frasi: <Anche tu troverai qualcosa che ami da fare, non preoccuparti>.

<Lo dici sempre, ma sei praticamente l'unico che ci crede> borbottò lui. <Ti ricordi quando ti ho accompagnato al corso? Eri talmente spaventato che ho pensato che saresti svenuto, invece eri tanto energico e sicuro che ti avrei... abbracciato lì, senza motivo.>

Patroclo esitò. <Continui a tornare lì.>

<Adesso hai la stessa espressione sul viso.>

Il più giovane sentì le guance diventare rosse. Achille ancora non lo guardava. <Non penso tu sappia che espressione ho: eviti il mio sguardo da quando sono entrato in auto. Ho fatto qualcosa di sbagliato?>

Achille scosse la testa. Come poteva dirglierlo?

<Andiamo> lo precedette verso il bar; gli serviva più tempo per pensare. Più tempo per...

Stava passando davanti a uno dei tanti alberi di fichi che precedevano l'ingresso al Pelio quando Patroclo gli si parò davanti.

<Che c'è?>

Il moro alzò gli occhi al cielo. Era più basso di lui ed era una delle tante cose di lui che Achille amava: poteva sempre guardarlo.

<C'è che mi stai ignorando, ed è da quando hai rotto con Mia che non fai che ignorarmi o evitarmi. E io ho cercato di lasciarti spazio, perché capisco che possa essere dura e sei letteralmente la persona più importante della mia vita, perciò ti darei anche mille anni se ne avessi bisogno. Però non posso stare con te se tu non vuoi stare con me. E se non vuoi stare con me vorrei saperlo, perché sarebbe come non vedere mai più il sole e preferirei non illudermi, ecco.>
Patroclo prese fiato. Non poteva credere di avergli sul serio detto quelle cose.

Achille aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo e in quel momento il suo cuore avrebbe potuto alimentare una macchina per quanto batteva veloce.
<Non è vero che non ti guardo.>

Patroclo aprì la bocca ma Achille lo interruppe con un gesto della mano. <Ti guardo in continuazione. Non faccio altro che guardarti. Guardo il modo in cui sorridi, l'espressione che fai quando qualcuno di fa un complimento, so persino il modo in cui si dischiudono le tue labbra quando sei senza parole. Non faccio altro che guardarti, mi sento come se fossi nato per farlo. Sono nato per guardarti.>

Si fermò, incerto su cosa fare. Patroclo era confuso, ma quello sulle sue labbra era un sorriso e Achille non poté evitare di parlare ancora.

<Sei l'unica persona che crede davvero in me e non c'è nulla al mondo che potrebbe farmi escludere te dalla mia vita. So l'esatta ruga che ti solca il viso quando faccio una rissa o mi metto nei guai e quando ho detto di essere bisessuale la tua espressione era l'unica cosa che mi dava coraggio. Ogni volta che mia madre cerca di rovinarmi la vita ci sei tu che in la riaggiusti nel tuo modo miracoloso. Non potrei mai escluderti dalla mia vita.>

Achille si sentiva andare a fuoco e anche vide che Patroclo era imbarazzato.

<Achille, io... hai presente quella cosa che dovevo assolutamente dirti?>

L'altro annuì.

<Posso...?>
Si vide annuire come da fuori, aveva un sì sulle labbra e avrebbe permesso a Patroclo di fare qualsiasi cosa perché sapeva non c'era nulla che Patroclo potesse fare in grado di ferirlo.

Achille, che era sempre stato un grande atleta, perse l'equilibrio. Patroclo era contro di lui e l'albero era dietro la sua schiena. Il cielo del pomeriggio era punteggiato di stelle.

Le loro labbra erano unite, proprio come dovevano essere.

×Angolo Autrice×

Non è mia abitudine fare tanti angoli autrice ma volevo avvisarvi che questo è l'ultimo capitolo. Manca solo l'epilogo e questa storia sarà conclusa: credo di stare per piangere. Spero che anche voi, come me, ne abbiate ormai un pezzettino nel cuore.
A presto,

×Helen×××L.×


P.s. Nei prossimi giorni la copertina sarà modificata perché questa non mi convince al 100%

Di omicidi, amici e frullati al fico - [𝖕𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖍𝖎𝖑𝖑𝖊]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora