Capitolo 12

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Il giorno seguente Evan non si presentò alla gioielleria e Diamonique ne fu alquanto sollevata. Dopo aver raccontato a Julia della disastrosa cena si mise al lavoro rilassata, non avere intorno a lei quello spocchioso era una boccata d'ossigeno, e si buttò a capofitto nella realizzazione di un nuovo bozzetto.
Era quasi mezzogiorno quando il telefono le squillò, dette un'occhiata al display e si accorse che era Evan, lo lasciò suonare a lungo fino a quando non partì la segreteria. Pochi istanti dopo la richiamò e lei imperterrita lo lasciò suonare di nuovo, Julia le si avvicinò e guardando il telefono dell'amica che suonava ancora le disse:

<<È un osso duro non mollerà, rispondi avanti senti cosa vuole.>>

Diamonique guardò l'amica e seguì il suo suggerimento.

<<Che cosa vuoi?>> Rispose con astio.

<<Parlare con te, a pranzo a casa mia>> disse conciso lui.

<<Non ci penso nemmeno tu sei fuori di testa.>>

<<Vanessa è fuori città>> tagliò corto lui.

<<Non me ne frega un cazzo>> ribatté lei alterandosi sempre di più.

<<Ti prego, ho davvero bisogno di parlarti.>>

Diamonique si passò una mano tra i capelli sbuffando, proprio non sapeva cosa fare.

<<Ti richiamo tra due minuti>> rispose e riattaccò.

Julia ancora accanto a lei la guardava non capendo la sua reazione.

<<Che succede?>>

<<Vuole parlarmi, a pranzo a casa sua.>>

<<Vai e senti cos'ha da dirti>>la spronò la bionda.

<<Sei proprio sicura amica mia?>>

<<Assolutamente si, vorrà scusarsi per com'è stato stronzo ieri sera.>>

<<Si può essere, d'accordo ci andrò.>>

Richiamò Evan che rispose al primo squillo e accettò l'invito, lui le diede l'indirizzo di casa sua e lei riattaccò. Guardò Julia con un ghigno beffardo in volto e le disse:

<<Me la pagherà cara amica mia, si pentirà di giocare con me.>>

<<Oddio Diamonique che hai in mente?>> chiese Julia preoccupata.

<<Lo saprai al mio ritorno>> le assicurò la bionda che attuò subito il suo piano.

Passò a casa a cambiarsi indossò un abito di lana corto al ginocchio con la gonna svasata, sciolse i capelli e si mise il lucidalabbra, si osservò allo specchio e soddisfatta uscì di casa e si diresse al suo appuntamento.

Evan abitava in un lussuoso condominio in centro e Diamonique dovette annunciarsi al portiere, lui dopo aver avvisato Evan che aveva una visita la lasciò passare. Salì con l'ascensore fino all'attico dove lo scrittore snob abitava, fece un respiro profondo e poi suonò il campanello di casa Diaz, quando lui le aprì rimase appoggiato alla porta ad ammirarla rapito, e lei sorrise soddisfatta tra sé.
Evan si scostò per farla entrare e lei ancheggiando gli passò accanto scostandosi da un lato i capelli, quel gesto non passò innosservato a lui che la guardava con desiderio.

<<La cucina è da questa parte>> le disse facendole strada.

<<Ho ordinato del sushi spero ti piaccia.>>

<<Lo odio>> rispose lei con nonchalance.

<<Oh... Davo per scontato che lo mangiassi.>>

L'amore è sopravvalutato (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora