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"Scusa ma a me che tu l'albero di Natale non lo fai purtroppo non interessa."

"Dai, Simo', non ne ho voglia"

"Guarda che ti obbligo" dice, andandogli incontro, prendendogli le mani e trascinandolo verso il centro del salotto. "Dire che questa è casa mia e si fa come voglio io mi sembra un po' arrogante ma questa è casa mia e si fa come voglio io. Vieni a prenderlo con me? Sta in soffitta."

"Ma devo proprio? Non puoi farti aiutare dal tuo ragazzo?"

"Intanto il mio ragazzo arriva tra due settimane e l'albero il giorno prima della vigilia non voglio farlo, poi qui ci vivi tu, mica Alex. Vorrei fare una cosa con te, non posso?"

"Vabbè, è tutto in soffitta?"

Simone annuisce e si incammina verso il piano superiore.

"Ma davvero non lo avete mai fatto?" gli chiede poi mentre stanno tirando fuori l'albero da un pacco; Anita è andata con Virginia a comprare regali in centro, mentre Dante è sceso a Napoli per salutare Mimmo prima di Natale, quindi in casa sono soli.

"Forse un anno o due quando ero ancora piccolo. Se mi ricordo bene mio padre se n'è andato quando io avevo due anni. Saranno stati due anni felici, se non altro. Quando se n'è andato mia madre ha smesso di farlo." Abbassa la testa e aggiunge, tra a sé e sé "ha smesso di fare tante cose, mamma."

Lui si prende la libertà di appoggiargli due dita sotto al mento "magari non è la stessa cosa, ma quest'anno lo facciamo insieme, se ti va, vedrai che sarà bello comunque."

Sorridono entrambi sommessamente, fino a quando Simone non si alza e prende un disco.

"Ma che è quella roba?"

"Non insultare il mio cd delle canzoni di Natale."

"Senti, Simo', io l'albero lo faccio, ma le canzoni di Natale no, non t'azzarda'."

"Le canzoni di Natale invece sì, Manuel."

Lui fa finta di piangere "ma io che ho fatto di male?"

Mettere in piedi l'albero in realtà è più semplice del previsto, il più è cercare di distribuire le palline in maniera equa.

"Oh, ma cosa fai lì imbambolato? Mi dai una mano o no?" chiede Simone quando lo vede curvo sulla scatola degli addobbi "guarda che non si sistemano da sole se le guardi e bas-" si interrompe quando nota che Manuel ha in mano una pallina che lui non aveva mai visto.

"Guarda, Simo." Manuel non sa se dovrebbe mostrargliela, forse no, ma lo fa comunque.

È una pallina trasparente, e all'interno c'è una foto: ci sono Dante e Floriana sotto l'albero di natale, e tengono in braccio Jacopo e Simone. A Manuel quella foto trasmette una tranquillità impressionante, e si chiede se nella sua vita lui l'abbia mai provata, una calma così.

All'improvviso, mentre Simone si sdraia per terra tenendo la foto tra braccia tese verso l'alto, si rende conto che nessuno dei due ha avuto un'infanzia semplice, e che fino da bambini hanno dovuto colmare da soli mancanze enormi. Nota che Simone ha gli occhi lucidi e per un attimo pensa di andarsene e lasciarlo solo col suo dolore, ma sa che lui non vuole questo, ha solo bisogno di qualcuno che gli stia vicino, così chiude gli occhi, forse per non pensare a cosa sta facendo, e appoggia la testa sulla sua pancia. Lui inizialmente sussulta, ma poi inizia a passare la mano libera tra i suoi capelli.

Vorrebbe dirgli di smetterla, vorrebbe dirgli che non sta bene lì, di spostare la mano, ma la verità è che non vuole che smetta, si sente così bene, lì, così al sicuro tra le braccia di chi probabilmente può capirlo in quel momento meglio di chiunque altro.

In virtù della legge moraleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora