Capitolo cinque

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<Nome e cognome?>
<Apollo di Delo>.
Patroclo inarcò un sopracciglio. <Si, lo so, il cognome è uno schifo. Non commentare>
<Non stavo commentando...>

La donna dello sportello dell'ospedale alzò gli occhi al cielo, per poi rivolgersi all'altro ragazzo: <Nome e cognome?>
<Giacinto Rossi>.
<Hai il nome di un fiore e per cognome un colore?> Ettore sembrava perplesso.
<Il mondo è ingiusto> riassunse Apollo.

La donna iniziava a essere leggermente irritata da tutti quei commenti.
<Età?>
<20 io e 19 lui> disse Apollo.

<Grado di parentela tra voi?>
<Nessuno> rispose Giacinto.

<Grado di parentela con i soccorritori?>
<Mai visti prima di oggi> chiarì Ettore. <E sarebbe stato meglio non vederli affatto> aggiunse Apollo.
<Gentilissimo.>
<Se tu, biondino troppo alto, guardassi dove vai...>
<Se tu non soccorressi perfetti sconosciuti...>

<Piantatela> borbottò Giacinto.
Patroclo inarcò un sopracciglio: <Hai appena detto piantatela?>
<E?>
Apollo scoppiò a ridere. Ettore, dopo un istante, non poté che imitarlo. Anche Patroclo si costrinse a non ridere. La signora si fece sempre più irritata.
<Cosa?> fece Giacinto, molto confuso.

Apollo sembrò avere pietà del suo ragazzo: <Piantatela... Giacinto...>
Un lampo di comprensione gli attraversò il viso: <Siete tre idioti>.

<Il vostro grado di conoscenza?> chiese la signora.
Apollo si costrinse a smettere di ridere: <Siamo...> e riprese a ridere, incapace di finire la frase.

Giacinto, unico superstite all'attacco di ridarella, rispose: <È il mio ragazzo>.

Un'espressione strana passò sul viso della donna. <Amici, dunque.>

<No, è proprio il mio ragazzo. Abbiamo una relazione. Probabilmente ci sposeremo> cercò di chiarire Giacinto con non poca enfasi.

Patroclo sorrise. Adorabili.

La signora fece una smorfia: <Segno comportamenti sessuali a rischio>.

<No> ribatté Apollo. Si era fatto di colpo serio. <Non ne abbiamo.>

<Quelli come voi ne hanno sempre.>

<Questo è lievemente discriminatorio> fece notare Patroclo.

<Ma è vero> disse la donna con convinzione.

<Senta, io studio medicina e le assicuro che non è così> Apollo zittì con lo sguardo il fidanzato che stava già iniziando a parlare per cercare di calmare gli animi.
Giacinto sospirò. Ettore gli lanciò uno sguardo preoccupato: <Ti fa male la testa?> chiese in un sussurro.
L'altro scosse il capo.

<Che senso ha fare medicina? Chi mai vorrebbe un medico...?>
<Un medico?> chiese Apollo, ironico.
Patroclo incrociò le braccia, attendendo anche lui la risposta.

La signora perse definitivamente la pazienza sotto lo sguardo critico dei tre: <Sapete una cosa? Fatevelo da soli, il modulo>. Detto ciò si girò e se ne andò.

<Credo sia denunciabile lasciare dei ragazzi feriti da soli in questo modo> fece notare Ettore. Era furioso e lo esprimeva sviando l'argomento.

<Lasciamo stare, la gente è pazza> borbottò Apollo, che era già accanto al fidanzato. <Siediti, dai. Vediamo se riesco a trovare un medico, possibilmente decente.>

<Ci penso io> si offrì Ettore. <Tu pensa a lui.>

Patroclo si tolse la giacca e la appallottolò stile cuscino: <Tieni>.

Apollo sospirò: <Grazie. Forse sei meno pessimo di come sembri> disse facendogli l'occhiolino.

Patroclo arrossì. Perché tutti i ragazzi carini e dichiaratamente non etero erano gentili con lui e allo stesso tempo fidanzati? Non che gli interessasse Apollo, che era si un figo da paura, ma anche stra-cotto di Giacinto. Ed erano così carini insieme!

<Sei gay?> chiese Apollo.

Patroclo iniziò a tossire bruscamente. Apollo inarcò un sopracciglio.

Era ancora completamente rosso e aveva appena rischiato il soffocamento: <Chi? Cosa? Come lo hai...?>

<Capito?> concluse per lui Apollo. <Tesoro, sei rosso a morte e prima prendevi tutto sul personale. E poi spruzzi arcobaleni...>

<Da tutti i pori, lo so. Me lo dicono spesso> borbottò Patroclo.

Giacinto rise. <Sei gentile, educato e gay. Sei perfetto.>
<Ehi!> contestò Apollo.
<Tu sei perfetto per me, è diverso> ribatté l'altro, con un ghigno ironico.

Patroclo arrossì di nuovo. <Non lo direte in giro, vero?>

Entrambi lo guardarono come se fosse pazzo. <Ovvio che no, idiota. Il tuo amico alto, sexy e moro lo sa?>

<Ettore? Si, si. Lo sa. È il mio ex.>

<Ahi! Che ci fai in giro con il tuo ex?> chiese Apollo, che sembrava un nonnino intento a fare gossip al bar.

<È uno dei miei più cari amici. Ed è fidanzato> aggiunse.
<Con una ragazza, immagino.>
<Come fai? COME?> Patroclo era incredulo. Altro che gay-radar... Apollo aveva il romance-radar.

<Ti piace qualcun altro, vero? Chi è? Il biondino sulla cover del tuo telefono?>
Neanche a dirlo. Patroclo estrasse automaticamente il telefono dalla tasca: sulla cover era attaccata una piccola foto di lui, Achille e Mia insieme.

<È carino> commentò Giacinto, sorridendo a Patroclo.

<È meraviglioso> borbottò Patroclo. Apollo e il suo ragazzo ridacchiarono.

<Ok, da qui> Giacinto tese la mano. Patroclo, incerto, gli tese il telefono sbloccato.

<Ho aggiunto i nostri numeri. Quando sarai out ti aggiungiamo al gruppo di studenti di medicina lgbt+> disse. <Nel frattempo, hai il nostro numero.>

Patroclo riprese il telefono. Giacinto era memorizzato con un cuore giallo e lo stesso Apollo. Rise. Quella giornata era sempre più assurda.

<Giacinto e Apollo?> chiamò una voce maschile. <Posso visitarvi, venite in sala 2.>

Di omicidi, amici e frullati al fico - [𝖕𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖍𝖎𝖑𝖑𝖊]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora