Capitolo 37: L'Ultimo Sopravvissuto

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Nelson stava correndo per gli immensi saloni deserti nella montagna. Aveva sentito riecheggiare e rimbombare per le caverne il ruggito e le fiamme del drago. Erano sempre seguite da qualche strillo veramente disperato, oppure da qualche incantesimo urlato. Ora, invece, tutto taceva. "Spero non mi abbiano lasciato solo con un pazzo criminale ed un drago in una montagna ...", pensava tra sé e sé il ragazzo, mentre correva e sudava ad ogni angolo. Quel feroce mago oscuro poteva essere ovunque, data la vastità delle sale nel ventre della montagna di Uagadou. Correva e correva, disperato e senza meta, finché non vide i corpi di molti studenti. Tutti morti. Alcuni erano stati uccisi dalla magia, ed erano i più "aggraziati". Ce n'erano altri, che erano stati dilaniati dal drago, giacenti in un lago di sangue. Per poco Nelson non svenne. Una ragazza era finita con le spalle al muro, ed il drago si era semplicemente accontentato di bruciarle entrambe le gambe. Lei era ancora viva. Era in agonia e respirava affannosamente, come se qualcuno le rubasse l'aria, o come se ce ne fosse pochissima e lei avesse dovuto respirarla tutta. "Nel...", chiamò. Nelson non se lo fece ripetere, e si inginocchiò vicino a lei. "Come stai?" "Sto morendo" "No, aspetta ... non è vero ... chiamo qualcuno ...", mormorò lui, più disperato di lei. "No! Così troverà anche te, stupido!" rispose lei, agonizzante. "Devi stare in silenzio, e non farti trovare ...". Il silenzio fu rotto dal rumore di un pilastro che si rompeva o che cadeva. Sembrava un terremoto. "Io ti salverò", ribatté lui. "No! Non devi farti trovare e fuggire ...", replicò lei. "Ma Uagadou ..." iniziò Nelson. "Uagadou è perduta! Lo devi ancora capire?" "La nostra bella scuola ...", pianse lui, insieme a lei. I respiri della ragazza si fecero sempre più avidi di aria e rumorosi. "Nel ... io ...", ricominciò la ragazza, prima di essere interrotta da un "Avada Kedavra!". Nelson fece appena in tempo ad abbassarsi istintivamente, che un lampo di luce verde colpì in pieno la poverina, mettendo fine alle sue sofferenze. Nelson sudò freddo. "No. Dimmi che non è vero ...", ebbe il tempo di dirsi, prima di voltarsi con cautela e terrorizzato. Dietro di lui c'era un omone alto e robusto, bacchetta alla mano. Dietro di lui il ponte di pietra che aveva percorso si frantumò e si sbriciolò sotto le zampone del Forteventre Ucraino. Lo studente di Uagadou vide che sul dorso del drago sedeva una donna. Era lei ora a governare la bestia, una Strega armata di bacchetta e con una buffa maschera piumata e decorata con del pizzo viola, la quale rideva contenta. "Distruggi anche lui, papà!", aveva detto la Strega. Nelson non riusciva più a pensare. Aveva tremila pensieri per la mente, che guizzavano in un mare di confusione come Gobbiglie impazzite su un tavoliere di panico. "Qui giù, ragazzino!". Quel sibilo mise fine alla sua confusione mentale. Un cadavere aveva parlato. Aveva parlato la sua lingua. Nelson spostò solo gli occhi verso il basso. Un Auror inglese forse, poiché ancora munito di bacchetta, si era finto morto. Nelson lo capì perché stava muovendo gli occhi sgranati. "Sectumsempra!" Nelson ebbe appena il tempo di rialzare gli occhi, che un incantesimo fluttuava veloce verso di lui. "Protego!". Con uno scatto felino l'Auror si era alzato in piedi ed aveva difeso il povero ragazzo dall'attacco feroce di Galdrasson. "Dammi la mano!", gli urlò l'Auror in inglese. Nelson non capiva, ma obbedì. Galdrasson era però tornato alla carica. Stava per urlare un incantesimo. Invece non lo fece, per dire con aria folle: "Devono tutti morire, tutti coloro che hanno osato guardarmi in faccia, devono morire!". Nelson mosse la mano creando uno scudo magico, e l'Auror che era vicino a lui urlò: "Avada Kedavra!". Nelson non sapeva il significato dell'incantesimo, ma la conseguenza era comune a tutti i popoli, di tutte le stirpi e le etnie. La luce negli occhi di Galdrasson si spense, ed il grande terrorista magico cadde con un tonfo al suolo. Non cambiava più d'abito il Mago Cangiante. Non faceva più paura il lupo a chi aveva acceso il fuoco. Il tempo si fermò per un attimo, Nelson ne fu sicuro. Persino il tempo era rimasto sorpreso. "L'hai ucciso!!", mormorò confuso Nelson all'Auror, il quale anche era rimasto letteralmente imbambolato davanti alla scena che vedevano i suoi occhi. Vincent Galdrasson, l'Invulnerabile, colui che era stato in ogni foto magica negli uffici degli Auror che tentavano di catturarlo, era invece lì, innocente, davanti a lui. Un mago, che aveva preso intere scuole di magia, ed ora era bastato solo un Anatema-che-Uccide per fermarlo. "L'ho ucciso ... Io ho ucciso ..." L'Auror non riusciva nemmeno a dirlo. Ma la furia della donna che sedeva sul drago fu terribile. Prima strillò, dopo essere scesa dalla sua pericolosa cavalcatura, piangendo vicino al corpo del Mago Cangiante. "Era sua figlia ...", mormorò l'Auror, palesemente dispiaciuto da quella bruttissima sorpresa. "Papà ... Papà ...", chiamò infatti la Strega, in ginocchio. "Non chiamarlo. Non ti risponderà", disse l'Auror alla donna, la quale, nella sua maschera piumata, si voltò verso di lui. Ed iniziò a scagliargli addosso una serie di incantesimi, ai quali l'Auror stupito e sconvolto non meno di lei, rispondeva solo con dei Sortilegi Scudo. "Se vuoi duellare con me, levati quella maschera di dosso e dimmi chi sei!", ordinò l'Auror. "Che bisogno hai di sapere il mio nome, Auror. Hai ucciso mio padre. Anche se ti dicessi il mio nome, solo la tua vita non basterebbe a riscattare la sua.", rispose quella. "Ed ora?", si chiese confuso Nelson. La Strega, con un colpo di bacchetta, fece emettere una fiammata al drago. "Dammi la mano!", ordinò l'Auror a Nelson, il quale afferrò l'arto del Cacciatore di Maghi Oscuri, il quale teneva le fiamme lontane con dell'acqua sgorgata dalla sua bacchetta. E subito Nelson sentì che un conato di vomito gli saliva dallo stomaco ... tutte le immagini dei cadaveri di Uagadou si fecero vivissime in lui "Trattieniti, Nelson!", disse il suo salvatore. In lontananza il ragazzo sentì riecheggiare un Anatema-che-Uccide. Ma tutto intorno a lui si stava facendo confuso. Finché non sentì il contatto freddo con un pavimento di pietra.

Frank Bryce il Rovescio della MedagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora