Epilogo

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Erano passati quasi due anni dal loro primo bacio.
Patroclo si stava sistemando lo smoking mentre, accanto a lui, Giacinto stava piangendo.

<Giac, respira, sono praticamente due anni che progetti il tuo matrimonio, andrà tutto bene! La sala è oltre che perfetta e così tu!>

<Apollo sarà troppo bello e io mi scioglierò come un gelato al sole, già lo so!> si lamentò l'altro.

In realtà anche Patroclo era piuttosto preoccupato, anche se era intenzionato a non farlo capire all'amico. In parte per la sua linea- era il secondo matrimonio a cui partecipava quell'anno, grazie ad Andromaca ed Ettore- e in parte perché il matrimonio tra Giacinto e Apollo era maledetto. Era la sesta volta che spostavano le nozze, tutto perché quei due erano sfortunati da morire.

La prima volta, avevano dovuto aspettare perché passasse la legge sui matrimoni egualitari, perché non volevano essere uniti con una cerimonia minore come un'unione civile.

La seconda volta, i genitori di Giacinto si erano rifiutati di partecipare alle nozze perché avevano litigato con Apollo, e così i promessi sposi avevano spostato di nuovo la data del matrimonio.

La terza volta Apollo si era ammalato e il giorno delle nozze aveva avuto la febbre a quaranta.

La quarta volta gli idioti di Agamennone e compagni avevano picchiato Achille dopo un litigio. Era successo a qualche giorno dagli esami, era stato un litigio brutale, disumano, gli avevano rotto un braccio e tutte e due le gambe e fatto perdere un litro e mezzo di sangue. Anche Achille aveva fatto i suoi danni ma era stato poi ricoverato d'urgenza proprio il giorno delle nozze.
Giacinto e Apollo non avevano avuto esitazioni nell'accompagnare Patroclo in ospedale. Le nozze non valevano quanto la vita del loro amico.

Erano passati sei mesi prima che osassero fare un nuovo tentativo.

La quinta volta Mia aveva presentato loro il nuovo fidanzato Eleno, con una sorella gemella a dir poco eccentrica di nome Cassandra. Anche lui era, per dirla gentilmente, ai livelli di Luna Lovegood in Harry Potter. Erano stati gentili: avevano dato loro una mano a organizzare le quinte nozze. Andava tutto liscio, per una volta: gli studi erano lineari, Achille aveva preso il diploma e continuato con la carriera sportiva- aveva anche un piccolo contratto per giocare con una squadra, e Patroclo era così fiero di lui- e loro tre avevano dato tutti gli esami del semestre all'università. Ovviamente i genitori di Apollo- in particolare suo padre- avevano deciso che era quello il momento di sabotare la relazione del figlio. C'era stato un grosso litigio in famiglia e Apollo e Artemide erano andati via di casa.
Lui e Giacinto erano andati a convivere in un piccolo bilocale, che dividevano anche con Artemide, ma la poca stabilità economica di tutti e tre li aveva costretti a rimandare di nuovo il matrimonio.

La sesta volta, Ettore aveva avuto pietà di loro e avevano provato a fare un matrimonio doppio. Si era scoperto chegli zii della sposa erano omofobi e avevano fatto una scenata. Andromaca, furiosa, aveva chiesto loro di lasciare il matrimonio ma Giacinto aveva preferito non rovinare il giorno felice di Ettore e Adromanca, perciò erano stati lui e Apollo ad andare via.

Ettore, ormai sposato, aveva preso il loro matrimonio a cuore. Quello in cui erano in quel momento era il locale che aveva ereditato due mesi prima con la morte del padre. Il settimo tentativo sembrava procedere al meglio, nessun intoppo, ma Patroclo aveva ancora paura per loro. Segretamente, teneva un quadrifoglio nel taschino.

Giacinto si massaggiò le tempie. <Facile per te, voi due avete deciso di aspettare la laurea! Forse avremmo dovuto farlo anche noi...>

<Ehi, ehi! Niente ripesamenti> lo rimproverò Patroclo. <Pensa ad Apollo in smoking!>

<Giusto, giusto...> Giacinto arrossì. <Magari sette è il nostro numero fortunato.>

<Sono certo che lo è> disse la voce Apollo dalla porta.

<Non sono riuscito a fermarlo.> Achille lo seguì nella stanza. Era uno spettacolo più luminoso del sole stesso e- almeno secondo Patroclo- superava di molto la bellezza dello sposo. Lo smoking sembrava essere stato inventato per essere indossato da lui.

<Porta sfortuna!> Giacinto si coprì gli occhi. <Eddai, amore. Cerchiamo di non far saltare anche questo matrimonio.>

<Se salta andassero a quel paese!> Apollo face spallucce. <Entro fine giornata dirò a tutti "lui è Giacinto, mio marito" e nessuno mi dirà nulla.>

<Senza cerimonia?>
<Esatto, senza cerimonia> Apollo si avvicinò allo sposo per scoccargli un bacio. Aveva sempre quella solarità in grado di tirare tutti su di morale. Prese la mano dell'altro sposo tra le sue: <Bene, dato che ci sono già tutti, ti va se andiamo a tentare di sposarci?>

Giacinto rise. Fece l'occhiolino a Patroclo, recuperò il bouquet, poi prese Apollo sotto braccio: <Andiamo>.

×××

Inutile dire che Patroclo era il testimone di Giacinto insieme a Dafne- la famosa migliore amica che da inizio cerimonia stava spogliando Cassandra con lo sguardo.

I testimoni di Apollo erano Ettore- strano ma vero- e Achille- ancora più strano. In realtà Apollo lo aveva chiesto alla sorella- che era anche l'unico suo parente presente alla cerimonia- ma Artemide era stata ferma nel rifiutare.

Non c'erano molti invitati. A difesa dei non partecipanti, quel matrimonio portava sfiga.
Oltre i testimoni, c'erano Andromaca, Mia ed Eleno, Cassandra, Ulisse e Penny (che non sembravano interessati a farsi la proposta ancora per molto), Artemide, un paio di amici della coppia dal corso di medicina, Chirone (da un po' insegnava all'università di medicina e aveva accettato volentieri l'invito dei due), i genitori di Giacinto (nonostante le proteste, volevano troppo bene al figlio per mancare), i genitori di Dafne e, infine, Peleo.

Nonostante tutto, fu una bella cerimonia.

Le promesse matrimoniali erano fin troppo commoventi- o forse era Patroclo era un po' troppo sensibile. Il boato che scosse la sala quando l'unione fu suggellata fu immenso, peggiore di quelli da stadio. Finalmente...

<Te lo avevo detto, che oggi indipendentemente da tutto avrei detto "lui è Giacinto, mio marito"> fu la prima cosa che disse Apollo. Giacinto alzò gli occhi al cielo, poi prese il volto di Apollo tra le mani e i due si scambiarono il secondo bacio della giornata.

Giacinto diede le spalle al pubblico, poi lanciò il bouquet. Patroclo sarebbe dovuto essere più sorpreso di così nel ritrovarselo tra le braccia.

Quando la musica lieve dell'arpa invase la sala, non c'era nulla tra lui, Achille e la sala da ballo. Il sole si avviava al tramonto e faceva sembrare il futuro un po' meno incerto.

<Vieni?>
La vita, si disse Patroclo, era più bella con il suo ragazzo che gli porgeva la mano e lo invitava a danzare con lui.

Il bouquet emanava un dolce aroma e nell'aria alleggiava già uno scorcio di un futuro felice di sole.

Attenzione: per favore, leggete il capitolo "Raggi di sole"

Di omicidi, amici e frullati al fico - [𝖕𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖍𝖎𝖑𝖑𝖊]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora