Manuel si sveglia perché sente il campanello suonare, socchiude gli occhi e vede che Dante è andato ad aprire, non riesce a vedere nulla di quello che accade fuori, ma vede lui rientrare e poco dopo Anita scendere, uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Non capisce, vorrebbe tornare a dormire e pensarci più tardi, dopotutto è la Vigilia di Natale, ma si alza in piedi quando sente sua madre urlare e piangere.
Apre la porta, Anita sta parlando con un uomo che lui non conosce, è alto, magro e riccio, ma non si sono mai visti. "Ma'?"
Sua madre gli prende le guance tra le mani "amore, torna dentro, tra poco arrivo."
"Ma che sta a succede'? Che vuole da te?" chiede, indicando l'uomo di fronte a loro.
"Niente amore, ne parliamo dopo, va bene?"
Sta per annuire quando lui parla per la prima volta. "Ciao, Manuel."
Aggrotta le sopracciglia "che, ci conosciamo?"
Sua madre scuote la testa "no."
Lui sospira "Anita."
"Anita un cazzo, Pietro."
Manuel spalanca gli occhi, li guarda entrambi, sua madre si zittisce, lui inclina la testa per guardarlo meglio. Come ha fatto a non arrivarci prima, poi.
Anita si copre la bocca con una mano e scoppia a piangere, ma a lui non fa né caldo né freddo avere suo padre davanti, per lui è un estraneo. Per sua madre chiaramente no. "Te che vuoi?" gli chiede.
"Volevo vederti."
"Io no, te ne puoi andare."
Sua madre gli prende la mano "Dai, Manuel."
Lui ride "ma dai che? È venuto a farci gli auguri di Natale? Dopo diciassett'anni?"
"Manuel stai esagerando, adesso."
La osserva, ha gli occhi e la faccia gonfi di pianto "so' io a esagerare però guarda come ti sei ridotta. Vaffanculo te e lui."
Rientra in casa sbattendo la porta, e non si accorge di Simone sulla soglia. Corre d'istinto nella camera al piano di sopra, dove un Alex tutto indaffarato sta mettendo delle cose in una borsa. Sente la rabbia montargli nel petto. Si appoggia con la schiena contro il muro e si lascia cadere, prima di prendersi la testa tra le mani e iniziare a piangere senza rendersene conto.
"Manuel? Tutto bene?" è Alex, sa solo questo, ma non riesce a capire quello che gli sta dicendo, non riesce a percepire il mondo circostante. Sta respirando, sa solo che ha bisogno di aria e quindi continua a inspirare, inspirare, inspirare, ma non espira mai.
Formicola tutto.
Chiude gli occhi.
Qualcuno parla, è lontano.
Sente la porta sbattere.
Attorno a lui si ammucchia gente. Ha bisogno di stare solo.
Continua a inspirare, ma più inspira più gli manca il fiato, gli fa male il petto.
Stringe i pugni.
Formicola tutto.
Inspira, inspira, inspira.
Il petto. Gli fa male. Si porta le mani al petto.
Sente delle mani toccarlo.
No, no, no.
Porta le mani in avanti, colpisce qualcuno.
Apre gli occhi. C'è troppa luce.
Ci sono tutti. C'è Virginia, c'è Dante, c'è sua madre, c'è Alex, c'è Simone.
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In virtù della legge morale
FanfictionDove Manuel affronta un lungo e tortuoso (e oserei dire anche abbastanza doloroso) percorso di accettazione di sé.