Capitolo tre

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<E ha avuto la faccia tosta di continuare a negare di aver studiato!> insistette Patroclo, qualche ora dopo.
<Colpa tua che hai per amico un secchione patologico> concluse Achille.
<Non è patologico!>
Achille inarcò un sopracciglio.
<Okay, forse è un pochino patologico> ammise Patroclo. <Ma non è questo il punto>.
<E quale sarebbe il punto?>

<Beh, un gay non dovrebbe saperlo?>

<Accidenti, Menelao, quale originalità. Battute sul sesso! Mai fatte da nessuno nella storia!> sbottò Patroclo. Achille si preparò ad intervenire: se Patroclo iniziava un monologo avrebbero sicuramente fatto tardi. Lui aveva l'allenamento e Patroclo il corso di medicina.

<Hai qualcosa da dire, tu? Tu?> Menelao rise. <Agamennone, il frocio vuole dire la sua, assurdo>.

Ecco, questo era esattamente quello che non avrebbe dovuto dire. Nessuno zittiva Patroclo in quel modo.
"'Fanculo il ritardo", si disse Achille. "Ora li uccido."

Patroclo alzò gli occhi al cielo, ma Agamennone era già entrato in azione: <Assurdo, non pensavo avesse le palle. Letteralmente>.

Achille aveva un serio problema di ragionamenti: neanche finiva un pensiero che già aveva agito. Quindi, troppo tardi, si rese conto che tirare un pugno ad Agamennone nel bel mezzo del corridoio scolastico avrebbe potuto causare qualche problema.

<Achille!> quello era decisamente Patroclo, si capiva dalla voce allarmata. In effetti, forse aveva rotto il naso a quell'idiota.

<OH DEI! MA SEI UN MOSTRO!> Elena, pronta a fare una scenata.

<Si, decisamente un mostro!> Paride, che cercava vanamente di farsi notare.

<Lascia stare mio fratello!> quel codardo di Menelao.

<ACHILLE! STAI BENE?> Deidamia.

<Non farlo! Ti prego, non devi fare questo per me, per favore-
Non era una cosa rara che Patroclo lo trattenesse in una rissa. Ma era rarissimo vederlo supplicare. E ancora di più vederlo piangere.

Aveva del sangue sulle nocche. Non sapeva di chi dei due fosse.

Patroclo era una specie di anomalia nella tormenta. Era il centro calmo di un universo di caos. Era l'isola di luce in mezzo alla burrasca. Gli stava tenendo i polsi, mentre sulle guance tre lacrime si rincorrevano. Ne scese una quarta e poi una quinta.

Non devi fare questo per me, aveva detto.

Come se Achille avesse potuto semplicemente fregarsene.

<Detesto vederti piangere> borbottò, rilassando un po' le spalle. Agamennone si stava trascinando via, sorretto dal fratello. Elena era aggrappata a Paride, mentre faceva una scenata delle sue.

<Lo so, mi dispiace> si passò una mano sul viso, ma non servì a molto.

<Ftia! Micene! Immediatamente in presidenza!> Achille sospirò, poi fece per andare, ma Patroclo gli teneva ancora le mani.

<Quindi, vado> esordì.
<Certo, a dopo. Ti aspetto>.
<Lo immaginavo. Ma no, va al corso>. Rimasero lì, tutti e due. Da un lato Patroclo non sembrava intenzionato a lasciargli le mani, dall'altro Achille non aveva il coraggio di chiederlo: la presenza di Patroclo, così familiare, era la più rassicurante del mondo.

<Achille, dai! La vicepresidente sclera se la fai aspettare> Deidamia sembrava sul punto di piangere per la preoccupazione.

Achille si rese conto di essere stato pessimo: un buon fidanzato sarebbe andato subito da lei a rassicurarla. Suo malgrado, le andò vicino, cercando di calmarla. Lei gesticolava animatamente, lui la ascoltava imbarazzato. Insieme, andarono verso la presidenza.

<Ti rendo conto che se non vuoi far capire al mondo che sei gay non puoi chiedere al tuo migliore amico bisessuale di cui sei innamorato di prendere qualcuno a pugni per te?> Penny, mano nella mano con Ulisse, era arrivata da dietro, facendogli venire un colpo. Il suo non-ancora-fidanzato non avrebbe potuto tacere neanche sotto tortura.
<Non gli ho chiesto di-

<Amico, stai bene?> chiese Ettore. Aveva corso.
Patroclo scosse la testa, come a voler scacciare via un pensiero: <Credo... si, tutto okay>.
<Qui la tirano per le lunghe, vuoi un passaggio a casa?>
<No, va pure da Adromaca. Ci vediamo domani.>
<Certo che ci vediamo domani, siamo compagni di classe. Non puoi aspettarlo qui, morirai di noia e salterai il corso di medicina. Vuoi entrare alla facoltà o no?> Ettore era chiaramente retorico. La facoltà di medicina era il suo sogno.
<Lo aspetterei anche tutta la vita> borbottò. In pratica, solo Deidamia e Achille non sapevano della cotta di Patroclo per quest'ultimo.

Figuriamoci. Ettore aveva capito tutto dopo venti minuti. Ulisse lo aveva capito anche prima dello stesso Patroclo. Penelope invece aveva riso e detto un ilare "Ma non è ovvio?".

<Potremmo darti uno strappo noi> propose proprio Penny.

<Sentite, non voglio lasciarlo solo. Potrebbe essersi fratturato il polso, la cosa potrebbe degenerare...>

<In quel caso> disse Ettore <ci sarebbe Deidamia, la sua ragazza, con lui. Devi smetterla di dannarti così. Ti illudi e poi ci stai male per giorni>.

<Lui non lo fa apposta a illudermi!>

Ettore sospirò: <Senti, io il biondino non lo sopporto, ma so che ci tiene a te. Però è giusto che sia Deidamia e non tu a stare con lui ora>.

Ettore era stato un pessimo ragazzo. Il peggiore in assoluto (non che Patroclo ne avesse avuti altri). Ma era sempre stato bravo a evitare che un cuore si spezzasse troppo. O almeno a rallentare l'apparizione della prima crepa.

Se Patroclo avesse scelto di restare, Achille sarebbe uscito da quella porta dopo due ore. Lo avrebbe visto e gli avrebbe sorriso. Il ghiaccio sarebbe stato tramutato in un'eterna estate.

Gli sarebbe corso incontro, dicendogli che sarebbe dovuto andare al corso di medicina. Lo avrebbe abbracciato e avrebbe detto un "Grazie, amico" di quelli che gli facevano sprofondare il cuore. Avrebbero parlato di diciottesimi compleanni e dell'idea di andare a vivere insieme, a quel paese il Ftia! Patroclo sarebbe stato in silenzio, una volta saliti in auto, fino a casa di Deidamia, poi avrebbe forzato un sorriso e l'avrebbe salutata. Lei gli avrebbe sussurrato un fiducioso "Prenditi cura di lui". Patroclo gli avrebbe fasciato le nocche, che non sarebbero state rotte, perché nei film mentali di Patroclo Achille sta sempre il più bene possibile. Poi lui si sarebbe chinato, i loro respiri si sarebbero mischiati e quando le loro labbra sarebbero state abbastanza vicine...

A quel punto, lui avrebbe preso il telefono per rispondere alla ragazza che amava, lasciandolo con l'amaro dell'ennesimo bacio mancato.

<Vieni via> disse nuovamente Penny. Odiavano vederlo soffrire. Erano tutti degli ottimi amici e, per una volta, Patroclo aveva scelto di fidarsi di loro.

×Angolo Autrice×

Dovevo aggiornare ieri, scusate. In più questo è un capitolo molto di passaggio. Prometto che il prossimo capitolo andrà meglio ;)

×Helen×××L.×

Di omicidi, amici e frullati al fico - [𝖕𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖍𝖎𝖑𝖑𝖊]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora