Capitolo dieci

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Achille rientrò tre ore dopo. Aveva lasciato Deidamia un quarto d'ora prima, si era fermato a prendere due frullati- uno al limone e uno al fico- e ora eccolo lì, a bussare alla porta della camera di Patroclo.

<Ehi> salutò Achille mentre entrava.

<Ciao> Patroclo era sul letto e aveva il telefono acceso in videochiamata. Notò i frullati e gli venne da sorridere: solo Achille poteva bere quel gusto assurdo.

<Ciao, Ulisse> borbottò Achille. Quei due stavano sicuramente studiando; lo facevano sempre.

<Non sono Ulisse, biondo.> Non era neanche Ettore. Achille guardò confuso Patroclo.

L'altro gli fece posto sul letto e così Achille si ritrovò a sedersi a gambe incrociate accanto a lui.

<Achille, loro sono Giacinto e Apollo. Ragazzi, lui è Achille, il mio migliore amico> enfatizzò le ultime lettere e Apollo annuì soddisfatto.

Per un attimo non capì chi fossero, poi si ricordò del racconto di Patroclo sull'incidente. <Non vi siete conosciuti tipo oggi?>

<Ci stavamo già simpatici> era stato l'altro a parlare questa volta. <Sono Giacinto, piacere.>

<Piacere> borbottò Achille. <Vi posso rubare Patroclo?>

<Certo, certo> Apollo, per qualche motivo, ghignò. <Puoi rubarlo quando vuoi.>

Giacinto gli diede una gomitata mentre Patroclo alzava gli occhi al cielo.

<Che c'è?>

Giacinto chiuse la chiamata.

Patroclo posò il telefono. Sorrideva. Da una parte, questo bastava a rendere Achille felice a sua volta. Era stato in pensiero per lui. Dall'altra... avvertiva una fitta di gelosia nel sapere che quelli erano la causa di quel sorriso.

<Ti ho preso il frullato> annunciò.

<Ti adoro> Patroclo gli diede un bacio sulla guancia.

Poi parve bloccarsi.

Achille esitò. Patroclo non l'aveva mai baciato. Non aveva mai fatto nulla del genere.

La guancia sembrava andargli a fuoco e sentì che stava arrossendo. Ma che cavolo...?

Patroclo guardava altrove. Il suo profilo, a contrasto con la luce del tramonto, sembrava ancora più perfetto del solito.

La testa iniziò a pulsare.

Perché un bacio sulla guancia lo turbava tanto? Perché improvvisamente si sentiva stordito? Bevve un sorso di frullato, cercando di dimenticarsi del pensiero.

<Posso dormire qui stanotte?> si ritrovò a chiedere, ancor prima di averlo realizzato.

Patroclo finalmente si girò a guardarlo e Achille sentì il cuore un po' più leggero. L'altro sorrideva ancor più di prima e, anche se non ne capiva il perché, sapeva che stavolta il merito era suo.

<Certo che puoi.>

×××

Achille:
Ho bisogno di parlare di una cosa personale. Posso?

Mia:
Sono le 3:00 a.m.

Mia:
Ringrazia che sono sveglia

Mia:
E che sei il mio ragazzo

Achille:
Si, sono fortunato quanto bello, lo so

Achille:
È successa una cosa strana

Achille:
E non so con chi parlarne

Mia:
Dove sei?

Achille:
A casa. Dormo da Patroclo.

Mia:
Non lo facevate da un sacco, no?

Achille:
Da due anni

Mia:
È questa la cosa strana?

Achille:
No.

Mia:
È strano che tu ne voglia parlare con me e non con Patroclo

Mia:
Però dimmi. Sai che ci sono sempre per te

Achille:
È che riguarda Patroclo

Achille:
E una parte di me dice che non dovrei parlarne con la mia ragazza

Mia:
Prima della tua ragazza, sono ancora la tua migliore amica. E voglio bene a Patroclo. Dimmi

Achille:
Prima mi ha dato un bacio sulla guancia

Mia:
E quindi? Io pure bacio Patroclo sulla guancia. È il nostro migliore amico

Achille:
LO SO

Achille:
Però mi ha turbato

Achille:
Non so perché

Achille:
E ora lui è qui, dorme, è tranquillo e meraviglioso come sempre e io non so più cosa penso

Achille:
So che è una delle persone più importanti della mia vita e che non mi parla più. Che qualcosa gli pesa sul cuore e non vuole dirmelo.

Achille:
Ha avuto una crisi oggi.

Achille:
Non ne aveva una da anni. E non vorrei che una parte della colpa fosse mia. Non sopporterei di farlo star male. Mi ucciderebbe. Non so che fare. È tutto un casino. Ho voglia di abbracciarlo e vorrei che rifacesse quel gesto, oppure... E non capisco perché quel gesto minuscolo mi ha sconvolto e fatto scrivere a te alle 3 del mattino. Sento che il mio cuore esploderà.

Achille:
Che faccio?

Mia:
Tesoro. Luce della mia vita. Amico di sempre.

Mia:
Rileggi la tua chat

Mia:
E poi dimmi cosa dovrei pensare

Achille:
Non capisco di cosa parli

Mia:
Onestamente, Achille, vaffanculo

Deidamia non era più on-line. Achille sbuffò. Il mondo era un casino. Patroclo e lui erano un casino. Aveva sbagliato a scrivere a Deidamia? Forse si ma era la sua unica amica vera oltre Patroclo. E non voleva parlarne con lui prima di aver capito cosa stava succedendo.

Era strano essere amati da tutti. Tutta la scuola lo adorava e al contempo non aveva amici. C'era sempre qualcuno disposto a passare il tempo con lui ma nessuno che gli fosse sul serio accanto nelle difficoltà.

A volte si sentiva così solo.

Si girò di spalle, cercando di non guardare Patroclo. I suoi occhi rimasero aperti il resto della notte.

Di omicidi, amici e frullati al fico - [𝖕𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖍𝖎𝖑𝖑𝖊]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora