8. Cosa vuoi che io sia?

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Quando finalmente aprì gli occhi, il buio della stanza le sembrò quasi irreale.
Si sentì inghiottita da un'oscurità che non riconosceva e cominciò ad annaspare fra le lenzuola, sentendosi avvolta troppo stretta, come immobilizzata. Erano lisce e leggere, fruscianti al suo contatto.

Ricordò, poi, l'esatta posizione del sensore che avrebbe riconcesso alla luce di filtrare attraverso le vetrate, ora impenetrabili: a destra del letto, in basso.
Le ci volle qualche secondo per acquistare stabilità una volta seduta, poi barcollo' a quattro zampe fino al bordo, rischiando quasi di cadere andandone oltre e sporgendosi tastando il muro con piccoli tocchi incerti.

Trovato.

La luce penetrò violentemente, bianca e accecante. Aprì un occhio alla volta e notò subito le garze avvolte intorno alle sue mani, il rossore delle braccia. Controllo' nella scollatura del pigiama bianco e si tasto' il viso, preoccupata di essersi lacerata la faccia e di essersi trasformata in un mostro sfigurato dal suo stesso potere. Sarebbe stato davvero comico.
Ma niente. Il riflesso sullo specchio dell'anta scorrevole le confermò che era tutto al suo posto.
Era la stessa Nayeli del giorno prima. Prima di Veternus.
Dallo specchio notò anche la collana il cui gingillo brillava sul petto e capì di essere stata monitorata costantemente, si chiese da chi. Forse c'era una specie di centro di controllo. Un laboratorio o un ufficio. Una squadra...
Avvampo' di colpo ricordando gli ultimi attimi precedenti al sonno ristoratore.
Scruto' la mano che aveva toccato il braccio del capitano e poi lanciò un'occhiata al portagioie, ancora al suo posto.
Lo aprì con titubanza estraendone l'auricolare.
Voleva ringraziare il Capitano per la sua accortezza e professionalità, voleva chiedergli quando sarebbero tornati a continuare il lavoro appena cominciato. Voleva... In realtà voleva trovare una giustificazione, a se stessa. Una parte di lei voleva usare l'auricolare, l'altra la prendeva in giro, sminuendola.

Credi che gli possa interessare qualcosa di te?
Guarda che le lacrime che hai visto ieri erano per le persone che hai risvegliato... non per te.
Non stiamo mica parlando di Vinicio...
E poi cosa te ne frega?

"Voglio solo ringraziarlo." Disse all'altra se stessa, con tono deciso e distaccato.

Stupida... io ti ho avvertita...
Sentì il cuore acquistare velocità, come le succedeva quando scalava le salite sterrate di Golgota, e cercò di controllare il respiro per non farsi sentire affannata, nel caso le avesse risposto. Del resto, non poteva essere certa che avrebbe risposto.

Appoggiò la piastrina all'orecchio e la sentì immediatamente prendere il suo posto. Emise un suono leggero, poi si ammutoli'.
"Capitano, mi sente..?" Aveva paura di non avere mascherato alla perfezione la sua agitazione, ripensando alla sua voce le sembrò troppo acuta, forse irritante.
Niente, nessuna risposta. Attese ancora qualche secondo, ma liberandosi dell'auricolare si sentì quasi sollevata.
Lo allontanò da se stessa come se fosse a dieta, e quello fosse un pasticcino ripieno e supercalorico.

Ad un tratto però, la piastrina allontanata con cautela, bisbiglio' appena nel silenzio.
Nayeli la riacchiappo' con un balzo, improvvisamente il pasticcino era diventato un coniglio e lei una volpe selvatica.
"Si..?!" Affrettò a comunicare, notando ulteriormente la pessima inclinazione del suo tono di voce.

"Scusatemi... -la voce era assonnata e flessuosa- Stavo dormendo, per questo non ho risposto subito. Ma ditemi... come state?"
Nayeli si accorse di non avere idea di che ore fossero.
La faccenda della luce persistente l'aveva confusa e capi' di averlo disturbato nel cuore della notte.
"Scusatemi, non volevo disturbarvi... Buonanotte!"
Presa dalla vergogna si affrettò a rinchiudere l'auricolare nel portagioie e corse a prepararsi per un nuovo match contro la malattia dell'anima.
Stavolta indossò la divisa militare di 8. Non voleva più apparire come una ragazzina impressionabile e delicata. Ormai era una donna, aveva delle responsabilità elevatissime.
Era importante.
Non poteva di certo preoccuparsi per aver svegliato un soldatino nel cuore della notte. Lui era lì per servirla, per proteggerla. Perché lei era senz'altro la cosa più importante che avrebbe protetto nella sua inutile vita.
Si ammiro'allo specchio con un sorriso. La divisa le stava d'incanto: nera e raffinata, rinforzata sulle spalle e sulla vita, copriva ogni centimetro della sua pelle e la faceva sentire più fresca di qualsiasi vestito.
La soddisfazione la riempì e rigenero', una sensazione che non aveva mai provato in vita sua.
Infilò gli stivali aperti e sentì battere forte alla porta. Non era l'ordinario bussare che l'aveva fatta trasalire le volte precedenti. Erano stati colpi secchi, a pieno pugno.

VETERNUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora