13.

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Manuel sta tenendo ben salda la mano di Simone. Non parla veramente con lui da gennaio, dal giorno in cui ha ammesso a lui e a sé stesso che Simone gli piaceva.

In realtà, da quel giorno non parla quasi più con nessuno. L'idea malsana che quella conversazione ha scaturito ha assorbito ogni sua energia.

Oggi è il diciottesimo compleanno di Simone, e Manuel è teso come una corda di violino, ha paura.

Paura di fallire, paura di sbagliare. Paura, anche, di riuscire.

Toglie la benda a Simone.

Lui si stropiccia gli occhi, ma non capisce. D'istinto lo guarda confuso.

Manuel ridacchia, aspettando che lui realizzi.

La faccia che fa in quel momento è impagabile. Piega la testa lievemente all'indietro.

"No." dice. "No Manuel." Lui ride

"Che cazzo ridi? sei diventato matto?"

Si avvicina cautamente al motorino, bianco, che Manuel si è impegnato a riparare negli ultimi due mesi. Lo guarda con riverenza, e prende con le mani un po' tremanti il biglietto che c'è appoggiato sopra.

"Così magari capisci che sono diventato un po' meno merda.
Solo un po' però.
Auguri Balestra Junior."

La grafia fa schifo così, per distrarlo da quel pensiero, Manuel se ne esce con "oh, il tuo nun se poteva ripara' proprio. Però questo n'è così mal-" deve ancora finire la frase, che si ritrova le braccia di Simone allacciate al suo collo. Quello slancio gli fa un po' perdere il fiato. Lo abbraccia a sua volta poi, quando lui allenta un po' la presa, lascia scivolare le braccia fino ai suoi fianchi. Simone sussulta sotto il suo tocco, poi appoggia la fronte contro la sua. "Grazie" sussurra.

Manuel si schiarisce la gola "che, non lo provi?"

"Io lo provo" risponde "ma tu vieni con me."

"E dove vuoi andare?" gli chiede.

"Tu vuoi sapere troppe cose." afferma salendo sul motorino.

Manuel si aggrappa a lui scuotendo la testa.

Rimane sbalordito quando si accorge che Simone sta prendendo la strada per il fiume.

"Sei scontato" gli dice una volta arrivati, mentre si toglie il casco.

"Questa è l'unica strada che so." mente lui.

Manuel si siede sul motorino con le gambe a penzoloni e Simone si piega a raccogliere alcuni sassi. "Di che sogno parlavi?" esordisce.

"Ma che stai a di'?" chiede lui, confuso.

Simone lancia un sasso. "Quando abbiamo litigato, a gennaio, tu mi hai detto che nel tuo sogno non finiva così. Di che parlavi?"

Manuel allora ricorda e preferirebbe morire, che l'acqua lo trascinasse via con sé in quel preciso istante. "A gennaio? Secondo te me ricordo un sogno che ho fatto a gennaio?" tenta di mentire.

Ma Simone è ostinato. "Sì."

Manuel alza le spalle.

"Allora?"

Inspira profondamente "se t'azzardi anche solo a ride t'assicuro che faccio finì questo coso dentro al fiume."

Simone incrocia i due indici sulla bocca.

"Ho sognato che non te spostavi, quando ci baciavamo a Natale. E poi..." dice, poi ci riflette e si ferma.

"E poi?" gli chiede Simone, con suo grande orrore.

In virtù della legge moraleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora