2. Grassone ignorante

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"... è importante che tu non mi tocchi." Aveva detto quella sconosciuta a Vinicio, ma lui era lì accanto a lei quando la serpe la catturo' tra le spire. Era lì per grazia del fato, per volere del destino, e fu pronto.
Il momento dopo in cui la vide scomparire silenziosamente tra i flutti afferrò la borsa che gli galleggiava a fianco, prese un coltellino da una tasca e si tuffo' verso la sua figura sfocata, che vedeva poco più a fondo.
La ragazza cercava di staccare la serpe dalla caviglia senza nessun risultato, quindi tese una mano verso il ragazzo che si era dimostrato, finora, l'unica ancora della sua salvezza.
Vinicio la afferrò con fermezza e tirò con forza verso di se. Istantaneamente la sentì perdere i sensi, era divenuta una bambola senza vita.
Fu facile ferire la serpe, che appena assaggiata la lama si ritirò sgusciando, lo fu molto meno provare a risalire in superficie con un corpo inanimato fra le braccia.
Per quanto il giovane si sforzasse gli sembrava di rimanere sempre nello stesso punto, per ogni attimo che passava sentiva la sua scorta d'aria consumarsi irrimediabilmente.
Il suo cuore batteva veloce avido d'ossigeno.
Non l'avrebbe lasciata
Non la lascerò
Annaspo' ancora e ancora senza risultato, i muscoli cominciavano a cedere, la speranza ad esaurirsi.
Guardando un ultima volta verso la superficie, verso la luce, vide qualcosa portare il buio più completo. La Humanitatis era a pelo d'acqua e li stava letteralmente pescando con una rete metallica.
La prima boccata d'aria lo fece tossire grassamente, aveva il cuore a mille e sopra di lui teneva stretta la giovane svenuta. Si accerto'che respirasse ancor prima di sincerarsi delle sue stesse condizioni.
Respirava. Respiravano entrambi. L'aria non era mai stata così buona, persino quella di Golgota.
In una manciata di secondi si trovò appeso nel vano di carico della nave. Fissato freddamente da una ventina di soldati, ognuno un fucile, ogni fucile puntato alla sua testa bagnata.
Il Comandante si avvicinò alla rete tenendo in mano un oggetto piatto e rotondo. Vinicio sapeva di cosa si trattava, era senza dubbio una placca: lo strumento utile all'identificazione immediata di qualsiasi soggetto. Dava le informazioni piu dettagliate ricavandole dal dna, la sua precisione era assoluta. Inoltre la si usava anche come schermo ai raggi x, in questo modo si poteva verificare anche la salute fisica.
Tese il braccio verso il Comandante senza neanche farselo chiedere e naturalmente l'uomo in divisa non dette nessun segno di cordialità o semplicemente di educazione.
Tipico...
Il Comandante sfrego'la placca sul braccio del ragazzo e osservò il responso sullo schermo: 100% umano.
Sfilo'i guanti, li ficco'in tasca e fece cenno ai suoi uomini di calare la rete a terra.
"Benvenuto su Serafino, la nave di salvataggio di Humanitatis- Aiutò Vinicio ad alzarsi e aggiunse- Sono il Comandante Falco, e tu sei..."
Oddio... questa mania di lasciare le frasi in sospeso per farle completare all'interlocutore...
Falco aveva almeno cinquant'anni, l'espressione vuota, lo sguardo sfuggente, il fisico di un campione a chi mangia più panini farciti. Mentre parlava, ogni suo gesto trasmetteva inadeguatezza, imbarazzo misto a strafottenza. Ovviamente Vinicio, che amava approfondire fino alla nausea qualsiasi argomento gli interessasse, aveva studiato a fondo cinesica, quindi capiva lo stato d'animo di un essere umano semplicemente restando a guardarlo. Inizialmente vi si era interessato pensando che gli sarebbe tornato utile con le donne, in realtà capì che tutti mentono in continuazione, anche sulle cose più stupide.
"Mi chiamo Vinicio, ho un permesso di studio, è tutto in regola."
"Uno studioso!" Disse Falco guardando il ragazzo dall'alto verso il basso e cercando di farglielo notare il più possibile.
Grassone ignorante...
"Già..."
"Bene, potrai tornare ai tuoi studi molto presto... ti sei semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato..."
Nel frattempo due soldati avevano raccolto e avvolto in una coperta la ragazza bionda dileguandosi velocemente.
E a me nessuno dà una coperta? Ok, me lo aspettavo...
"Prenderai una scialuppa per tornare a terra. Siamo già in viaggio."
Vinicio seguì il Comandante lungo un corridoio grigio dalle pareti troppo strette, claustrofobico.
L'unico pensiero che occupava la sua mente era lei, la sua ninfa e la sua identità misteriosa, il suo ruolo in quella strana storia. Non riusciva a togliersela dalla testa, la sua espressione preoccupata, la voce delicata. Si schiari' la voce:
"La donna?" Chiese poi fissando la nuca di Falco che camminava a passo spedito di fronte a lui facendogli strada. Gli sembrò quasi di vedere i capelli brizzolati drizzarsi, appena posta la domanda, a quanto pare scomoda.
"Starà bene." Si limitò a boffonchiare.
Arrivarono ad una stanza circolare con diverse aperture, ognuna con anticamera di decompressione. Erano tutte entrate per le scialuppe.
Falco gli mostrò come impostare il pilota automatico digitando la destinazione su uno schermo e mimo' quali leve tirare.
"Una volta chiusa la porta sono cazzi tuoi, si può gestire solo dall'interno. "
Appena ebbe terminato questa frase di dubbia gentilezza un forte scossone lo schiaccio'alla parete strappandogli un urlo di sorpresa.
Vinicio si teneva saldamente a delle maniglie, giustamente applicate per una evenienza simile.
Lo scossone fu solo il primo di una lunga serie, la nave sembrava essere diventata un giocattolo nelle mani di un bambino troppo vivace, totalmente fuori controllo.
Il Comandante Falco cominciò a rimbalzare, in tutta la sua morbidezza, da un lato all'altro, imprecando e urlando.
I soldati si spingevano l'uno con l'altro e tentavano di raggiungere le loro postazioni , utili ad una efficace difesa e un eventuale attacco. Gridavano tutti all'attacco della Falena.
8 non molla...
Pensava Vinicio sorridendo.
I colpi della Falena erano andati a buon fine, il labirinto di corridoi della Serafino brulicava di esseri umani in preda al panico, ogni boato generava uno scossone da cui derivavano urla di terrore.
L'effetto sorpresa aveva funzionato.

"Lasciatemi!!"
Vinicio riconobbe una voce femminile emergere da quel trambusto infernale e si gettò a perdifiato verso la sua fonte.
Le stanze erano tutte uguali, per terra rotolavano utensili e oggetti di vario tipo, nonché pezzi della nave stessa che, sotto i colpi incessanti della Falena, si smantellava lentamente.
Il principino Vin veniva sbalzato da una parte all'altra ma con agilità sfruttava ogni colpo a suo vantaggio: saltando sui muri, scavalcando soldati, appendendosi a sporgenze e scanalature. Nessuno sembrava interessato alle sue faccende e in breve la trovò: cercava di divincolarsi dalla stretta di due soldati che la trascinavano a forza verso una botola aperta poco distante.
Vinicio sfrutto' un'inclinazione momentanea della Serafino e saltò a pièpari in faccia al primo soldato che finì a terra stringendosi il viso tra le mani. Non credeva nemmeno lui di aver eseguito un'azione tanto efficace.
Il secondo soldato lo afferrò prontamente alle spalle immobilizzandolo e spegnendo la fiamma di orgoglio appena accesasi nel suo petto.
Era forte, addestrato, Vinicio sentiva che sarebbe stato quasi impossibile liberarsi dalla sua stretta, così puntò i piedi nudi ai lati della botola mentre lo spingeva sempre più forte verso la sua apertura.
Un forte suono metallico.
Le ginocchia del soldato cedettero improvvisamente e Vin ci si ritrovò sdraiato di schiena. Guardando verso l'alto vide il viso della sua ninfa che gli sorrideva e in mano stringeva, tremante, una lunga barra d'acciaio.

Intanto all'interno della Falena, il comandante Noa sorrideva compiaciuto godendosi il fallimento del nemico:
"Non esagerate ragazzi... abbiamo qualcuno da recuperare là dentro..."
Davanti a lui, senza voltarsi, annuirono cinque figure dai tratti estremamente particolari. Quella più a destra emise alcuni suoni simili a dei fischi e Noa scoppiò a ridere di gusto.
"Santo cielo Khun! Queste lenti traduttive devono essere state inventate apposta per ridere delle tue battute! Ahahah..."
Khun scosse la testa lunga e scura toccando il monitor con le dita tentacolari.
"Comandante devo dare l'ordine di recupero?" Chiese la figura vicina dagli occhi grandi e dorati.
"Manda la squadra."
Questa si affrettò ad impartire l'ordine in un piccolo microfono e si lascio sprofondare nella poltrona massaggiandosi le tempie.
"Speriamo che sia ancora viva..."
"Non è nel loro interesse che muoia..."
"Non mi stupirebbe se la uccidessero per farci un dispetto."
Il comandante fissò un monitor, nel suo cuore sapeva, la missione sarebbe terminata con successo.

Sulla Serafino, Vinicio aveva preso per mano la sua ninfea e la tirava nei corridoi, a ritroso, sulla strada che aveva percorso dalla scialuppa fino a lei.
Per fortuna era abituato ad orientarsi, a memorizzare anche i più piccoli particolari di ogni cosa che lo circondava e non gli fu difficile arrivare a destinazione. Si catapulto'nell'anticamera con la ragazza e tirò con forza la leva della porta a chiusura ermetica. Appena questa si chiuse comparve dall'oblo'la faccia rotonda e paonazza del Comandante Falco che cominciò a sbattervi contro il pugno, come se fosse bastato ad aprire una porta del genere.
"Bastardo!! Apri questa dannata porta!!"
Puntò un dito grassoccio contro il vetro sputacchiando.
"Non sai in che casino ti stai ficcando, BRUTTO STRONZO!!"
Vinicio lo guardò sollevando le sopracciglia:
"Com'è che avevate detto, Comandante? Ahh Sì..! Una volta chiusa la porta sono cazzi miei... Giusto?"
Falco sgrano'gli occhi e restò a fissarlo a bocca aperta mentre impostava il pilota automatico sulle coordinate del pianeta 8.
Vin si voltò un'ultima volta verso l'oblo':
"La ringrazio per avermi insegnato ad usarlo... io... imparo in fretta!"
Detto questo tirò la leva di espulsione e la scialuppa si allontanò delicatamente dalla Serafino fluttuando nell'oceano dell'oscuro universo.
Vinicio guardò l'allontanarsi della nave con profondo sollievo, continuò a guardarla finché non diventò un granello di sabbia.
"Mi chiamo... Nayeli."
Si voltò e la vide seduta in un angolo, con le gambe incrociate e la schiena ben diritta. Gli occhi stanchi, segnati ed i capelli arruffati la facevano apparire molto fragile, in contrasto con la postura fiera e ferma .
"Che razza di nome sarebbe?" Sorrise.
"È molto antico!" Rispose lei irritata e cominciando a passarsi le dita fra i capelli cercando di scioglierne i nodi.
"Io sono..."
"Vinicio... lo so...".

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