14. Stupidità senza fine.

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Sono stanco.

Avrei bisogno di dormire almeno sette ore consecutive per cercare di rimettermi in piedi come si deve. Ma le situazioni che iniziano ad accavallarsi l'una sul l'altra mi stanno sottraendo sempre più tempo.

Con Meredith abbiamo avviato un'indagine per poter capire cosa realmente sta combinando Kelly, la moglie di Alexander. Se inizialmente ho pensato solo a una banale questione di corna – che con Alex per mezzo, banale non lo sarebbe stato manco per il cazzo – più scaviamo, più troviamo merda. Quel tipo di merda che non te la dimentichi tanto facilmente, per di più.

Toronto mi sta sempre più stretta e New York mi attira come una calamita a cui non posso – o forse non voglio – sottrarmi. Abbiamo, da sempre, avuto l'idea di fondare uno studio nostro, specializzati come fixer: raccogliere i maggiori talenti del Paese per fare una di quelle imprese immani, quelle che scrivono la storia. Come cazzo posso scriverla la storia restando impelagato a Toronto? Costretto a vedere ogni cazzo di giorno tutto quello che vedo ora?

La notizia non è ufficiale e nemmeno ufficiosa, ma ho presentato il preavviso necessario per lasciare l'incarico, con sorpresa di tutti poiché da qui a sei mesi c'è la nomina di Procuratore Capo e il mio nome è il favorito in assoluto. Invece io voglio andarmene da qui.

Stasera, però, mi ha chiamato Jacob e io non gli ho detto di no.

Nella penthouse che prima dividevo con lui, adesso sto ospitando Rosalie, nostra sorella. Piuttosto che farla stare col suo compagno dai nostri genitori – soprattutto nostro padre – ho preferito ospitarla io per questo mese in cui rimarrà a Toronto.

Sto aspettando che arrivi, intanto cammino un po' su e giù nel mio studio. Lo faccio spesso quando devo riflettere e scaricare energie così, mi aiuta a concentrarmi. Ogni tanto butto un occhio sui monitor delle videocamere a circuito chiuso dell'impianto di sicurezza per cogliere il momento in cui Jacob comparirà nel raggio d'azione delle stesse.

Io le cose me le sento. È come quando un cliente varca la soglia del mio ufficio: dal modo in cui mi ha chiesto un appuntamento, dal suo passo e postura, oltre che espressione, posso dedurre quale sarà il problema che dovrò risolvere.

È lo stesso con Jacob: già da come mi ha parlato al telefono so che la questione riguarda Mja. Ed è assurdo che lei in tutto questo tempo non abbia ritirato il mio mandato, anzi.

Sono il suo avvocato, ma non mi parla.

Sono il fratello di Jacob e a momenti non mi parla manco lui.

Wow.

«Ciao Thom.» parli del diavolo. Jacob si richiude la porta alle spalle così da avere privacy e non svegliare nostra sorella, ma soprattutto impedire che lei venga a sapere chissà che.

«Che succede?» mentre mi siedo alla scrivania.

Jacob a sua volta si sbottona il cappotto e lo sfila, prendendo posto sul divanetto ed appoggiando la testa contro il muro. «Mi trovo in una posizione molto scomoda fratello, quindi ti prego di non fare troppe domande e di starmi ad ascoltare.»

Fratello. Ora sono suo fratello. Se lo ricorda ora.

Mi prendo qualche istante per godere amaramente del fatto che ho ragione. Come sempre. Faccio un respiro e mi alzo in piedi, aggirando la scrivania. «Ti ascolto.» ma col cazzo che ti prometto di non farti domande: vuoi il mio aiuto? Bene, ma alle mie condizioni.

Vado a riempire due bicchieri, uno di bourbon e uno di scotch ed offro quest'ultimo a Jacob mentre lui inizia a parlare.

Quello che mi sta raccontando è un caso di molestie, molto articolato, ma che mira ad accusare uno degli uomini più famosi del Canada: Lucas Matthew, il vice direttore della Canada Airlines. Non si accusa una persona così senza solide prove, è l'abc di ogni avvocato che non vuole fare il kamikaze in aula.

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