Quando Manuel si sveglia, è mattina presto. Non ha sonno.
Ha sempre sonno tranne quando può dormire, che vita di merda.
è Santo Stefano, ma a casa loro è un giorno come tutti gli altri.
Prende il telefono e controlla la home di Instagram, ma si stanca dopo poco; è piena di foto di Natale, di gente che finge di avere un rapporto con persone con cui non parla da anni. Famiglie che si sono sempre odiate che decidono di fare finta di amarsi solo perché la società impone di essere tutti più buoni a Natale. Non li capirà mai.
Decide di studiare, magari è un buon modo per farsi tornare il sonno, così si alza, va in cucina, afferra un cornetto dalla credenza e gli da un morso mentre si siede al tavolo. Non ci capisce un cazzo, è strano fare i compiti senza Simone. Non gli piace.
Mentre formula quel pensiero, qualcuno entra in cucina. Alex.
" 'Giorno" dice "vado a fare un giro in centro, vieni?"
Nella sua testa, Manuel pensa due cose: la prima è che questa richiesta non ha un cazzo di senso, perché fino a ieri la coppietta felice era infelice per colpa sua. Ma Roma è Roma, non si rifiuta.
La seconda è che Simone non ha tutti i torti, un po' lo capisce. Alex è bello. Bello e imponente. Magnetico. Non come lui, pensa. Chissà che faccia deve avere, alle otto di mattina, dopo una notte insonne passata a pensare a tutte le cose che non vanno nella sua vita.
Così lo guarda di sottecchi, sorpreso, senza preoccuparsi di nascondere la sua perplessità. "Io e te" dice "a Roma. Da soli."
Alex ride "eh. Io e te a Roma da soli. Pensi che possiamo comportarci come due persone civili o abbiamo bisogno dell'interprete mediatore?"
Manuel scuote la testa "siete proprio uguali voi due. Ma come cazzo parlate?"
Lui lo guarda spazientito "allora vieni o no?"
"Ma te sei sicuro che a Simone va bene 'sta cosa, sì?" Alex annuisce convinto. "Eh allora sì che vengo."
"Tanto questo prima delle dieci mica si sveglia, oh" dice, poi scoppia a ridere "l'ho detto bene?"
Manuel scuote la testa, di nuovo. "Sì, vai" gli dice, spingendolo leggermente mentre inizia a raccogliere le sue cose.
***
Roma è bellissima sempre. Anche quanto è piena di turisti. Soprattutto se sai dove andare per evitare la gente, e ancora di più se è un giorno soleggiato, nonostante sia dicembre.
Alex e Manuel sembrano due amici, visti da fuori. Chiacchierano di Glasgow, di Roma, di infanzia, prendendo un caffè come due vecchi conoscenti che devono recuperare una vita. Evitano accuratamente di nominare Simone, ma Manuel sa bene che c'è un motivo se sono lì, e sa che Alex non l'ha portato fuori da casa, in centro a Roma, mentre Simone dormiva, per prendere un caffè. La verità è che ha paura, quindi spera che il biondo sia clemente e gli risparmi la ramanzina. Non si riconosce più, ad avere paura della ramanzina di uno sconosciuto.
Ad un certo punto, mentre stanno camminando, lui si ferma e lo guarda. Manuel trema.
"Senti" gli dice "volevo scusarmi per quello che vi ho detto, l'altra sera. Non lo pensavo."
Manuel è sollevato, talmente tanto che si permette di tornare ad essere lo stronzo di sempre "sì che lo pensavi. Ma non è a me che devi chiede' scusa. Te devi scusa' con Simone. Io manco so che faccia c'hai, sai che cazzo me frega se pensi che so' un disgraziato."
Alex scuote la testa "no, no. Non sono stato corretto con te, scusami."
Manuel alza le spalle. Non gli interessa più quello che ha da dire, non era quello che temeva, può ricominciare a respirare.
Alla fine però, Alex arriva al punto.
Sono seduti su una panchina, Manuel ha lo sguardo verso l'orizzonte, ma il biondo si gira verso di lui e appoggia le mani sulle ginocchia.
"Ti posso fare una domanda?" gli chiede.
"Che stronzata" dice lui "e se ti dicessi di no?"
"Non insisterei. Ma siamo partiti col piede sbagliato e non ho intenzione di litigare con te. Mi piace parlarci, con le persone. Dialogarci. Però so anche incazzarmi e litigare, se preferisci."
Scacco matto. Manuel è bravissimo a incazzarsi e litigare, ma sarebbe una battaglia persa in partenza.
"Fammi 'sta domanda." risponde quindi, svogliato. Alex sa bene di avere il coltello dalla parte del manico. "Cosa c'è tra te e Simone?"
La testa di Manuel gira pericolosamente. Non deve darlo a vedere, però, quindi dice: "originale" poi prosegue "che te devo dì, se anche te rispondo che siamo amici, me credi?"
"No. Facciamo così. Sono più specifico. Vi siete baciati?"
Manuel vorrebbe scomparire. Vorrebbe che la panchina su cui sono seduti sprofondasse, li inghiottisse. Ma non succederà, quindi si limita ad annuire "oh, ma non c'è stato niente. Solo una volta, un anno fa. Manco sapeva che esistevi. Me sa che eravamo pure un po' ubriachi." omette volontariamente di averlo baciato la mattina della vigilia di Natale. Tanto Simone è stato chiaro, la sua era tutta compassione.
"Avete scopato?"
Manuel si prende la faccia tra le mani, ma non risponde. Ripensa al cantiere, a come si è buttato su di lui solo perché Alice l'aveva lasciato. A come ha dato la colpa a lei, o a Chicca, per essersi preso Simone solo perché sapeva che ci sarebbe stato.
Ripensa alla sua foga, alla sua cattiveria mentre Simone lo trattava con dolcezza. Mentre lo accarezzava come se avesse la cosa più preziosa del mondo tra le mani.
"A me mi piace Chicca. Mi piace Alice. Tu per me manco esisti."
Manuel non se lo merita, Simone. In quel momento se ne rende conto. Si rende conto di avergli fatto del male, di essere stato ingiusto con lui. Di avergli dato la colpa per avergli fatto provare qualcosa di cui aveva terribilmente paura.
"Allora?" gli chiede Alex, riportandolo alla realtà.
Manuel annuisce. "Solo una volta però."
"Capisco."
"Che devi capire?"
"Manuel, voglio essere chiaro con te. Io amo Simone, come non ho mai amato nessuno in vita mia, ma non ho intenzione di essere il tuo ripiego."
Lui scuote la testa "ma che ripiego e ripiego. So' stato una merda con lui" dice, senza pensarci "l'ho trattato da schifo, e ho avuto quello che mi meritavo. Però lui adesso sta bene con te, no?"
Alex non risponde alla sua domanda, piuttosto dice: "tu Simone non te lo meriti, è vero, ma a lui non frega un cazzo. A Simone non frega un cazzo se te lo sei scopato in un cantiere perché una di trent'anni t'aveva mollato. O se l'hai chiamato frocio davanti a tutti perché aveva raccontato alla tua ragazza quello che facevi. Non gliene frega un cazzo che per te s'è quasi ammazzato, come non gliene frega un cazzo di dove lo potresti portare. Farebbe tutto quello che gli chiedi. Non lo capisci, questo? Simone non vede che per te non vale niente, quello che avete. "
Manuel si rende conto che lui ha ragione. La sua presenza è pericolosa per Simone, in tutti i sensi.
"Quante cose sai di me? Eh, Manuel? Tu non sai un cazzo di me, ma io so tutto di te. So anche come si chiamano quelli per cui lavori, perché è di questo che Simone parla con me. Ma tu proprio non lo capisci, vero?"
A Manuel crolla la terra da sotto i piedi.
"Simone non è capace di amare nessun altro. Prenditi cura di lui, per favore." Gli dice, e lui non capisce.
Manuel non capisce così sta in silenzio, si alza e torna verso il suo motorino, mentre Alex gli fa strada senza guardarlo.
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In virtù della legge morale
FanfictionDove Manuel affronta un lungo e tortuoso (e oserei dire anche abbastanza doloroso) percorso di accettazione di sé.