13. Gelosia

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Il profumo di ambra aveva intriso i suoi capelli. Era successo quando erano già in viaggio verso la cittadella. Poco prima di arrivare alle mura, in uno stretto corridoio roccioso fra i tanti che percorrevano il paesaggio arido, Xerses aveva fermato inaspettatamente la moto e si era voltato senza scendere. Non si tolse nemmeno gli occhiali, solo il casco, che lasciò scivolare a terra con lentezza. Nei suoi gesti lenti si agitavano mille domande e stupidi pensieri.

"Ti prego dimmi a cosa stai pensando.." Le sussurrò con un sorriso instabile.

Nayeli slacciò le cinture che la tenevano legata e si avvicinò per toglierli gli occhialoni tondeggianti. Li sfilò con delicatezza, rivelando alla luce quegli occhi che tanto l'avevano turbata fino ad ora. Gli occhi che adesso poteva ammirare liberamente, lo specchio della sua anima.

"Mi piace la tua anima, Xerses. Non se ne vedono molte come la tua. Da bambina mi divertivo a catalogarle tutte, a distinguerle una per una. La cosa più facile fu paragonarle a cose semplici da ricordare. Con caratteristiche specifiche." Il capitano la ascoltava accarezzandole una mano con le dita. Per Nayeli era difficile rimanere concentrata, lo provavano lunghe pause e balbettii imbarazzati. "La tua anima è quella che io associai al ferro."

"Non mi sembra un materiale molto pregiato..." Mentre parlava fece risalire le dita fino all'incavo del braccio, sotto la divisa.

"I colpi inferti ad un pezzo di ferro lo trasformano in una spada..."Rispose Nayeli. Lui chiuse le dita intorno al suo braccio, poi la tirò più vicino a se, facendole riconoscere l'odore della sua pelle. La rosa sul suo collo sembrava esigere baci e carezze. Se ne stava schiusa e buona, circondata dalle spine accuminate.

"Una spada... Allora sarò la tua spada, Nayeli."

Sfilò il nastro dai suoi capelli facendoli ricadere come una bianca cascata, la baciò su una guancia e l'attirò ancora più vicina, in braccio a sé. La avvolse in un abbraccio stretto, un abbraccio di momentaneo addio. "Non avrò modo di stringerti così per un tempo che mi sembrerà interminabile, anche se in questo stato mi sembrerebbe interminabile anche un solo istante, lo so... Ascolta..." La guardò tutta, dai capelli agli stivali. "Non possiamo raccontare a nessuno quello che è successo... Dovremo nasconderlo fino alla sconfitta di Veternus..."

"Xerses non voglio che ti accada qualcosa..." Nayeli si appese alle sue maniche sconsolata. "Se scopriranno ciò che è successo...."

"Perché non mi hai rifiutato..?" Se lei lo avesse fatto nessuno avrebbe rischiato niente, la paura che adesso provava non sarebbe esistita.

"Sono stata egoista... Ero a conoscenza delle conseguenze ma... Quel maledetto filo rosso stava tirandomi verso di te..." Nayeli ormai aveva capito dove portava quel filo e sapeva che non si sarebbe più potuto accorciare, ne recidere, solo assecondare. L'imperatrice lo sapeva.

"Sono felice che tu sia stata egoista."

L'imperatrice LO SAPEVA GIÀ ... Improvvisamente le tornò alla mente la grande palla di vetro piena di farfalle e le labbra rosse di quella donna. Ripercorrendo gli attimi di quell'incontro ricordò che lei già sapeva dove conduceva il suo filo rosso. Forse per lei era stata solo una probabilità, una congettura con una certa percentuale di successo. Non poteva essere certa di ciò che sarebbe potuto succedere. In caso contrario non avrebbe concesso loro nessun contatto, nemmeno uno sguardo da lontano. Nayeli non capiva. Appoggiò la fronte alla sua e si lasciò accarezzare ancora.

Fu così che i suoi capelli si intrisero del suo profumo.

Era tardi quando Xerses arrivò alla Locanda dei Ricordi. Un nome piuttosto romantico per un luogo frequentato da soldati, prostitute ed artisti. Aveva a che fare coi ricordi scomodi che solitamente si vuole annegare in un bicchiere; tante volte però, il numero dei bicchieri superava quello dei ricordi e questi ultimi diventavano solo una scusa , buona per essere annegata anch'essa. Alla fine, ad essere annegati, erano anche gli innocenti pensieri.

VETERNUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora