13. Beneficenza, ma per chi?

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Le settimane sono passate senza che io me ne rendessi conto. Avere accanto gli altri mi ha aiutato più di quanto mi piaccia ammettere. Perché è questo il punto: avevo bisogno di aiuto.

La cosa che più mi ha destabilizzato? Essere ai ferri corti con mio fratello.

Forse, per la prima volta nella nostra vita, siamo in due punti così distanti da non riuscire più a parlarci come noi sappiamo fare. È come se lui non volesse nemmeno più ascoltarmi e, la cosa, oltre che farmi arrabbiare mi preoccupa in maniera allarmante.

Sono rientrato da New York da qualche giorno, in tempo per aderire alla proposta di beneficenza indetta proprio dal City Hall in collaborazione con Save the Children. Ovviamente non potevo nemmeno sognarmi di dire di no, visto il mio ruolo.

Ho saputo da mia madre che Jacob si è trasferito, lasciando la nostra penthouse ed andando a vivere con Mja.

Jacob e Mja sono a quel punto. Vivono insieme.

E io l'ho saputo da nostra madre.

C'è qualcosa di così fottutamente sbagliato in tutto ciò che non so manco da che parte iniziare a parlarne. Il mio mutismo e la mia fama da cyborg aiutano, però.

Ho appena finito di scattare le foto che servono per questo calendario, sto camminando lungo il corridoio che mi dovrebbe portare verso l'uscita. E invece no, perché come nei migliori (e peggiori) incubi che la mia mente può partorire, mi ritrovo davanti Jacob con Mja.

Sembrano felici, lei sorride in un modo che non le ho mai visto fare con me.

Nella testa ho ancora le parole di Jacob, tanto che non mi accorgo subito che mi sta salutando. Scosto lo sguardo su di lui. «Jacob.» un cenno del capo, prima di guardare nuovamente Mja. Cosa cazzo devo dirle ora?

"Se non hai niente di buono da dire, allora è meglio che tu stia zitto, tesoro mio."  Mia madre è una santa donna, lo so. Per cui l'ascolto.

«Thomas, fratellino, ricordati l'educazione.»

Poso lo sguardo su di lui, fulminandolo. Jacob mi stai rompendo i coglioni e sono appena due minuti che ti vedo. Guardo però Mja, di nuovo. «Buonasera.»

«Non importa, Jacob.» Mja gli sta toccando il braccio e nemmeno mi guarda. Che cazzo ho la lebbra e non lo sapevo, vedi tu un po' i casi della vita.

Il mio iPhone vibra, sono notifiche da parte di Meredith ma loro non possono certo saperlo. Jacob adocchia il mio cellulare e mi osserva in silenzio. «Marianne come sta, Thomas?»

Bestemmio mentalmente, in maniera molto colorita fidatevi.

«Molto bene, presumo.» non me ne fotte un cazzo come sta quell'altra. Nel momento in cui mi sono accertato che non fosse incinta manco per sbaglio, ho fatto in modo di non doverla proprio mai più rivedere in vita mia. L'avevo chiuso quel capitolo e se solo lui si fosse degnato di pensare a qualcosa oltre a ciò che girava intorno a Mja, l'avrebbe anche saputo.

«Presumi.»

«Sì, presumo, Jacob.»

«Bene, io vi lascio alle vostre cose, volevo solo darti questo.» sta porgendo un caffè a Jacob e lui lo prende chinandosi poi a darle un bacio con una confidenza tale da escludermi.

È come un lampo improvviso, una spada affilatissima che mi trapassa da parte a parte.

Stanno insieme, sono come in simbiosi in un mood "noi contro il mondo", laddove il nemico numero uno sono proprio io.

Hanno deciso, non c'è appello né arringa che io possa fare a mia difesa per salvarmi dalla loro sentenza: io sono il mostro di questa storia, loro il lieto fine.

Io sono l'elemento di disturbo nella loro vita altrimenti perfetta.

«Oh, ecco Bambi.» è lì. Con quello sguardo da indifesa ed innocente che gioca con mio fratello a un gioco in cui l'unico a pigliarla nel culo sono e sarò sempre io. Quindi visto che hanno già deciso senza di me che io sono la merda, che sono quello da eliminare, lo stronzo, perché non farlo sul serio?

Lei mi sta ignorando. «Vado a cercare Malena. Fai con comodo.» parla solo ed esclusivamente con Jacob.

Cosa le ha detto lui per renderla così? Qual è la versione della storia a cui ti sei aggrappata? E che ruolo io ho ora?

Mi sta guardando. «Buona serata Thomas e auguri.»

Auguri di che cosa, Mja? Di che stracazzo devo augurarmi? Il Natale di merda che mi aspetterà? La fisso in maniera penetrante, congelato nella mia maschera di ghiaccio inespressiva. «Mi prendi per il culo, Mja?»

Lei a quella domanda si blocca e mi guarda con aria interrogativa. La cosa più disturbante? Guarda me e poi guarda Jacob, come se lui avesse la verità assoluta in tasca. «Scusa?»

«Puoi incantare lui, se vuoi.» indico Jacob con un cenno. «Con me non ci riesci.» non più Mja. «Quest'aria da agnellino ferito non ti si addice, ma sei una splendida attrice te lo devo riconoscere.» ti dovrei dare un Oscar, sai, per come sei stata capace di pigliarmi per il culo.

«Thomas, basta.» Jacob mi sta fissando. «Ma che problema hai?»

Sapessi, fratello mio. Il primo forse sei proprio tu.

«Jacob stanne fuori, questa cosa riguarda me e Mja.»

«No, dalle tregua e falla finita.»

Mja sta scuotendo la testa. «Sei proprio fuori strada Thomas.» ... «Devo andare.»

«Certo, ma scappa pure Bambi, è la cosa che sai fare meglio.»

Mja è sparita e Jacob mi sta guardando incazzato.

«Sarò io a decidere quando darci un taglio, Jacob.»

«No, tu ti devi dare una moderata.»

«Io.»

«Sì, tu, Thomas.» mi fissa come se volesse rimproverarmi. «Thomas, capisco tutto, davvero, ma diamine. Un saluto, cazzo, lo puoi fare senza che ti si ricordi l'educazione...Cristo santo»

«Ti preoccupi della mia educazione ora?»

«Mi preoccupi di quanto la metti in croce per nulla. Non sta scappando, ci ha lasciati soli a parlare. Non vuole discutere con te, mio fratello, per rispetto verso di me, l'uomo con cui vive e con cui ha una storia.» mi guarda fisso negli occhi. «Si, ho una storia con Mja, Thomas, e fermati che so già che pensi sia un'altra Geneviève.» fa cenno di no col capo. «Non lo è. Fidati di quanto sono felice con lei.»

No, ma grazie mille Jacob.

Ti prego, ripetimelo meglio quanto sei felice con Mja. Ne ho così bisogno.

«E poi di che ti preoccupi? È un'Hamilton. Non ha bisogno di noi, dei nostri soldi o della nostra fama.»

Lo fisso. Il mio segreto professionale mi impone un silenzio tale che non mi permette di sputargli in faccia ed essere giustificato.

Al contrario, invece, niente sta fermando loro due da sbattermi in faccia quanto siano felici, perfetti ed appagati insieme. E ricordarmi quanto invece io sia una spina nel fianco.

«Bene.»

Jacob è destabilizzato dalla mia risposta, mi fissa e basta. «Bene? E basta?»

«Sì. Bene e basta.» faccio un cenno della mano. «Sii felice.» che cazzo vuoi che ti dica, Jacob?

«Mh. Ci vediamo a Natale allora.»

«Se resto in città, certo.»

Un silenzio pesante è calato fra noi due.

Non c'è bisogno che dica qualcosa, che mi spieghi. Basterebbe che mi guardasse davvero negli occhi. Jacob, però, sceglie di non farlo.

«Bene. Chiama mamma ogni tanto.» prendo un respiro. «Ti saluto.»

Non gli do il tempo di rispondere perché riprendo a camminare verso l'uscita. E, più idealmente, verso il mio vaffanculo personale, lì dove sono stato destinato senza che io potessi avercela una scelta.  

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