ventisette.

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Due giorni dopo


«Potete venire tutti a darci una mano? grazie» disse Alex mentre io ero fuori a fumare con Rea

"è un po' nervoso?»

«un pochino» rispose Rea

«ok andiamo a pulire perchè sennò qua si arrabbiano.»

«Lavori di squadra?» dissi mentre iniziavo a pulire il tavolo

«tanto ci sono sempre io qua perchè se non arrivavo io...»

«fra io stavo cucinando» rispose Luigi

«si ma dacci tempo, tu devi imparare a non lamentarti e a ringraziare»

«ma che cazzo di frase è? ringraziare a chi? che sono sempre io ad aiutare gli altri?»

«ma perchè te la sei presa così tanto?»

«a me da fastidio quando gli altri non fanno»

«e perchè te la prendi con noi che stiamo facendo spiegami»

«perchè siete qua a farlo solo perchè l'ho detto io»

«ma in realtà no» rispose di nuovo Luigi

«no, siamo qua a farlo perchè siamo voluti venire altrimenti non è perchè se ci sei tu ci siamo anche noi» era incredibile la mia pazienza con questo ragazzo

«boh non penso.»

Passato un po' di tempo andai da lui sulle gradinate, perchè volevo spiegare il mio punto di vista e farlo riflettere.

«comunque parti dal presupposto che io non faccio le cose perchè le stai facendo tu, se sono venuta è per aiutare»

«tutti dicono questo»

«tutti chi? io però non sono tutti, tu dai le cose per scontato»

«sono qua da tre mesi queste cose le ho viste»

«eh ma alla fine mi conosci da poco quindi se io non voglio fare una cosa non la faccio indipendentemente da chi la sta facendo»

«ma in che lingua sta parlando?» chiese ad Elena che era vicino a noi, mi stava prendendo per il culo

«smettila» in realtà stavamo discutendo ma era una cosa leggera rispetto ad altre volte

«vai a parlare con..che ho da fare va» disse con la sua solita strafottenza

«prenditela in quel posto Alessandro!» dissi mentre cercavo di alzarmi perchè l'avrei preso a schiaffi.

...

Tornata sulle gradinate mi buttai con poca grazia vicino a lui

"oh» si, l'avevo fatto male e l'avevo fatto apposta

«sei ancora arrabbiata?»

«si»

«per?»

«quando capisci quello che dico forse facciamo pace»

«eh non bisogna far pace con chi non vuole far pace» si capiva da solo.

«svegliati» nel frattempo avevamo fatto un pisolino e lui cercava in tutti i modi di svegliarmi facendomi delle carezze sul viso

«uffa» dissi lamentandomi

«sono ancora arrabbiata»

«si, per cosa?»

«perchè hai le tue convinzioni e non ascolti»

«e cosa devo fare per non essere più arrabbiato?» aveva la potenza di mandarmi fuori di testa ma allo stesso tempo farmi sorridere

«tu mica sei arrabbiato!»

«niente» disse marcando

«non serve chiedere scusa, le cose si vedono e si capiscono anche senza parlare.» continuò con il suo solito sorrisetto, era sempre così contorto ma forse avevo capito stavolta.

enemies to lovers| AlexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora