Capitolo 2: Un incanto per risolvere, di lunghi anni spazzare via la polvere

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Frank Bryce passò l'inverno con la sua nuova amica, Emily Handerson, che lui amava segretamente. Eh sì, perché, essendo scansato da tutti, lei era l'unico individuo femminile (oltre sua madre) che lui vedeva. Non si era mai innamorato di nessuno, e solo allora il nostro protagonista provava le strane frivolezze dell'amore. E così, tra una tenera parola e l'altra, tra una risata ed un'avventura nella neve, i due amici videro sciogliersi il suo soffice manto bianco, videro la Regina dell'Inverno camminare in avanti, portandosi dietro il suo mantello, per la gioia dei bucaneve e dei primi fiorellini che iniziavano a spuntare come bambini felici, sempre di più, sempre di più ... ed in quella primavera di fiori e venti miti, Frank sembrò rinascere con la natura. E fu grazie proprio alla sua amica babbana. Quando era con lei Frank dimenticava del tutto la terribile sorte magica toccata a suo nonno e quando tornava a casa, il mondo sembrava cadere addosso a lui ed a quella medaglia che custodiva tanto gelosamente. Ma il mondo di Frank Bryce non avrebbe smesso di cambiare, non ancora. Un bel giorno, mentre era in un prato a rilassarsi con Emily, mentre lei era seduta con una deliziosa gamba penzolante verso l'esterno di una grossa ed antica quercia, un gufo passò fischiando come un aereo in pista fra i rami dell'albero. Frank sapeva ciò che il rapace serbava nel becco, e non avrebbe voluto prenderlo. Sarebbe morto sotto le ceneri della magia. Così aprì cautamente la busta, chiusa con l'inequivocabile sigillo con lo stemma di Hogwarts. "Che cos'è? Che vuol dire?" chiese Emily, scendendo con un balzo da pantera dall'albero. "Niente, Emily, tutto bene." "Ed allora perché sei sconvolto?" "Io, sconvolto? Che sciocchezza!" rispose il ragazzo tradendosi con quella stessa frase detta in modo sconvolto. "Cosa c'è nella lettera?", chiese Emily. "Niente che ti riguardi ...", sminuì Frank. "Ed invece sì. Sei mio amico.", insisté la ragazza. "Appunto non voglio che ti riguardi." Rispose Frank triste. "C'entra per caso con tuo nonno?", riprovò Emily. Frank le aveva voltato le spalle, senza farsi notare pianse lacrime amare. "Allora?" "Sì. C'entra con mio nonno. Ma non totalmente. Anzi, è mio nonno che c'entra in questa orribile storia." Rispose lui voltandosi. "Mi vuoi spiegare che significa?" "Io ... io vorrei, Emily. Ma non lo faccio, per il tuo bene. Forse non ci rivedremo per molto. Tu, tu non devi provare a cercarmi. E da ora in poi, per il tuo bene, sta' lontana da me! Io, non so come dirtelo! Forse un giorno capirai! Adesso devo andare. Ricordati di oggi, Emily, amica mia. Oggi la vita cambia per tutti. I nostri giorni felici stanno sfumando. Mi dispiace. Addio!" e così dicendo, Frank Bryce Jr, con la sua lettera, s'avviò verso casa, senza mai voltarsi per rispondere alle preghiere della ragazza, piangendo lacrime amare. Lei lo raggiunse, correndo sul prato. Lo fece cadere, prendendolo alle spalle. "Tu non te ne vai, o te ne potrai andare, almeno finché non mi dici che cos'è quella lettera!" lui la guardò. Una lacrima scorse sul viso di Frank. Lui la prese piano su un dito e la diede alla ragazza. "Emily. Tieni questa, come promessa. Tornerò, ma quando lo farò dovrai essere diversa. Dovremo stare divisi, per il tuo bene." "Ma perché!" urlò lei, prendendo la lacrima sul dito. "Perché non sono del tuo mondo" concluse lui, prima di fare un'azione che non si perdonò mai: le sferrò un calcio sulla parte bassa dell'addome, una botta che la lasciò a terra nel prato, incapace di inseguirlo. Aveva dovuto farlo, perché il suo mondo chiamava ora. In un pessimo modo lui aveva reagito a tale chiamata, ma così era. Se le fiamme della magia bruciavano e correvano in cerca di lui, si sarebbe fatto trovare per soffocare sotto le ceneri dello stesso fuoco, come un sigaro spento a mezzanotte in un posacenere su un tavolo verde. "Mamma!" chiamò quando fu a casa. La donna giunse, sempre con quell'aria ansiosa. Lui, senza dirle niente, con un gesto brusco della mano le porse la lettera che aveva ricevuto. Lei lo guardò sorpresa, stupita e spaventata. "Sai che con questa, la sorte di tuo nonno non potrà essere la tua?" gli disse. "Ah no?" chiese ironico Frank. "No, potrebbe anche essere molto peggio. Però, sono contenta per te. Vedrai, ti divertirai ad Hogwarts..." "Sì, come no ..." "Pronto a cambiare vita per sempre, Frank?" "Ho altra scelta?" si chiese il ragazzo. In quel momento la lettera sembrò sussurrare sibillina, in segreto, come se non avesse voluto essere sentita, come un maleficio in un bosco di rovi nel cuore della notte. Madre e figlio si guardarono. "Nessuna. Non hai scelta. Sei un mago. E c'è solo un posto dove potrai sentirti a casa, adesso." "Ma mamma! Little Hangleton è la mia casa!" "Hogwarts sarà la tua casa", insisté sua madre. "Ma io qui ho i miei amici!" "Davvero? Hai degli amici? Ti pensa qualcuno dopo ciò che è successo a tuo nonno?" "Sfortunatamente qualcuno ha il buon cuore di pensare anche a Frank Bryce lo sfigato.", rispose Frank, arrabbiato. "Ah, beh, sì ... in questo caso ..." farfugliò la donna, che riprese: "... Li rivedrai a Natale. Ora non c'è più tempo. "Tempo per cosa?" chiese Frank. E con quella domanda, finalmente gli si aprì tutto il mondo della magia. Due giorni se ne andarono volando come quel gufo che gli aveva dato la sua lettera per Hogwarts. Tutte le due settimane prima di settembre Frank le passò in casa, per evitare i bulli, tuttavia aveva una voglia matta di rivedere Emily, non sapeva bene per quale strana ragione, non avevano mai fatto nulla di differente dall'essere amici, eppure Frank sentiva che in quel momento Emily gli mancava, come se una parte di cuore avesse deciso di staccarsi dal suo padrone all'improvviso, proprio Emily, la ragazza che danzava allegra nella sua mente, proprio la parte di cuore che gli mancava e non capiva proprio il perché, proprio quella parte di cuore alla quale aveva fatto tanto male. E del fumo si era levato alto dalla ciminiera dell'Hogwarts Express, che con un fischio lo portò via, in modo definitivo, dal mondo Babbano.

Nella sua carrozza, Frank era chino sui suoi pacchi: in una scatola, lunga e dorata, c'era la sua prima bacchetta magica. Sua madre gli aveva detto che sarebbe stata la prima, (a dire il vero sperava che fosse anche l'ultima) e la negoziante che gliel'aveva venduta era bellissima, con dei capelli candidi quanto il suo cognome, un sorriso quasi spento, "lunare" lo aveva trovato Frank. Penelope Light, gli aveva proposto la bacchetta di quercia, sedici pollici, inclinata leggermente all'indietro, nucleo di corda di cuore di drago. Quella bacchetta era veramente troppo per lui. La mosse, spedendo la povera Signorina Light dritta dritta in fondo al negozio. No, a lui serviva un'altra bacchetta, adatta a Frank Bryce, una umile ma resistente. Legno di pino, cuore di muschio intrecciato, dieci pollici, non inclinata. Era quella la bacchetta che lo aveva scelto. La bacchetta più umile, più difficile anche da realizzare, aveva detto la signorina Light. Una bacchetta che rispecchiava il suo carattere: indeciso, difficile, umile e spaventato per quel che succedeva

E poi, sul suo grembo dormiva Andromeda, la sua gatta nera. Diciamo che non era stato lui a comprarla, bensì la gatta era uscita dal negozio di animali, e la strega proprietaria gliela aveva venduta gratuitamente, poiché era una gatta che nessuno più voleva. Ma era chiaro, che i due fecero subito amicizia perché entrambi avevano la stessa tristezza in comune: era come se nessuno volesse più Frank nel suo amato e tranquillo mondo Babbano, come nessuno, forse per il colore, forse per l'età, non desiderava più Andromeda. E poi, la cosa che vide furono i dolci. La sua divisa li teneva al fresco, appesa alla gruccia, sua madre gli aveva consigliato di indossarla subito, ma non troppo presto. Il povero Frank non solo era nel dissidio interiore riguardo al posto adatto a lui (mondo magico o mondo babbano?), ma anche nell'indecisione di quando mettere la divisa! Che brutto affare! Cioccorane, poi pasticche tutti i gusti più uno, un bel regalo di sua madre, che aveva anche cercato di illustrargli come usare il denaro dei maghi. Ma tra Falci e Galeoni, il povero Frank sembrava essere stato falciato dalla morte in un'avventura per mare! Dannazione, quanto erano complicati questi maghi! Non potevano utilizzare la sterlina!? E mentre questi pensieri gli venivano in mente, notò una cosa straordinaria: su un vecchio giornale che qualcuno aveva lasciato sul sedile della sua carrozza, le immagini si muovevano! Nel mondo Babbano Frank sapeva cosa fossero, ad esempio, le GIF, ma quelle immagini erano diverse, erano ... magiche. Frank lesse il titolo del giornale "La Gazzetta del Profeta. Però, che strano nome danno i maghi ai loro giornali!" e mentre i suoi pensieri sulla sua realtà che cambiava (in un modo che non sapeva neanche lui, in fondo, se in meglio o in peggio), venivano spazzati via leggeri come piume sulla neve fresca dalla ciminiera del treno, questo si fermò bruscamente. Erano fermi in una specie di stazione nel bosco.

Frank Bryce il Rovescio della MedagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora