4. Gli Imperatori

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I due veicoli militari sfrecciavano sulla cresta delle onde sabbiose sibilando ad un palmo dal suolo ed erano costituiti da un asse centrale , tubi e funi. Grandi bulloni percorrevano i bordi d'acciaio riflettendo i raggi di un sole alto e vigile, il sole maggiore, il più caldo fra i due. I sedili erano scomodi e grezzi, quelli posteriori probabilmente sostituiti di recente con delle assi di legno fin troppo sottili.
Durante il viaggio verso la capitale, Vinicio raccontò al Capitano tutto quello che era successo, senza tralasciare particolari, aggiungendo qua e là riferimenti letterari e citazioni storiche.
Xerses, seduto di fronte a lui, lo guardava con commiserazione, la testa appoggiata al palmo della mano. Nayeli ascoltava ma sembrava appisolarsi di tanto in tanto, era davvero esausta e la voce di Vin la trascinava in un languido torpore.
Finalmente, in lontananza, apparve la muraglia bianca che conteneva la cittadella ancora invisibile ai loro occhi. Si vedeva oltre ad essa, incastonata in un monte di roccia bianca, l'altissima fortezza degli Imperatori: perlacea, dalle linee morbide e ondulate, con otto torri sottili, vivide come ricami verticali nel cielo azzurro e terso. Avvicinandosi poterono notare le rifiniture blu cobalto che impreziosivano ulteriormente l'incantevole costruzione.
Oltrepassarono due enormi statue rappresentanti figure sconosciute dai volti rivolti verso il basso, come controllassero i nuovi venuti in procinto di attraversare la breccia. Nayeli e Vinicio erano naso all'aria e bocca aperta. Il cuore gli si riempi'di una meraviglia infantile, sopratutto vedendo l'enorme mercato oltre l'ingresso, un carnevale di musiche, voci, odori e colori. Bambini correvano dietro ai mezzi militari ridendo e urlando. I soldati li salutavano sorridendo e Tito, che era alla guida, cercava di spaventarli con strani versi animaleschi facendoli ,naturalmente, impazzire di gioia.
Era tutto un brulicare e vociare di enegia pura e la ragazza si accorse di quanto avrebbe voluto starci nel mezzo per assaggiare ogni cibo, provare le stoffe variopinte e cangianti, carpire ogni pettegolezzo delle massaie... rincorreva una vita che non aveva mai avuto, la vedeva passarle accanto a volte, durante gli incontri che aveva con le situazioni più comuni che lei non aveva mai vissuto, cogliendo gli sguardi delle mamme per i loro cuccioli, sospirando davanti ai baci degli amanti, aveva la sensazione di rincorrere un filo di vento venuto da molto lontano e con tanta strada ancora da fare, quel maledetto filo di vento in cui riuscivano a planare tutti gli altri, chissà come.
La vettura procedeva più lentamente e Nayeli si sporse per toccare dei grandi ritagli di stoffa svolazzanti appesi ad un albero vicino, erano di un meraviglioso turchese semitrasparente, dei veri e propri pezzi di cielo. Allungò il braccio e nel momento in cui li sfiorò si accorse di essere andata troppo oltre il bordo trovandosi pericolosamente in bilico.
La sfiorò una mano leggera che le circondo' la vita con un movimento fluido ed elegante e la sostenne affinché riuscisse a ritirarsi completamente a bordo. Notò, risalendo con lo sguardo, il braccio del Capitano su cui si arrampicavano rovi neri e piccole foglie taglienti.
Nayeli si accascio' imbarazzata sul sedile, mettendo su' una penosa espressione di noncuranza mal gestita.
Vin fissò la scena impietrito.
"Se vi accadesse qualcosa sarei io a pagarne le conseguenze..." si affrettò a puntualizzare Xerses sminuendo un gesto che sarebbe potuto risultare fin troppo gentile e cercando un punto vago dove concentrare lo sguardo, poi continuò:
"Tra poco saremo arrivati e potrà riposare Signora."
" Siamo passati da ragazzina a signora... a cosa devo questo cambio di prospettiva?"
Nayeli non aveva dimenticato il comportamento che aveva avuto Xerses col povero Vinicio, quella rabbia immotivata e quell'arroganza strafottente.
Inoltre il suo carattere non le permetteva di lasciare mai niente in sospeso.
Se c'era una cosa che le risultasse odiosa era proprio la violenza, forse perché ne aveva vista abbastanza, forse perché ad una bambina non si dovrebbero far vedere certe cose, forse perché una bambina non dovrebbe imparare a fare certe cose.
Nayeli ma chi ti ha insegnato a fare certe cose?

Mamma hai visto? Visto cosa so fare..?

"Ha ragione. -rispose il Capitano trattenendo a fatica il sorriso sghembo- Ma la situazione politica ci porta ad essere diffidenti con chi arriva senza invito. Mi scuso... ho un carattere pessimo ma nel mio lavoro sono il migliore. "
Il suo sguardo tagliente si intonava perfettamente con la sua presunzione.
I veicoli si fermarono all'imboccatura di un ponte che collegava la cittadella alla più importante costruzione del pianeta. Sotto di esso si apriva una voragine terribilmente profonda dalle pareti granitiche.
Scesero dalla vettura e camminaro fra due lunghe fila di soldati immobili dalla divisa nera. Su ogni cuore era ricamato, in oro, il numero 8.
Dietro di loro, il Capitano Xerses li seguiva ad un paio di metri di distanza, serio e diritto. Dalle fila si unirono a lui altri due personaggi umanoidi: uno altissimo, dalla pelle legnosa e gli occhi a fessura; il secondo alto nella norma ma con un colorito verde cangiante alquanto bizzarro.
Stavano stretti stretti e si scambiavano informazioni sottovoce, senza distogliere lo sguardo dai nuovi arrivati.
Vinicio cominciava a sentirsi sotto pressione, guardò il pavimento ciottolato del ponte che gli stava massacrando i piedi, ancora nudi purtroppo, poi volse lo sguardo verso la sua compagna di viaggio e non le sembrò affatto preoccupata. Sembrava più che altro seguire il flusso degli eventi da un punto distante, senza il pericolo di alcun coinvolgimento.
"Hei...- le disse dandole un colpetto col gomito- Dopo dovremmo andare a fare un giretto in quel mercato!"
Gli occhi di Nayeli si illuminarono un istante, annuì guardando di fronte a sé: si trovavano alla base di una lunga scalinata di pietra che portava all'ingresso della pomposa reggia imperiale.
Oltre la scala attraversarono un rigoglioso giardino dagli ampi sentieri.
Ogni fiore o pianta, dal più piccolo al più grande, era talmente curato e perfetto dal sembrare di vetro soffiato.
"Con questo clima, caldo e secco, come diavolo fanno ad avere una tale varietà di piante?" Chiese Vin girandosi e rigirandosi.
"Immagino che ormai la tecnologia chimica alla base dell'agricoltura e della floricoltura abbia fatto dei seri passi avanti..." gli rispose la ragazza.
Le cisterne...
Vin si sentì rabbrividire.
"La natura ha impiegato milioni di anni ad assegnare ad ogni cosa il suo ruolo, ad ogni luogo il suo fiore, ad ogni essere il suo scopo... chi sono le persone che non hanno paura di sputtanare questo suo fragile equilibrio?"
"Gente molto diversa da te!"
Nayeli gli sorrise e Vin, per nascondere il rossore apparso sulle guance, si voltò indietro incrociando lo sguardo del Capitano e dei suoi accompagnatori. Le loro divise erano simili ma i colori erano diversi, probabilmente avevano lo stesso rango.
Averli alle spalle lo inquietava parecchio.
Arrivarono passo dopo passo, svoltando fra siepi e piante rampicanti, ai piedi di un pesante portone blu cobalto, lucido come uno specchio. Lo aprirono lentamente due coppie di soldati, una per lato.
Oltre la soglia, investiti da una leggera aria fredda, sentirono risuonare i loro passi fin nel cuore del palazzo, la cui entrata era un immenso anfiteatro popolato da spettatori silenziosi e attenti che si alzarono tutti simultaneamente, non appena scorsero la ragazza.
Nayeli gettò lo sguardo sugli esseri che la fissavano in semicerchio e si soffermo' su due figure sedute su grandi cuscini rossi che la osservavano da una posizione sopraelevata.
"Benvenuta Nayeli. Ti cercavamo da qualche tempo..."
Limperatrice emanava una luce straordinaria, la sua pelle era stata abbondantemente incipriata con finissima polvere d'oro
puro.
Dopo una breve pausa cominciò a ridere convulsionatamente e a nessuno parve un fatto strano, gli unici a farsi delle domande sembravano i nuovi arrivati che si guardavano con aria interrogativa.
"Ahahah ah ah.... scusatemi..! Io... beh, ne parleremo in privata sede dopo che ti sarai riposata, cara..."
Nayeli la guardò sistemarsi il meraviglioso abito di pizzo nero, i suoi bracciali tintinnavano come le fate di un bosco.
Annuì e l'imperatore prese le redini del discorso:
"Siamo felici che tu sia qui. Sicuramente sarai esausta quindi sarò breve: alla tua destra sono seduti i rappresentanti del popolo, cinque per ogni villaggio -Chinarono la testa in segno di saluto- ; A sinistra puoi vedere gli amministratori. -Nayeli e Vin percorsero i loro visi sicuri che li avrebbero scordati pochi minuti dopo -Davanti a noi, qui in basso, ci sono i nostri cinque figli."
I ragazzi erano due maschi e tre femmine, uno la fotocopia dell'altro: pelle dorata, capelli vivacemente ramati, occhi scuri e inespressivi. Erano seduti in ordine di età e l'ultima della fila era una bambina sui cinque anni che dondolava le gambe e sorrideva, carica di energia sul punto di esplodere. Molto diversi, i suoi fratelli, stavano seduti composti, vittime di una educazione rigida e senza dubbio privilegiata.
"Dietro di voi, i nostri Capitani: avete già conosciuto Xerses, che si occupa della difesa e dell'ordine interno... poi abbiamo Gotrob, capitano della squadra d'attacco..."
L'uomo con la pelle legnosa fece un inchino.
"E infine Zuhlio, addetto a tutto ciò che riguarda l'ambito commerciale."
La figura dalla pelle squamosa fece un leggero cenno con la testa.
A quel punto l'imperatrice riprese la parola, stavolta rivolgendosi a tutti i presenti:
"Creature del pianeta 8... sono ormai mesi che ci troviamo di fronte al più grande mistero che la Natura potesse creare... naturalmente parlo di Veternus."
La sua voce riecheggiava nell'intero anfiteatro con la stessa solennità di una cascata nel silenzio della foresta.
Vinicio aveva ovviamente già sentito parlare di Veternus, l'epidemia che faceva ritorno ogni cent'anni.
A differenza di qualsiasi altra malattia non logorava il corpo, non giocava lealmente. Operava subdolamente ad un livello invisibile agli occhi.
Veternus era la malattia dell'anima.
Sapeva solo che le vittime, da un momento all'altro, diventavano catatoniche, prive di ogni emozione, fino a spegnersi in una implosione di sensazioni.
"Bene... Nayeli è qui per aiutarci. Come i suoi antenati fecero prima di lei, da quando Veternus fece la sua prima comparsa.
Ordino a tutti di obbedirle come fossi io stessa. Ordino il massimo riserbo da parte di tutti voi. Ordino al capitano Xerses di dare priorità assoluta alla sua difesa, qualunque sia la minaccia. Nayeli è l'unica arma che ci consentirebbe di sopravvivere, con le sue doti possiamo farcela.
Nayeli è la Lettrice di Anime."
Decine di bisbigli ed esclamazioni le esplosero attorno, avrebbe voluto correre via, ancora una volta, invece chiuse gli occhi e strinse i pugni lungo i fianchi.
Non notò l'espressione di Vin, che portò una mano al petto, sicuro che gli stesse venendo un colpo secco.

VETERNUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora