L'alloggio di Nayeli era nell'area dei Figli Dell'Impero. Un'immensa ala della Reggia dedicata ai cinque figli degli imperatori.
La prima cosa che notò oltrepassando la porta di legno scuro intarsiato fu il profumo di fiori di campo appena accennato, proveniente dalla alta porta di vetro aperta che dava sulla terrazza, agghindata di fiori come un carro festoso in onore della primavera.
Mosse i primi passi assaporando il pavimento riscaldato, scuro e opaco.
Il letto era rotondo e appena rialzato da terra, tastandolo lo trovò di una morbidezza commovente.
Dietro ad uno pecchio scorrevole scoprì una cabina armadio con una miriade di abiti della sua taglia esatta, ordinati per colore e necessità. E poi biancheria intima, gioielli, prodotti per la cura della persona e un grande vassoio con frutta fresca affiancato da diverse brocche di vetro piene d'acqua.
Si fermò ad osservare la frutta e nel passarla da una mano all'altra notò di averle entrambe sudice.
A dire il vero era da capo a piedi un tripudio di sporcizia.
Entrarono improvvisamente due donne, una giovane dai capelli nero bluastri e la corporatura minuta, l'altra piuttosto anziana, con i capelli striati di grigio raccolti in una treccia laterale.
"Signora, siamo le sue serve." Disse quest'ultima. " Io sono Rachele e lei è Moa"
"Non ho bisogno di serve" Si affrettò a puntualizzare Nayeli.
"È un ordine dell'imperatrice" Rispose freddamente Moa passandole accanto, spedita verso la sala da bagno come se stesse partecipando ad una competizione di corsa.
Nayeli sentì scorrere l'acqua e sospirò a fondo. Era troppo stanca per cavalcare una ribellione, aveva solo voglia di un tiepido bagno che la rigenerasse, che lavasse via un po di pensieri che le si erano affollati nella mente.
Lasciata sola, nella tonda vasca di pietra grezza, si soffermo' ad ammirare l'enorme mosaico che occupava l'intero soffitto a volta, trasformandolo nello scorcio di un alba perfetta, dai riflessi nordici. Pensò alla sua infanzia, a prati e farfalle.
Pensò alla lettera che le aveva scritto sua nonna senza neanche averla mai conosciuta, penso ad un cavallo pezzato che aveva chiamato Repentino.
Cavoli se correva.
Quella volta in cui aveva litigato con sua madre... correva tanto che pensava avrebbe preso il volo.
Quella volta mia madre aveva ragione.
Districati i nodi nei capelli, indossato un comodo pigiama bianco, si addormentò ancor prima di toccare il letto e non fece neanche l'ombra di un sogno.Fu svegliata qualche ora più tardi da Rachele, la serva anziana.
"Signora, avete delle visite..." le disse accostandosi vicino al letto senza però avvicinarsi troppo.
Nayeli schiuse appena gli occhi e si sedette lentamente, spostando i capelli da un lato.
"Chi?" In quel momento non sarebbe riuscita a far uscire che monosillabi.
"Il vostro fidanzato, quel ricciolino tanto carino!" Urlò la serva dalla sala da bagno, intenta a strofinare la vasca.
Nayeli restò a fissare un punto nel vuoto, corrugando la fronte in un'espressione sorpresa.
"Non è il mio fidanzato" Sussurrò sfregandosi gli occhi.
"Scusate, sono stata maleducata - disse poi spuntando dall'uscio- Non dovevo permettermi, mi dispiace..."
"Non devi scusarti... io..."
La interruppe un urlo eccitato:
"Nayeli!!" La voce di Vinicio proveniva proprio da dietro la porta.
"Nayeli!! Secondo l'orologio locale sono le cinque del pomeriggio!
Se non ti sbrighi sarà troppo tardi!
Voglio andare al mercato!
Nayeliiiii!!"
La ragazza non poté fare a meno di sorridere e si preparò il più in fretta possibile.
Quando uscì dalla stanza trovò Vinicio e Rachele impegnati in una discussione piuttosto accesa.
"Lei non può venire ad urlare qui, lo capisce?! Ci sono le stanze dei Figli Dell'Impero qua vicino!"
Rachele gli sventolava uno straccetto umido davanti al naso.
"Signora si calmi! Perché non mettete un citofono, allora?! Ho bussato ma nessuno ha risposto!- vide Nayeli, pulita e profumata in un grazioso vestito lungo fino alle ginocchia che metteva in risalto le sue forme delicate.- Stai benissimo... non che prima stessi male eh... Solo che ora con..."
"Bla bla bla, bla, bla. Quante chiacchiere! - lo interruppe Rachele con la sua voce sgraziata- le costa tanto dire che è bellissima? Bel-lis-si-ma!"
Già occupata in altre faccende si allontanò continuando a brontolare su quanto fossero fastidiosi i giri di parole, sul fatto che di uomini con le palle non se ne trovassero più e infine sul caldo che le seccava la pelle creandole rughe su rughe.
"Comunque anche tu sei molto diverso! Stai davvero bene."
Nayeli pensò che Vinicio fosse davvero un bel ragazzo, sapeva bene di non essere in grado di provare oltre.
Gli era stato spiegato che gli Esseri di Luce fossero incapaci di amare. Che era un sentimento autolesionista e inutile.
Le si strinse il cuore cercando di soffocare l'affetto crescente che provava nei suoi confronti e Vin accenno' un sorriso, cogliendo quel malessere.
"Ho avuto il permesso di portarti al mercato..." disse poi con estrema soddisfazione.
"Permesso?"
Si avviarono verso la lunga scalinata a chiocciola che portava, alcuni piani più in basso, al piano terra e alla navata centrale della costruzione.
"Si! Ho dovuto chiedere al Capitano della difesa... subito non ne voleva sapere, poi gli ho rotto talmente tanto le scatole che non ha potuto dirmi di no, ha accettato. A condizione di essere sorvegliati da due elementi della prima squadra. Ci aspettano all'ingresso. "
"Non sono libera di uscire?"
"Hai presente chi sei? -Vinicio si fermò e la guardò preoccupato- Non penso che Humanitatis getti la spugna facilmente...tu... ma da dove vieni? Io non dovrei nemmeno parlarti, capisci?! "
Nayeli sospirò aggrappandosi al suo braccio, causandogli un fremito improvviso. Lo ignoro' momentaneamente.
"Vin, ascoltami, non c'è persona che non meriti di parlare con me. E tu sei... una persona splendida. La migliore che io conosca. Voglio spiegarti tutto. So che puoi aiutarmi."
"Certo che ti aiuterò -passò con timidezza una mano sui chiarissimi capelli, lisciandone una cioccace ammirandone i riflessi- Farò un sacco di ricerche per te. "
Per Vin, fare ricerche, era come per un bambino andare al parco dei divertimenti.
Nayeli annuì e si ritrovarono all'ingresso del palazzo. Due soldati in borghese li salutarono con un inchino.
"Buonasera Lettrice, io sono Rufus e lui è Pedro"
Rufus aveva lo sguardo vispo di un bambino, i capelli corti e di un biondo chiarissimo che risaltava ancor di più sull'abbronzatura dorata; il viso di Pedro aveva linee dure e nette, una cicatrice sul mento e lunghi capelli castani legati da un nastro di raso nero.
Rufus continuò " Vi chiedo solo di indossare queste due collane... servono a monitorare i vostri valori vitali in tempo reale. Li vedremo tramite delle lenti a contatto calibrate appositamente. "
I due ragazzi le indossarono senza obiettare. Sembrava un comune oggetto di bigiotteria.
"Solo un'ultima cosa... -Rufus si rivolse direttamente a Vinicio con uno sguardo che lasciava intendere un romanzo di sottintesi- La Lettrice di Anime è inviolabile. In tutti i sensi. Non è permesso toccarla, ci siamo capiti?"
"Per chi mi hai preso?" Rispose Vin assottigliando lo sguardo.
Rufus, impassibile, gli fece cenno di andare e in pochi minuti di cammino furono all'ingresso del mercato.
Fra le genti che riempivano le correnti di passanti si sentivano parlare lingue differenti, risate, contrattazioni animate, i bambini schizzavano in gruppetti scalmanati. Il vento caldo muoveva i tessuti facendoli ondeggiare e portava con sé i profumi delle pietanze e delle colonie, mescolandoli in un mix creativamente curioso.
Vin si fermò di fronte ad un banco di prodotti inconsueti, sembravano comunque commestibili. Guardò la donnina anziana al di là del banco indicandole delle polpette molto scure e chiedendogliene una porzione. Lei non si mosse, congelata in un sorriso di circostanza.
"Vorrei- una- di- quelle!" Provò scandendo bene le parole ma lei non si mosse. Vin scosse la testa riccioluta e si voltò in cerca dell'aiuto di Nayeli ma la vide occupata ad annusare barattoli colmi di polvere colorata, così fece un cenno sconsolato verso le due guardie in borghese che fingevano attenzione verso i banchi vicini. I due si avvicinarono sbuffando.
"Cosa succede?" Chiese Rufus scocciato.
"Potresti farmi dare una di queste polpette?"
I soldati si guardarono e scoppiarono in una fragorosa risata.
"Non hai letto il cartello?"
Vin osservò un pezzo di legno con alcuni simboli.
"Mi spiace, ho saltato il corso di lingue indecifrabili..." Se c'era una cosa che gli faceva saltare i nervi era dover chiedere aiuto trovandosi impreparato su qualcosa.
"Sono polpette avvelenate... per cacciare..." Sussurrò Pedro ghignando del suo pallore improvviso.
"Potevamo comprarne un sacchetto senza dirgli niente..." E risero ancora.
Nayeli sentiva le loro risate lontane, le sabbie colorate profumavano di frutti autoctoni ed erbe aromatiche terrestri. Quella alla menta selvatica le fece tornare alla mente un orticello della sua infanzia, dietro ad una casa dai mattoni rosa, vicino ad un pozzo coperto dal muschio. Il verde brillante delle piccole foglie di menta.
Strano come un odore possa far ribalzare la mente fino ad un colore, una sensazione, un ricordo addormentato sotto ad una coperta.
Gli odori tirano le coperte ai ricordi.
Si irrigidi' percependo il tipo di anima che le si era affiancata. La sentiva oscura e opprimente.
Con la coda dell'occhio scruto' i suoi vestiti nuovi, le rughe profonde ai lati del viso, la barba incolta, grigia. Stava misurando le sue forme con uno sguardo interessato.
"Una bellezza tale non si vede tutti i giorni...- biascico' con un sorriso - Vieni con me, ho degli affari che potrebbero interessarti..."
"No, la ringrazio." Disse fermamente la ragazza voltandosi dalla parte opposta in cerca di Vin.
La punta di un coltello sulla spina dorsale la convinse a fermarsi ancora un po.
"Vieni con me." Le ripeté l'uomo, indicandole la strada da percorrere spingendo con una mano sul suo fianco.
Nayeli avrebbe urlato, avrebbe pianto, ma nella gola le si era formato un gomitolo di terrore grande da sferruzzarci una coperta a due piazze, così mosse i primi passi verso un vicolo poco distante. Cominciò a sudare freddo e ad avvertire il battito del cuore fino in gola.
Rufus e Pedro notarono immediatamente la variazione del suo stato ma non riuscivano a trovarla, era come scomparsa sotto al loro naso. Presi dall'angoscia, fare un errore del genere al loro livello sarebbe stato imperdonabile, si divisero per coprire più spazio possibile. Anche Vinicio cominciò la sua ricerca forsennata, correndo fra i passanti, accucciandosi sotto ad ogni banco, col cuore stretto in un pugno di orride sensazioni. Nel chiamarla a squarciagola giurò a se stesso che avrebbe continuato finché avesse avuto voce.Il vicolo buio era intriso di urina e lerciume, le pareti mangiate dalla secchezza dell'aria, a chiazze, fornivano la scenografia ideale per un atto deplorevole. Nayeli rabbrividi nel sentire la lama trapassarle il vestito, poi uno spostamento improvviso d'aria le portò i capelli sul viso e una mano calda afferrò il suo polso portandola lontano dal suo aggressore.
Il coltellaccio tintinno' sul grezzo pavimento di cemento armato.
Nayeli, a causa della poca luce proveniente dall'imboccatura del vicolo, vedeva solo il contorno di una figura presa ad immobilizzare il delinquente: lo teneva sotto ad un ginocchio, schiacciandolo, mentre tirava il suo braccio dietro alla schiena, portandolo ad una posizione affatto naturale.
"Sei contento di vedermi, Kriader?" Gli ringhio' con disgusto.
La ragazza riconobbe la voce del Capitano Xerses mentre i suoi occhi si abituavano lentamente alla penombra, intravide luccicare il pearcing fra gli occhi, il rovo sul suo braccio destro.
"Hai ricominciato a commerciare schiave?! Non hai imparato niente allora..."
Kriader emise una risatina strozzata, il ginocchio di Xerses si fece più pesante.
Reduci da una corsa forsennata, arrivarono Pedro e Rufus, i loro visi carichi di una tensione palpabile, si appoggiarono alle pareti del vicolo ansimando. Lo sguardo di disapprovazione del Capitano gli trafisse la testa da parte a parte, come una freccia conficcata nel cranio. Nayeli incrocio' quello sguardo, si aspettava le iridi verdi del loro primo incontro, invece le scoprì nere come la notte. Piene come quelle dei predatori nell'attimo dell'attacco.
Si allarmo' quando lo vide tirare quel braccio ancora più indietro, spingendo ancora di più con il ginocchio il resto del corpo.
Xerses se ne accorse.
"Falla voltare." Disse indicandola ma senza guardarla.
Rufus si avvicinò a Nayeli e si pose fra lei e cio che stava accadendo, poi le tappo' le orecchie con i palmi ancora tremanti e la Lettrice vi posò sopra le sue, chiedendosi lo scopo di quel gesto.
Rufus chiuse gli occhi sperando non sentisse un rumore che non si fece attendere: l'osso del braccio si ruppe come un ramo secco e ne seguì un successivo, ovvio, urlo di dolore.
Kriader urlava e ansimava come ogni buona preda che si rispetti. Xerses era impassibile, i suoi occhi come quelli di un fantasma.
"Davvero bello il tuo coltello... ma forse l'hai usato sulla persona sbagliata..." Xerses glielo mostrò facendolo dondolare davanti al suo naso, deformato dal contatto col terreno. Voltò il suo corpo supino con un calcio ben assestato e poggio' un piede sul polso del braccio che aveva appena rotto.
Le mani di Rufus erano ancora ben salde sulle orecchie di Nayeli che cercava conforto in un persistente contatto visivo, non era di certo confortata dal suo tremore.
Xerses, senza dire niente, portò in alto il coltello con entrambe le mani e lo piantò con violenza nel palmo immobilizzato, strappandogli un nuovo urlo straziante. Estrasse il coltello con lentezza, facendolo ruotare nella ferita, aprendola. Poi lo ripianto' vicino alla ferita precedente.
Lo fece una serie di volte, fino a ridurre quel palmo una pozzanghera di sangue e carne macellata. Le urla di Kriader lo galvanizzavano, erano come il canto di una sirena che lo invitava ad esagerare, strafare, infierire.
Si placo' quando non lo senti' più. Restò accucciato rigirando il coltello grondante di sangue tra le dita e studiando il suo corpo immobile, svenuto dal dolore.
Gli schizzi di sangue gli avevano macchiato i vestiti puliti, il bel viso, anche il rovo che gli percorreva il braccio sembrava aver dato dei piccoli frutti rossi, ma la rosa sul suo collo... quella era sempre più rossa. Anche del sangue.
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VETERNUS
RomanceChi ci salverà dalla malattia dell'anima? Forse una ragazza particolare, unica, scelta dall'energia dell'universo, la stessa energia creatrice di tutti i mondi...