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Manuel proprio non lo concepisce, come la gente stia vicino a persone che hanno dimostrato di non meritarla. Sta pensando a questo quando vede Simone e Laura parlare davanti alla porta. Gliel'ha già spiegato, ma lui sembra non capirlo. Così tira di nuovo in ballo il discorso mentre stanno preparando il pranzo. "Simo', non è che me la puoi spiegare una cosa?"

"Dimmi"

"Ma perché stai ancora appresso a Laura? Non avevi deciso che fosse una stronza?"

Simone sospira "sei geloso anche dell'aria che respiro, Manuel." ma sorride.

"Lo vedi che non capisci? Lascia stare la gelosia che non c'entra, quella va a dire i cazzi tuoi a tutti, lo dico per te."

"So io quello che è meglio per me, direi. Laura è una mia amica, le ho fatto capire dove sta sbagliando e ha smesso di farlo."

"Ieri Luna mi ha chiesto se è vero che ci siamo baciati. Non è questione di capire niente, Simo', è questione che fa cose che non andrebbero fatte, a diciassett'anni non mi sembra un concetto così astruso farsi i cazzi propri."

"Non capisco perché tutto ad un tratto ti preoccupi così tanto, posso decidere con chi parlare, cosa dire e a chi dirlo? O mi serve il tuo permesso?"

"Sei troppo ingenuo per capire che certe cose non andrebbero dette e basta, soprattutto quando ci vanno di mezzo gli altri."

Simone ad un tratto smette di agitarsi e ride. Ride di gusto e Manuel lo guarda di sbieco, ma a lui sembra non importare. "Ora capisco. Mi vuoi fare coglione ma è questo che ti dà fastidio. Non ti piace che la gente sappia che tu mi hai baciato. Non te ne frega un cazzo di quello che la gente pensa di me, è quello che si dice di te, il problema."

Vorrebbe fare marcia indietro ma sa anche lui che è questo a trasparire dalle sue parole. Guarda Simone e con orrore nota una lacrima solcargli il volto. Spera che si metta ad urlare, Manuel è bravissimo a gestire le discussioni così, a dare di matto, a spaccare cose e a gridare fino a perdere la voce, ma sa benissimo che Simone non è così, sa benissimo che non lo farà. Infatti lo guarda soltanto, appoggia il piatto sul tavolo con una calma disarmante e dice:

"Tu ti vergogni. Ti vergogni di me."

Si concede solo una lacrima, si concede solo la voce incrinata. Si concede di andarsene, e Manuel vorrebbe corrergli dietro, vorrebbe chiedergli perdono, vorrebbe abbracciarlo, accarezzarlo e dirgli che gli manca, che ha sbagliato, non avrebbe dovuto baciarlo, la colpa è tutta sua, ma sa che non è questo quello che Simone vorrebbe sentirsi dire.

Mangia da solo, e fa schifo. Sa che Simone è in camera sua a piangere, non c'è molto che possa fare ma allo stesso tempo non può lasciare che pianga per colpa sua, ha già pianto troppo, così sale le scale in silenzio e bussa alla porta. Nessuno risponde.

"Simo? Mi disp-" entra in punta di piedi e sussurra, non vuole svegliarlo, in caso stia dormendo.

"Ti ho detto di no. Mia madre non vuole." ride, e Manuel, in tutta onestà, non capisce.

"Tua madre non vuole cosa?"

"Ascolta, la scuola non è neanche iniziata, mio padre poi rompe le palle" fa una pausa di riflessione, poi afferma, convintissimo "vieni tu"

Allora Manuel capisce che non sta parlando con lui, e si nasconde dietro la porta.

"Simo, non posso venire lì ora, non posso presentarmi a casa tua da un giorno all'altro."

"Non vuoi? Guarda che mia nonna e mio padre sono simpatici. Anche Manuel lo è, alla fine, anche se litighiamo."

"Dai, Simone, lo sai che vorrei. Mi manca l'Italia."

"Alex, la finisci o no? Mia madre scende tra una settimana."

Ah.

Alex.

'Allora esiste' pensa Manuel tra sé e sé ' Non è una creatura mitologica'

"Ho dei genitori anche io, tesoro." Manuel si concentra sulla sua voce; è calda, e accogliente, ed è tutto quello che non è la sua. Però quel tesoro piazzato alla fine un po' gli fa venire il vomito.

"Vabbè, provaci."

"Sei sicuro di stare meglio?"

"Sì."

"Sicuro sicuro?"

"Te l'ho detto, litighiamo e basta. So gestirlo."

"Simo?"

"Dimmi."

"Lo sai che ti amo?"

Lui sorride. "Certo che lo so. Anche io" e chiude la chiamata.

Da una parte Manuel è sollevato, almeno non è stato troppo male per colpa sua. Dall'altra, però, sa che quella è una cosa che lui avrebbe dovuto risolvere. Sono lacrime che lui avrebbe dovuto asciugare.

***

A cena, Simone è tornato quello di sempre; sembra essersi dimenticato quanto successo poco prima. Manuel però le cose se le ricorda.

"Chissà cosa penserebbe Pin se sentisse quello che dici."

"Cioè?" Simone appoggia un bicchiere sul lavello e si gira a guardarlo.

"Non so se le stronzate le racconti a Pin, ad Alex o a te stesso."

"Continuo a non capire, perdonami."

"Quello è convinto che tu lo ami, e tu glielo fai anche crede'."

"Scusa?"

"Ma che relazione è? Non capisco. Litighi con me e corri da lui a farti consolare da un telefono."

"Stai attento, Manuel."

"Non è così?"

A quel punto gli si avvicina. "Facciamo così." Lui trattiene il fiato quando si rende conto che Simone gli è vertiginosamente vicino, ora. "Io mi faccio i cazzi miei e tu ti fai i tuoi. Così eviti di dire queste stronzate, perché se non te ne fossi accorto io di Alex non te ne ho mai parlato proprio per questo. Perché ancora non hai capito che quello che c'è tra me e lui non ti riguarda affatto. Non ti riguarda come gestisco la mia relazione, quello che gli dico o quello che faccio con lui. Stanne fuori."

"Quindi fammi capire. Io devo starne fuori, ma tu puoi dire quello che noi facciamo in giro?" sa di camminare su un filo molto sottile, ma non riesce a fermare il flusso di parole che gli esce dalla bocca.

"Quello che ti sfugge è che io non ho detto proprio niente a nessuno, Manuel. E comunque" aggiunge, avvicinandosi ancora di più, tanto da fargli sentire il suo fiato sulla pelle e lui sa che lo sta solo provocando, sa che ora se ne andrà ma non può, non riesce proprio ad ignorare la sua presenza così vicina "da quel che ho capito a te piace sottolineare che non c'è nessun noi, o sbaglio?"

Tempo di metabolizzare le sue parole, e se n'è già andato.

Manuel sa di dover smettere di rimuginare sulle sue parole, sa di dover smettere di pensare a quello che dice Simone, a come lo dice. Il punto è che non ci riesce, vorrebbe che le cose andassero diversamente, ma non sa come.

Non sa niente, al momento, se non che poche ore prima ha pensato che baciare Simone sia stato uno sbaglio, ma sa anche che gli sbagli di solito non sembrano giusti. Sa anche bisogna andare avanti, che gli sbagli vanno dimenticati, ma lui non vuole dimenticare quello che c'è stato tra loro.

In virtù della legge moraleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora