16. Ti porterò via

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L'aria ricominciò a farsi strada per la gola con grande fatica. Subito pensò che non sarebbe più riuscita a respirare, sudava freddo e le tremavano le gambe. La sensazione di vomito la fece impallidire peggio d'uno spettro.

Lauro la guardava dall'alto, completamente rilassato, con le mani in tasca e una canzoncina sulle labbra. Gli zigomi pronunciati, il mento sfuggente, gli occhi come due fessure da cui si poteva spiare l'inferno. Nayeli lottò contro la voglia di spaccargli una gamba, dato che le si trovava così a portata di mano.

"Che hai, tesoro? Hai mangiato qualcosa che non ti ha fatto bene?" Le disse con una dolcezza ironica e raggelante, mentre la sollevava. "Sembri più leggera di quanto sei realmente...". Spostò la mano fino alla scollatura posteriore infilandoci due dita e Nayeli piagnucolò cercando di divincolarsi.

"Stai tranquilla, non voglio farti del male... Tu sei la mia sposa... Ti amerò, ti rispetterò... bla... bla...bla!" La prese per le braccia e la gettò su una panca di legno poco distante, facendola sbattere violentemente con i gomiti e le ginocchia, poi si sistemò la giacchetta scura, spolverandola. " mi hai riempito di quella polvere di merda... Vado a dire che non stai bene. Resta qui. Arrivo subito."

Lo vide allontanarsi velocemente e non seppe che fare. Il suo rantolio ansimante sembrava straripare dal corridoio, tanto era impetuoso. Non sarebbe mai riuscita a fuggire, Rufus non era più nei paraggi e Vinicio... Non sapeva nemmeno dove fosse. Rimase ad attendere il suo aguzzino in silenzio, tastandosi lo stomaco e lamentandosi sottovoce. Una serva le passò accanto ed ebbe la forza di afferrarla per un braccio: " Per favore, chiedi a Rebecca e Moa di portarmi alla mia..." Non fece in tempo a terminare la frase, Lauro capitolò da dietro l'angolo con un bel sorriso da cartone animato.

"Ci penso io, vai pure." Disse alla serva, confusa e visibilmente addolorata. Probabilmente intuiva cosa potesse essere successo, ma non aveva nessuna intenzione di essere massacrata da quel mostro.

Lauro sollevò Nayeli per un braccio e la fece camminare avanti a se, percorrendo i corridoi vuoti. I loro passi rimbombavano creando un eco fastidioso.

"Dai... Non essere arrabbiata..." Le disse cingendole le spalle. Il suo odore la nauseava, il suo animo era lercio quanto un bagno pubblico. Le strinse il mento con le dita, obbligandola a guardarlo. "Mia sorella è un po arrabbiata, sai?". Strinse, deformandole leggermente il viso. Nei suoi occhi c'era un'ombra malvagia e corrotta.

"Penso che ti voglia vedere morta stecchita. In effetti... Quando mi ha raccontato... Ho pensato proprio male di te, lo ammetto."

Nayeli non capì immediatamente, prendeva le parole di Lauro come un tedioso vaneggiamento e non tentava nemmeno di comprenderle. Ad un tratto però, disse una frase che le gelò il sangue.

"Deve esserti piaciuto molto il cambio della guardia... Vero?" Il suo sorriso, se messo in un altro contesto, sarebbe sembrato il più innocente e affettuoso.

"Di cosa state parlando?"

Lauro la fermò sulla rampa di scale, spingendo il suo corpo fino alla ringhiera, la obbligò ad afferrare le maniche della sua giacca per non cadere di sotto. "Vuoi che ti rinfreschi la memoria? No... Secondo me ti ricordi fin troppo bene... Vero? ". Nayeli chiuse gli occhi stringendo la stoffa pregiata nei pugni chiusi e tremanti. Lauro fece un passo indietro, lasciandole un po' di spazio, e si ricompose con la sua naturale eleganza.

"E aspetta che lo sappiano i miei genitori.... Peccato! Xerses era un gran capitano!"

"Vi dico che non è successo niente! Questi sono tutti pettegolezzi da massaie!" Gli urlò Nayeli, cercando di nascondere il terrore nella sua voce.

VETERNUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora