Un mese dopo la rottura, Deidamia l'aveva ufficialmente superata. Si era dedicata a se stessa e allo studio e a fare in modo che quell'idiota del suo ex ragazzo nonché migliore amico capisse di essere destinato a Patroclo.
Patroclo che aveva passato le precedenti quattro settimane a farle da supporto facendo tornare la sua autostima ai soliti- altissimi- livelli.
La fine di quella relazione non era stata colpa sua. Lei meritava un uomo straordinario quanto lei e quell'uomo non era Achille. Adesso lo sapeva.
Patroclo, che aveva avuto tatto e delicatezza per la prima settimana, adesso andava a ruota libera.
<E poi ha sorriso, e io non capisco. Gli piaccio? Gli piace ancora la persona per cui ti ha lasciata? Quella persona mi somiglia e ci aveva scambiati? Voleva solo essere gentile?> Patroclo alzò le braccia al cielo. <Afrodite, dammi un segno!>
<Afrodite... la nostra insegnante di lingua?>
<Si, sa tutte le coppie del liceo> disse lui. <Tutte le coppie passano sotto il suo occhio e quello di suo figlio!>
<Logico> Deidamia rise. <Hai pensato di... chiedergli di uscire?>
<Tipo... appuntamento?>
<No, tipo scalare una montagna!> Deidamia alzò gli occhi al cielo. <Si, come appuntamento. "Ehi, Achille, è un po' che volevo dirti che sono gay, vuoi uscire con me?">
Patroclo scosse la testa, terrorizzato: <Non potrei mai. Morirei sul colpo>.
Chiedergli di uscire in quel modo! Era da folli: piuttosto scalava davvero una montagna.
La ragazza gli diede un colpetto amichevole sulla spalla, cercando di nascondere la propria esasperazione: <Non rinunciare. Ce la faremo>.
×××
<E questa è la situazione adesso> concluse Patroclo. Aveva in mano una pinzetta che posò poco dopo.
Apollo fece un piccolo applauso: <Però, che progressi. Bravo!>
Giacinto sospirò: <Ignora il mio unico amore. Devi farti coraggio. Se hai la forza per operare un uomo hai pure la forza per chiedergli di uscire>.
I tre erano insieme al corso di medicina e per fortuna erano riusciti a coordinare gli orari in modo da poter studiare insieme. La loro amicizia era sempre più stretta e i due ormai erano sempre aggiornati sulla "Patrochille" (come l'aveva soprannominata Apollo).
Patroclo arrossì: <È diverso. A scuola già ci soffrono tutti. Agamennone, Elena, Menelao e la banda di stronzi. Se diventassi out non darebbero a nessuno dei due un momento di tregua>.
<Mandali all'Ade! Sei più forte di così> Apollo lo abbracciò. Patroclo ormai era abituato agli slanci d'affetto del più grande e ricambiò svogliatamente. <Dai, ascolta il consiglio del medico...>
<Studente di medicina> lo corresse Giacinto per la milionesima volta. Stava analizzando un tessuto animale al microscopio e tra una frase e un'altra dettava al fidanzato un paio di dati da registrare.
Apollo stava ancora parlando a macchinetta: <... e chiedigli di sposarti. Fidati, funziona!>
<Ma se tu non lo hai mai chiesto a nessuno!> contestò Giacinto. <Scrivi "tessuto muscolare striato".>
Patroclo sgranò gli occhi, cercando di non ridere. Non poteva credere di essere stato il primo a realizzare: <Giac, credo che Apollo ti abbia appena fatto indirettamente la proposta>.
Apollo, incredibilmente, arrossì. Non succedeva quasi mai, sfacciato com'era. <Io... cioè ovvio che vorrei ma forse sei troppo giovane e non vuoi e poi i tuoi mi odiano e...>
Giacinto si bloccò e posò tutto il materiale scientifico. Un sorriso di quelli enormi e puri gli si aprì sul volto. Guardava Apollo come un fiore guarda il sole: <Ti piacerebbe?>
Apollo, incapace di parlare, o almeno di dire qualcosa che avesse anche solo vagamente senso, annuì. Non era possibile che lui volesse...? Giusto?
Giacinto sospirò. Quando Apollo stava zitto la situazione era sempre grave. Non gli restava che intervenire: <Preferirei non farlo nel laboratorio di chimica ma, si sa, la vita a volte va così. Patroclo, tienimi il beker, devo chiedere all'uomo della mia vita una cosa>.
Patroclo era incredulo, e si fece da parte con il beker in mano.
Apollo esitò: <Mi dovrei tipo mettere in ginocchio o...?>
Giacinto rise: <Ci penso io. Tu ascolta, okay, amore?>.
L'altro annuì.
<Apollo, luce della mia intera esistenza, sole mio, una volta mi hai travolto con la bicicletta dopo essere stato rifiutato dalla mia migliore amica. Hai detto: "oggi non faccio altro che rovinare le mie chance con tutte le persone fighe del pianeta" e io mi sono completamente bloccato, perché eri una visione con quei capelli spettinati e gli occhiali da sole. Il ragazzo più carino che avessi mai visto mi aveva appena dato del figo e il mio cervello stava praticamente smettendo di funzionare.
Ti ho chiesto come stessi ed è stata la prima volta che ci siamo parlati. A fine conversazione stavamo entrambi piangendo, anche se ovviamente essendo il 25 agosto e facendo un caldo assurdo era pioggia.
Al nostro primo appuntamento ho capito che ti avrei amato per sempre perché sei un egocentrico e un superbo nell'anima, ti credi superiore al mondo intero ma ti sei fermato ad aiutare quel bambino di cinque anni in lacrime e sei disposto a fare qualsiasi cosa per la tua famiglia. Hai lasciato me davanti a un cinema, da solo, perché tua sorella era nei guai. E quando ti sono venuto dietro mi hai detto che la tua vita familiare era un disastro e che anche tu lo eri e io ti ho detto che era un disastro che volevo. Quello che non ti ho detto era che non c'era nulla che non avrei fatto per restarti accanto. Tu invece me lo hai detto, quando Zefiro mi ha quasi distrutto. Sei stata la mia forza e io spero di essere stato la tua.
Ora lo voglio per sempre, tutto quello che sei, la parte meravigliosa e spettacolare e la parte incasinata e tutto quello che ancora non so. Mi sposi?>Apollo aveva iniziato a trattenere le lacrime già dalla bicicletta e in quel momento non riusciva a smettere di tremare. Non poteva credere che glielo avesse chiesto. Non riusciva ancora a realizzare che Giacinto, tra tutti, potesse amare proprio lui così tanto. Ma, infondo, non c'era una risposta da dare diversa. C'era solo il <Si> che mormorò tra le lacrime e un momento dopo si stavano baciando. Tutto il mondo era bello e inesistente, meraviglioso e insignificante. Apollo sapeva che avrebbe amato il suo fiore per sempre.
Lentamente, cercando di non fare rumore, Patroclo lasciò la stanza e si avviò verso l'uscita.
Poco dopo, aveva il telefono in mano e stava scrivendo il messaggio che aveva rimandato da tempo.
Patroclo:
Non venirmi a prendere, c'è una cosa che devo fareEttore:
Sei sicuro? Sai che non è un problema per mePatroclo:
Sono sicuro. Grazie :)Ettore:
Quando vuoi, amico.
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Di omicidi, amici e frullati al fico - [𝖕𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖍𝖎𝖑𝖑𝖊]
FanficPatroclo arriva nella casa-famiglia Fitia sei mesi dopo aver commesso un omicidio. È appena un bambino ed è già distrutto. Una persona entra nella sua vita e lo aiuterà ad andare avanti. Questa nuova piccola luce è Achille, il figlio del proprietari...