Capitolo 36: La Battaglia di Uagadou

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"Avada Kedavra!". Vincent Galdrasson correva per i corridoi e gli immensi saloni di pietra. Sulla sua bocca troneggiava solo un Anatema. Il Mago Cangiante, alto e grosso, correva e correva, e seminava morte e dolore al suo passaggio. Raggiunse il cuore di Uagadou, ossia il salone circondato dall'acqua e sospeso sull'abisso. Tutti gli studenti vi si erano riuniti, compresi quelli di Hogwarts, che, nella confusione, avevano capito bene cosa non andasse. Un ragazzino arrivò urlando da un corridoio. "Galdrasson ...", riuscì a strillare. Dietro di lui una colonna di fuoco dalle dimensioni di una montagna illuminò Uagadou dalle viscere fino alla volta, e tutte le cose oscure nascoste nel ventre della montagna strizzarono gli occhi accecate. Si sentì anche il ruggito di un drago provenire dall'abisso. L'alunno disse qualcosa nella sua lingua, ed un interprete tradusse per gli inglesi. "He's arrived." Il ragazzo ebbe appena il tempo per voltarsi correndo verso il salone dove tutti erano riuniti, con faccia disperata, a vedere la colonna di fiamme divorare avida il corridoio dietro di sé, che subito un Anatema-che-Uccide lo fece passare a miglior vita. Gli studenti di Uagadou urlarono terrorizzati, e molti si dispersero per i corridoi. I ragazzi di Hogwarts rimasero saldi sulle posizioni, schiena contro schiena. Si Materializzarono allora moltissimi Auror, che circondarono il gruppone di studenti. La battaglia magica iniziò. Galdrasson lanciò la colonna di fiamme agitando la bacchetta verso gli Auror e gli studenti, ma l'incantesimo che campeggiava nella mente di tutti nello stesso istante, africani ed inglesi, riuscì a proteggerli tutti. Un gigantesco Sortilegio Scudo avvolse infatti il salone rotondo, divergendo le fiamme. Così gli Auror, visto il terrore degli studenti, cercarono di creare un unico incantesimo contro Galdrasson, il quale volteggiava su di loro su di un manico di scopa. Inutile dire che al criminale bastò schivarsi e, così facendo, piano piano fece distruggere tutti i corridoi che collegavano il salone al resto della scuola. Gli Auror infatti, ci stavano mettendo del loro nella distruzione, per tentare di colpire il criminale mentre passava allegro da un ponte di pietra al successivo, facendolo crollare. "Remus, sta cercando di isolarci!", ringhiò giustamente uno degli Auror al suo compagno. "Non preoccuparti, Dedalus. Non ha scampo. Siamo molti più di lui, ed abbiamo bloccato tutti gli ingressi. Non ci scappa questa volta.", lo rassicurò Remus. Dedalus ebbe giusto il tempo di dare un'occhiata al medaglione che aveva con sé, nel quale c'era uno scatto di sua moglie, giovane e sorridente, con suo figlio, che salutava il padre con la manina. Remus fece in tempo, con una capriola, a farlo da parte, perché tra loro stava danzando un Anatema-che-Uccide. La Maledizione Senza Perdono colpì però in pieno un ragazzo di Uagaodu che stava proteggendo quella che forse era la sua ragazza. Lei si disperò in lacrime, e così, arrabbiata, iniziò a muovere le mani guardando Galdrasson che aveva lanciato l'incantesimo. Nel farlo, colpì e ferì gravemente uno degli Auror, al che Remus le corse incontro e le chiese in Inglese di fermarsi subito. Venne ucciso anche lui. Quando Dedalus vide ciò, si sporse verso l'abisso, essendo a terra sul bordo del salone che si stava riempiendo di morti, e vide qualcosa che lo terrorizzò. "Qui non è lui che non scapperà ... siamo noi ad essere in trappola!", esclamò. Uno solo che teneva testa a cinquecento, tra studenti ed Auror. Quella era la terribile battaglia di Uagadou.

Galdrasson aveva raggiunto con la sua scopa un punto elevato sulla volta del salone roccioso, volando prima di rampa di scale in rampa di scale, poi di sperone roccioso in sperone roccioso. Stava guardando l'abisso sotto il salone, che ormai si reggeva su un unico pilastro, isolato dal resto dei ponti di pietra che un tempo lo circondavano. "Prendetelo! Non scapperà questa volta!" urlavano gli Auror. "No! Fermi! Siamo noi a dover scappare, ora! C'è un ...". Dedalus non riuscì a finire quella frase, che il ruggito di qualcosa zittì tutti. Nel salone roccioso e rotondo coperto di cadaveri e di polvere, c'era solo un silenzio tombale, rotto da un potente ruggito che veniva dal basso del salone, dall'abisso. Galdrasson smise di volteggiare in alto, ed osservò da lì la scena. Gli Auror puntavano le loro bacchette nervosi intorno a loro, ed i ragazzi iniziarono a mettersi schiena contro schiena, chi pronto a difendersi con una bacchetta, chi solo con un movimento delle mani. Il cuore di Isabella Flynn era ormai riposto in quello di Dylan, che l'aveva protetta più di una volta da quando la battaglia era iniziata. Il cuore di Dylan si trovava martellante nella sua gola. E proprio dalla gola di una creatura venne fuori l'ennesima fiammata enorme, non da un corridoio collegato al salone questa volta, ma proprio dal basso del salone stesso, sospeso nel vuoto. Tutti sentirono le rocce che stavano rombando e rotolando su loro stesse, come se qualcosa di molto pesante vi si fosse appoggiato. Un terremoto scosse la superficie del salone, facendo esondare le cascatelle sul trono e l'acqua dalle canaline. All'improvviso videro tutti la figura di Vincent Galdrasson che si lanciava nel vuoto da più di cinquanta metri d'altezza. Sparì nel vuoto dell'abisso sottostante il Salone. Per poi ricomparire cavalcando con una donna sconosciuta e mascherata un Forteventre Ucraino emerso dall'abisso sottostante il salone, terrorizzando gli Auror e facendo svenire moltissimi tra gli studenti. "Qui faremo la fine dei topi", pensò Dedalus. In effetti, non era Galdrasson quello in trappola in quella maledetta montagna, ma erano gli Auror che avevano creduto il contrario e, di conseguenza, tutti quei poveri ragazzi innocenti.

"Ho un accordo per voi", disse Galdrasson, volteggiando sul Forteventre Ucraino insieme alla Strega sconosciuta. "Hermin! Dovete portarli tutti al sicuro!", tuonò un Auror di nome Jason, rivolto ad un collega. "Dove? Dove li portiamo?", chiese confuso Hermin. "Non so ... in un posto sicuro che possa accoglierli tutti", rispose il primo, molto d'aiuto.

Purtroppo, di luoghi sicuri in grado di accogliere circa quattrocento maghi (se non di più), non ce n'erano più molti, vista la scia di morte che si lasciava dietro Galdrasson, anzi, ce n'era uno solo. "Quindi ... se li portiamo ad Hogwarts ... vuol dire che ci ritiriamo?!", obiettò Hermin. "Stupido! Pensa ai ragazzi prima! Se tu pensi di non poterti ritirare davanti a quello ..." e, così dicendo Jason indicò il Mago Cangiante sul suo drago che stava trattando con gli altri Auror. "E voi?", chiese Hermin "Noi resteremo qui il tempo necessario a coprirvi la fuga, ma se non ti muovi sarà tutto inutile!", rispose Jason. "Ma chi è quella strega con Galdrasson sul drago? Non si era mai vista prima ... Dovremmo arrestare anche lei?", domandò Hermin, sfuggendo per un pelo ad una lingua di fuoco. "Arrestarla e morire non servirà a niente, Hermin!", ringhiò ancora Jason.

"Ragazzi? Sapete tutti Smaterializzarvi?" iniziò a chiedere Hermin, constatando che, per interagire con i ragazzi di Uagadou necessitava di un interprete, ed uno era morto qualche tempo prima. Nel frattempo, Galdrasson aveva capito tutto, e così creò caos passando col drago sulle file degli studenti. La strega che era con lui sul drago rideva incutendo terrore aggiuntivo sui ragazzini africani. Molti riuscirono a Materializzarsi con degli Auror ad Hogwarts, molti altri morirono. Molti vennero presi dagli artigli della bestia e scaraventati in qualche corridoio nella montagna. Quando li ebbe tutti dispersi, tra ragazzi ed Auror, Galdrasson rise sollazzato insieme alla Strega. "E che la caccia abbia inizio, figlia mia!"

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