17. Avrai cura di lei?

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"Hai capito quello che ti ho detto, Xerses?"

Lo stava guardando negli occhi ma Rufus aveva l'impressione che fosse svuotato come la brocca appoggiata sul tavolo. Glielo richiese per sicurezza.

"Si... Si, ho capito." Portò i capelli neri indietro e appoggiò la testa fra le mani, facendoli ricadere nuovamente davanti. "Con la scusa della festa popolare... con tutto quel trambusto e quella calca di persone..."

"E poi sarà buio... Per due ore! Il sole tramonterà durante il discorso dell'imperatrice, giusto?" Chiese Rufus, sorseggiando da un bicchiere quasi vuoto.

"Si... Dobbiamo farlo subito dopo il discorso. Rufus, volevo dirti una cosa..." Si concentrò e si massaggiò il mento, cercando le parole adatte. Rufus incrociò le braccia, pronto ad ascoltarlo. "So già che sarebbe inutile chiederti di starne fuori, di non buttare via la carriera, gli affetti, la tua vita... so che mi starai vicino e voglio ringraziarti."

Rufus sospirò. "Vuoi farmi vomitare un arcobaleno?"

"Devo chiederti un favore. Sei l'unico a cui potrei chiederlo."

"Beh, ci sono poche cose che non sono in grado di fare... Spara!" Ironico e strafottente come al solito, Rufus si rilassò sulla sedia, pensando che la richiesta di Xerses avesse a che fare con l'eliminazione di quel fetente di Lauro.

"Ora che lo sanno... Potrebbero... Insomma, per farla breve: Rufus, se mi dovesse succedere qualcosa..." L'espressione di Rufus si indurì improvvisamente, captando la richiesta in arrivo. "Voglio che sia tu a prenderti cura di Nayeli."

"Stai scherzando, vero?" Gli chiese con un filo di voce e un pallore preoccupante. "Dimmi che stai scherzando."

Xerses lo guardava in silenzio, gli occhi verdi appena visibili fra le ciocche scure.

"Ma perché? Perché io?! Perché non lo chiedi a Vinicio? Io... Insomma... Beh... Xerses! Cosa dovrei fare? Cosa pensi che possa fare, io?! Sei impazzito... Tra l'altro in non sono capace di prendermi cura di niente, non ho mai avuto nemmeno un animale domestico. Ti sembra una cosa normale? Sono la persona più sbagliata in assoluto, la più inaffidabile, la più irresponsabile..." Rufus squittiva in preda al panico, gesticolando nervosamente arrivò poi a quietarsi appoggiando i gomiti sul tavolo e nascondendo il viso fra le mani.

"Vuoi sapere perché proprio tu?" Xerses era immobile, i suoi occhi però percorrevano i dintorni lentamente, sempre attenti a ciò che lo circondava. "Di te non potrei mai essere geloso." Gli comparve l'ombra di un sorriso.

"Sai cosa ti dico? Va bene. Tanto... non ce ne sarà nemmeno bisogno! Hai voluto fare testamento..? Perfetto! Come vuoi tu..."

"Allora siamo d'accordo. Ora pensiamo alla fuga."


Non si era mai vista una tale concentrazione di stranieri sul Pianeta 8. Le strade della capitale erano talmente affollate da far mancare il respiro. Alcune figure erano talmente strambe da sembrare maschere ideate da folli artisti borderline, figure altissime e secche come rami senza vita, figure umanoidi dalla pelle lucida come uno specchio, le vesti più sgargianti, i tessuti creati con cellule viventi, in continua evoluzione. I gingilli d'acqua e quelli di fuoco, appesi al collo delle creature che controllavano gli elementi naturali. Navette piccole, della misura esatta per un bambino, e navi enormi, ormeggiate sopra la capitale, fluttuanti e docili.

La prima squadra cominciò ad effettuare le ronde intorno al palazzo e al suo interno, le altre squadre pattugliavano ordinatamente tutta la capitale, placando i disordini e risolvendo i piccoli inconvenienti. Data l'enorme quantità e varietà delle genti, le incomprensioni e le scaramucce spuntavano in continuazione, tenendo i soldati perennemente occupati e l'auricolare di Xerses più intasato che mai. Ogni capo squadra in preda ad un dubbio si sentiva più tranquillo, dopo aver chiesto il suo parere. Lo straziavano per le cose più banali, in certi casi, Xerses interrompeva la chiamata senza nemmeno rispondere.

VETERNUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora