Epilogo

212 12 0
                                    

Manuel è nervoso, come sempre quando deve fare qualcosa che riguardi Simone.

Ha paura, eppure è allo stesso tempo certo di star facendo la cosa giusta.

Il cielo è sereno, è una domenica di sole, e per essere solo aprile fa veramente caldo. Simone scende dalla moto e afferra Jacopo portandoselo al petto. Lo appoggia delicatamente per terra, e Manuel ride con dolcezza quando il piccolo barcolla un po' prima di cadere. Invece di scoppiare a piangere, inizia a ridere rumorosamente e cerca di risollevarsi.

"Sta tutto qui" pensa Manuel. "La mia vita è tutta qui."

Prende in braccio il figlio mentre Simone si allontana per raccogliere dei sassi e inizia a farli rimbalzare nel fiume.

"Fai una cosa per papà Manuel?" chiede sottovoce. Lui annuisce platealmente e lentamente, portando la testa prima all'indietro poi sul petto. "Vai da papà Simo, lanci un po' di sassi e poi lo riporti qui, sì? Lo fai?"

"Sì" risponde, e lui si domanda quando mai smetterà di stupirsi per l'amore che prova per suo figlio.

Mentre lui si allontana incespicando, Manuel si infila una mano in tasca e la tira fuori tremante. Guarda la scatolina con gli occhi inumiditi, e non riesce a credere a quello che sta per fare.

Si inginocchia lentamente, e aspetta che Jacopo e Simone si girino e si avvicinino. Quando il suo fidanzato lo vede si copre la bocca con una mano, e gli occhi gli si riempiono di lacrime. Vorrebbe correre, ma ha il bambino in braccio e si trattiene.

Quando lo raggiunge lo appoggia a terra e guarda Manuel a lungo, prima di inginocchiarsi a sua volta e prendergli il viso tra le mani.

"Cosa stai-" inizia a chiedergli, ma Manuel gli posa un dito sulle labbra e lo zittisce.

"Aspetta. Devo dirti una cosa." gli trema la voce, ma non è importante. "Innanzitutto, ti ho portato qui perché volevo esse' sicuro che ripensando a questo posto tu pensassi a me e non allo scozzese."

Simone ride "sei un idiota" gli dice.

"Aspetta, non ho finito. Soprattutto, quello che volevo dirti, è che da quando ti conosco a me non frega più niente della legge morale, perché sei tu la mia legge morale, in ogni universo. Io senza di te non so più chi sono." Si schiarisce la voce "in virtù di questo, e del fatto che con te sarò sempre moralmente giusto kantianamente parlando, vuoi sposarmi, Simone Balestra?"

Quelle parole suonano così giuste, al suo orecchio, e Manuel ripensa alla versione di sé più giovane di dieci anni, che aveva paura anche solo di ammettere a sé stesso ciò che provava per l'uomo che gli sta inginocchiato di fronte. Questa vittoria è anche sua, si dice.

Simone gli getta le braccia al collo "sei un grandissimo pezzo di merda, lo sai?" gli chiede bagnandogli tutto il collo di lacrime. "Sì, Manuel Ferro, in virtù della legge morale di cui non ci frega niente, voglio sposarti."

In virtù della legge moraleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora