Uno.

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Blaine non era più abituato a girare per i corridoi di una scuola pubblica. A metà del suo primo anno di liceo era stato quasi costretto a cambiare scuola a causa di alcuni episodi di bullismo che lo avevano addirittura fatto finire in ospedale. E forse era stato proprio quell'episodio a spingere i suoi genitori a convincerlo a cambiare scuola e trasferirsi in una scuola privata con zero tolleranza verso qualsiasi discriminazione. E da quando l'aveva fatto la sua vita era decisamente migliorata. Aveva iniziato a boxare per imparare a difendersi e aveva iniziato anche a giocare a football, sport che aveva sempre amato. E forse proprio per questo era stato difficile per lui dover cambiare scuola all'ultimo anno. Suo padre era stato trasferito a Lima per lavoro e tutta la famiglia lo aveva seguito. I suoi genitori gli avevano anche proposto di frequentare la Dalton, una scuola privata a circa un'oretta da Lima, ma Blaine aveva deciso di tornare alla scuola pubblica, anche perché sapeva che lì ci sarebbe stato un suo vecchio amico e che non sarebbe stato completamente solo. E poi al McKinley c'era una delle migliori squadre di football di tutto lo stato e c'erano grandissime possibilità che qualche talent scout sarebbe andato alle loro partite per proporre delle borse di studio per qualche college con importati squadre di football e Blaine aveva maggiori possibilità di farsi notare. Non che avesse bisogno di una borsa di studio per frequentare il college, la sua era una famiglia benestante, i soldi non erano mai mancati. Ma Blaine voleva dimostrare a sé stesso più che altro che non aveva bisogno dei soldi dei suoi genitori per farcela. Voleva meritarsi quello che otteneva, era sempre stato così. Non gli erano mai piaciute le cose facili.
«Anderson! -esclamò Finn raggiungendo il riccio e dandogli una pacca sulla spalla- Stasera che ne dici di pizza e film da me?» gli chiese il ragazzo alto e Blaine annuì. Finn era il più caro amico che avesse. Si conoscevano sin da bambini, le loro madri erano amiche d'infanzia e si erano spesso ritrovate a passare le vacanze estive insieme. Avevano legato sin da subito ed era stato proprio Finn il motivo per cui aveva deciso di frequentare il McKinley e non la Dalton. Era stato lui ad aiutarlo ad entrare in squadra nonostante le selezioni erano terminate un paio di giorni prima del suo arrivo. Era stato lui a farlo ambientare in quella scuola e Blaine doveva ammettere che alla fine non tutte le scuole pubbliche erano così male. Ma anche se Blaine era in quella scuola da ormai tre mesi, non conosceva ancora molte persone, aveva fatto amicizia solo con i suoi compagni di squadra e neanche tutti. Ma per il momento a Blaine stava bene così. Era già fin troppo impegnato tra allentamenti e studio e uscite con Finn e gli altri della squadra e uscite occasionali con i suoi vecchi amici per potersi permettere di più.
«Mi sembra perfetto» sorrise Blaine in risposta.

Kurt non faceva altro che fissare i due ragazzi con la giacca di football rossa con una grande M cucita sul petto a sinistra. O meglio fissava il ricciolino un po' troppo basso. Si era ripromesso di non pensare più al numero tre, a quel ragazzo con i capelli ricci e gli occhi di un color non ben definito. Ma in quei mesi non aveva potuto fare a meno di prendersi una lieve, forse neanche troppo, cotta per il ragazzo. Lo osserva sempre e da lontano. Sapeva fosse molto amico del fratello, spesso se lo ritrovava pure a casa sua, eppure non ci aveva mai parlato. Gli era sempre mancato il coraggio e numero tre non aveva mai dimostrato alcun interesse per lui. Certo sapeva della sua esistenza, sapeva chi fosse ma nulla di più. Kurt invece in quei mesi aveva scoperto diverse cose su numero tre. Prima di tutto aveva scoperto che si chiamava Blaine e non numero tre. Poi aveva scoperto che fosse gay e forse per questo motivo si era lasciato un po' andare e aveva iniziato a fantasticare su di lui, ma aveva cerato sempre di mantenere i piedi per terra, non voleva di certo illudersi. Il fatto che anche Blaine fosse gay questo non implicava che provasse automaticamente interesse per lui. E poi aveva scoperto che non fosse il solito bullo, stronzo e antipatico. Anzi era tutto il contrario. Blaine era dolce, gentile e premuroso. E dopo averlo osservato silenziosamente in quei mesi aveva capito perché Finn lo considerasse il suo migliore amico.
«Dovresti smettere di fissare numero tre e iniziare ad agire» Rachel gli si parò davanti coprendogli così la visuale su Blaine. Ovviamente Kurt non era riuscito a nascondere la sua recente cotta, non alla sua migliore amica. E anche se entrambi sapevano perfettamente il nome del riccio, continuavano a chiamarlo in quel modo, così se qualcuno avesse sentito le loro conversazioni non avrebbero capito a chi si riferivano.
«E invece non farò nulla -rispose Kurt spostandosi per poter continuare ad osservare il ragazzo alle spalle dell'amica. Ora stava ridendo a qualche battuta fatta probabilmente da Finn e Kurt si perse a fissare il modo in cui si portava la mano sullo stomaco per le risate, a come le sue labbra si curvavano all'insù e a come i ricci rimbalzavano sulla sua fronte. Almeno finché Rachel non si spostò di nuovo davanti a lui coprendogli ancora la visuale. Kurt sbuffò e chiuse l'anta del suo armadietto- Andiamo Rach.. lo hai visto? Perché mai si dovrebbe interessare ad uno come me?» domandò Kurt indicandosi.
«Perché non dovrebbe? So che non te lo dico spesso, ma sei fantastico Kurt» Kurt non rispose subito, non era abituata a sentire Rachel affermare certe cose. Si sapeva che gli voleva bene e che teneva a lui, ma non se lo dicevano facilmente.
«Perché non abbiamo nulla in comune.. lui è un giocatore di football e quando non gioca a football passa il suo tempo a fare boxe o parlare di macchine con Finn. -rispose Kurt sapendo come passava il suo tempo Blaine, l'aveva sentito più volte parlare con Finn di quelle cose- Io invece passo il mio tempo libero steso a letto a leggere riviste di moda»

Oh, there you are || KlaineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora