Manuel ha passato tutto il giorno a pensare alle parole di Alex.
Ha appositamente evitato di incontrare sia lui sia Simone, arrivando persino ad uscire con Luna con la scusa di un progetto scolastico.
"Scusa, Manuel" le chiede lei ad un certo punto, davanti ad una tazza di cioccolata calda, nella stessa gelateria dove mesi prima sono usciti per la prima volta insieme "ma se tu e Sim-"
"Ah ah" scuote la testa lui "niente Balestra junior, oggi."
E così finiscono a parlare d'altro, del fratello di Luna, del padre di Manuel, di Jacopo.
"Ma tu come ti senti, a vivere in casa d'altri?" gli chiede lei.
"All'inizio male, malissimo. Tutto troppo stretto. Poi te ce abitui, la fai casa tua. Te trovi i tuoi spazi, impari dove stanno le cose, e te adatti ai ritmi che non sono i tuoi. E poi vedi" aggiunge "io adesso mica me ce vedo, a mangiare da solo con mi' madre. A fare i compiti senza Simone e a non mangiare più le cose che fa Virginia. Ad avere tutti gli spazi mia, senza trovarmi l'accappatoio de Simone nel mi' cassetto. Ad addormentarmi da solo."
Ed è vero, spaventosamente. Lui che non ha mai, volutamente, messo una radice, che ha sempre tenuto le distanze da tutti e da tutto, si sta abituando a portare Simone a scuola tutte le mattine, a fare i compiti con lui e chiedere i consigli a Dante la sera. Non si ricorda più com'era la sua vita prima, quando erano solo lui e Anita. E fa paura ma è anche bello.
"Mia madre vive con un altro. Noi viviamo con un altro" dice lei, quando lui finisce. "S'è accasato quando mia madre si è separata da mio padre, neanche un anno dopo. Avevo dieci anni, mio fratello dodici. Ha preteso di farci da padre, e il mio, quello vero, gliel'ha lasciato fare perché non era capace. Un peso in meno nella sua vita. Anzi, due."
Manuel non sa cosa dire, quindi tace e la lascia continuare. "Con lui sono solo divieti inutili e insensati, ogni giorno mi sento dire mille no, per ogni cosa. E mia madre è troppo debole per imporsi, quindi lo lascia fare. Sono sicura che ci voglia bene, a tutti e tre, ma non deve farlo lui il padre. Vivo nel terrore di deluderlo, lui più di mia madre. Ho sempre paura di sentirmi dire che ciò che faccio non va bene. Per questo mio fratello se n'è andato. Dopo la maturità, s'è iscritto all'università a Napoli e s'è trasferito d'estate, non ha neanche aspettato settembre. Ci ha detto che doveva iniziare a lavorare, ma io lo conosco, so che non ne poteva più di stare lì. Quando se n'è andato m'ha detto che nel suo appartamento ci sarà sempre un letto libero, se vorrò andare a studiare lì. Ma non so se voglio, sai?"
Si ferma per la prima volta da quando ha iniziato a parlare, e a Manuel viene spontaneo prenderle le mani per rassicurarla. "Senti" le dice "io non so come stai tu, io co' mi' madre ce so' sempre stato bene. Però so come se sta a non stare bene a casa propria. Fa schifo. Quindi famo che stanotte stai da noi, che dici? Poi se stai bene ce torni quando te pare, sì?"
Lei annuisce "però devo tornare a casa a prendere le mie cose, mi riaccompagni e poi stasera torno, va bene?"
Così Manuel la riaccompagna a casa, ma la saluta sulla porta. Lei preferisce così, e lui la rispetta. Non vuole creare casini, che qualcuno se la prenda con lei per colpa sua.
Quando torna a casa, è tutto silenzioso. Entra dalla sala, ma non trova nessuno. Dante e Anita sono in cucina, insieme, così lui ne approfitta "ma', Luna stanotte sta qua a dormire, va bene? C'ha dei casini a casa, non sta bene, non me va di lasciarla lì, sì?"
Sua madre annuisce, ma sembra preoccupata. Anche Dante lo è. L'ultima volta che gli ha visto quello sguardo addosso, è stato quando si era messo nei casini con Sbarra. Non capisce.
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In virtù della legge morale
FanfictionDove Manuel affronta un lungo e tortuoso (e oserei dire anche abbastanza doloroso) percorso di accettazione di sé.