11. Non è tutto oro ciò che luccica.

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La stampa scandalistica è impazzita. Dopo lo scherzetto di Marianne, tutti si sono letteralmente scatenati.

Tutto questo non fa di certo bene alla mia carriera, alla mia persona, a tutto ciò che è la mia vita in generale. La pressione, in generale, è sempre elevata per me ma adesso sta diventando qualcosa di soffocante.

C'è un brusio incessante che arriva dall'esterno, è un chiacchiericcio continuo e l'unico filo conduttore è l'eccitazione. Quella sottile, permeata da quella sottile elettricità che accompagna le prime fasi di uno scandalo. Perché è quello che sta accadendo, mi sta per scoppiare fra le mani la bomba Marianne Saint-Laurent come se fossi un dilettante alle prime armi.

È Garrett a chiudere la porta, scuotendo la testa. «La gente sta fulminata.» borbotta, muovendosi verso le poltrone che affiancano il divano del mio ufficio.

«Che novità.» la voce di Alexander arriva vaga: come me sta guardando il notiziario e alcuni commentatori politici si stanno impelagando in discorsi che vogliono valutare la mia candidabilità a Procuratore Capo ora che la presunta relazione con Marianne è venuta a galla. «Che razza di coglioni analfabeti.»

«Siamo in Canada.» Garrett si liscia la cravatta mentre si siede.

«Cortesia e veleno.» non mi stupisce più nulla oramai.

Il rumore leggero dell'incedere dei tacchi di Meredith contro il parquet nuovissimo del mio ufficio mi fa voltare di poco il capo verso di lei, inquadrandola meglio.

Meredith emana sempre quell'aura di bellezza fredda ed algida che è tipica delle donne del Nord Europa oppure russe. Solo che lei è di Chicago, quindi tanto esotico il suo DNA non lo è. È una questione più di potere che lei detiene in maniera del tutto naturale nelle sue mani. È nata per fare ciò che fa. Ice Queen.

«E noi usiamolo.»

Tre paia d'occhi si fermano su di lei, in attesa. Lei sfiora il suo girocollo di perle piccole ed eleganti che si posa contro la linea delle clavicole. Ha forme piene, so per certo che una quantità spropositata di uomini lì fuori la trovano irresistibile, sexy in quella sua freddezza. Lei è il mio corrispettivo femminile: più di noi non si sa niente, più ci desiderano.

Si accosta alla poltrona dove suo fratello Garrett è seduto, passa una mano fra i suoi capelli sistemandoli sui lati, adagiando infine la mano sulla sua spalla. Non possono essere più diversi di come lo sono ora: lui imponente, moro, dai tratti selvaggi ed indomiti che ricordavano quelli di un re persiano; lei biondissima, esile nella sua figura a clessidra delicata, una cascata di capelli biondo quasi platino, due occhi così chiari da essere disturbanti. Giorno e notte. Eppure funzionano in maniera eccelsa.

«Che vuoi fare?» Alexander la sta fissando con aria più attenta.

«Ha voluto che fosse pubblico? C'è una ragione, no?» smuove pigramente la mano, indicandomi. «Oltre il prevedibile desiderio di blindare il tuo pisello e renderti monogamo.» mi sorride, affilata.

Le faccio un cenno del capo, abbozzando un sorrisetto tirato.

«Fantascienza.» Garrett sta ridendo da solo per la sua battuta.

Meredith gli posa un buffetto sulla spalla. «Stai attento.»

«Sì, ma è stata stupida perché non è incinta.» Alexander gesticola usando la penna a mò di bacchetta da direttore d'orchestra. «Abbiamo le prove, le analisi. L'abbiamo fatta seguire e spiare. Non capisco perché non l'abbiamo già smentita.» mi sta guardando.

Faccio un cenno con la testa che vuole dire "no".

«Perché dire pubblicamente "sei una squilibrata che si inventa una gravidanza per incastrarmi" è patetico e abbastanza miserabile. Jacob è un Deputato liberale.» sottolinea. «Il nostro cliente è Thomas.»

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