Capitolo 24: Incanti Arcani

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Novembre sembrava non voler passare, come una chiocciola attaccata al muro, appiccicoso sul calendario come il miele su un dito. Non che il miele sul dito di Frank Bryce fosse stato poi così dolce, in effetti il ragazzo in quel periodo era confuso come una lucertola colpita violentemente con una fronda di vite. Tutti sembravano aver ingranato la marcia, lui invece doveva ancora farcela. Ma come fai ad ingranare la marcia e metterti seriamente a studiare quando il professore che dirige i tuoi studi di recupero ti ha attaccato lasciandoti in coma per sette mesi al San Mungo e poi dice di averti salvato in quanto Professore di Hogwarts? Frank aveva una confusione mentale terribile, al punto da non farlo nemmeno incontrare né con Alexia, né tantomeno con Justine Ladybug, sebbene entrambe gli chiedessero spesso di parlare. Emily poi, sembrava del tutto remota da lui. Molte cose gli sembravano sogni e troppi sogni gli sembravano avvenimenti reali. Scrisse quindi a sua madre, raccontandole tutto quello che provava e dicendole che gli premeva incontrarla. Aveva scritto e riscritto la lettera almeno una decina di volte. Nessuna risposta.

Giustamente Frank iniziò a chiedersi come mai accadesse ciò. Così, un giorno nel dormitorio di Tassorosso, appoggiandosi su un libro, scrisse su una pergamena un elenco di possibili spiegazioni:

1. Mia madre non mi vuole più come suo figlio per i guai che combino

2. Mia madre non ha mai ricevuto le lettere.

"Buona la seconda", si disse ridacchiando. "E poi chissà perché Yetu doveva farmi sparire proprio Andromeda! Io ci ero affezionato!", si chiese Frank, guardando il campo da Quidditch fuori dalla finestra. "Menomale che Yetu e Galdrasson non mi hanno portato via la medaglia, ed ancora però non capisco perché si siano presi la mia gatta e non la mia medaglia ..." Vedeva le livree sgargianti ed i volti determinati dei giocatori. c Grifondoro contro Corvonero. James Potter contro Annalise Hrafnar. Una sfida epica. Il cielo minacciava di piovere loro addosso. "Chissà cosa succede se un fulmine cade su una Firebolt ..." Frank si sorprese a chiedersi quelle cose, quando invece ne aveva moltissime altre a cui bisognava necessariamente trovare una risposta.

Un giorno di fine novembre, quando l'umidità era pungente e penetrava fin dentro il midollo più interno di ogni osso, Frank si recò per l'ennesima volta alla Voliera, onde spedire per l'ennesima volta una lettera a sua madre. Scelse il primo gufo che gli capitò a tiro e così gli diede la lettera. Il gufo volò libero nell'aria, senza problemi, sorvolando gli abeti e le nebbie. Frank diede quindi inizio al suo piano: fece finta di andarsene, ma poi, subito dopo essersi chiuso dietro la porta della Voliera, la riaprì, e ritornò sui suoi passi, abbassato, strisciando, quasi toccando il suolo con la bocca. Vedeva ancora il gufo volare, con la lettera. In quel momento, dalla massa boscosa ed atra degli alberi si vide il bagliore di un incantesimo crudele e misterioso, lanciato dall'interno della macchia. Il bagliore colpì in pieno il gufo, che, ovviamente cadde al suolo, stecchito, con la lettera, che non sarebbe mai più arrivata alla mamma di Frank Bryce. Il ragazzo era sconvolto. Ma la prudenza gli consigliò di restare acquattato. In quel momento giunse una figura stretta ed avvolta in un mantello nero, che la rendeva irriconoscibile. Era un losco figuro alto e magro. "No, non penso che sia lui ... non può essere Galdrasson ... non qui, non di nuovo!", pensò Frank. La figura raggiunse il punto in cui era precipitato il gufo, vide la lettera, si guardò intorno più e più volte, poi stese una mano scura e, dopo aver bisbigliato qualcosa di incomprensibile (almeno per Frank, così lontano dalla misteriosa figura), la lettera prese fuoco, un fuoco che la distrusse e durò pochissimo. Frank rimase così colpito da quel gesto, che si alzò in piedi, mandando alle ortiche tutti i suoi piani. Il losco figuro in basso non sembrò accorgersi della presenza di Frank Bryce sulla torre della Voliera, ma dopo un po' che continuava a guardare da quelle parti dal basso, decise di battere ritirata nei boschi. "Lo ha fatto perché mi ha visto! Sciocco che sono! Avrei potuto prenderlo!", si rimproverò Frank, scendendo dalle scale della torre della Voliera.

Frank Bryce il Rovescio della MedagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora