Phoebe 2.8

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Quella era una serata da rimanerne secchi. Le persone sembravano non conoscere più alcun ristorante in tutta Londra, riempiendo l'intero locale ancora prima delle sette di sera, e fino all'una di notte avevano rimpiazzato almeno altre tre volte per ogni tavolo.

Harry si stava esaurendo davanti al monitor della cassa, il suo cervello fumava. Troppi numeri, troppo tutto. Per sua fortuna anche quella sera il suo staff aveva dato il meglio di sé, come sempre. Phoebe si era mostrata una grande lavoratrice, in gamba e molto svelta. Non aveva visto nemmeno una goccia di sugo o di qualsiasi bibita sul pavimento perlato della sala.

A fine serata si ferma nella cucina a bere qualcosa assieme ai suoi dipendenti. Quasi ogni sera si rilassavano davanti ad un buon bicchiere di vino rosso, e in quel momento aveva difronte a se proprio Phoebe, così decide di avvicinarsi e metterle qualcosa tra le mani, senza farsi accorgere dai presenti. «Questi sono i tuoi, questa sera mi sei piaciuta molto. Mi piacerebbe riceverti domani mattina alle undici nel mio ufficio con il mio commercialista, voglio farti un contratto. Ci stai?» nasconde per bene nella sua piccola mano una banconota da cinquanta, quella era la mancia che si era meritata in quella serata.

A Phoebe le brillano gli occhi, quel contratto era tutto ciò di cui aveva bisogno per restare lì a Londra da suo fratello. Ed Harry pensa la stessa cosa, se c'è qualcosa che si meritano quei bambini, che poi tanto bambini ormai non sono più, è proprio la felicità.

Saluta tutti e va a recuperare il suo cappotto e il cellulare che aveva dimenticato nel suo ufficio, risponde a volo ad un paio di messaggi e si reca nel parcheggio. Mette in moto l'auto e sfreccia via dal suo locale, soddisfatto di come fosse appena trascorsa la serata.

Guida per almeno dieci minuti alla ricerca di qualcosa, o qualcuno, vedendo solamente stradine deserte. Si ferma ad un semaforo quando improvvisamente la porta dal lato del passeggero viene spalancata e un ciuffo brizzolato si fa spazio nella vettura.
«Ti sto aspettando da mezzanotte! Con tutti i soldi che hai non hai ancora comprato un orologio da mettere al polso?» biascica veloce dal freddo mentre si sistema la cinta di sicurezza.

Harry ridacchia piano e controlla l'orario segnato sul cruscotto, segna l'una e un quarto di notte. «Perdonami, ho avuto da fare al ristorante. Gli altri sono ancora lì a pulire.»

«Vedi, sei doppiamente coglione.» sbruffa il passeggero, allungando allo stesso tempo una mano verso l'interno coscia del riccio.

Il semaforo scatta diventando verde, costringendo Harry a rimuovere il piede dal freno e dalla frizione per partire.
«Arriviamo almeno a destinazione, Zayn.»

«Oh.. andiamo. Scopiamo nella tua auto da anni e oggi vuoi portarmi a casa tua? Sai che non abbiamo molto tempo ed io devo tornare a lavoro entro venti minuti.»

Harry lo ignora e si ferma nel parcheggio del mercato del venerdì mattina, deserto ma pieno di scatole, cartacce e bancarelle vuote. Sposta lo sguardo sul suo amico, vedendo che sotto al lungo cappotto sta indossando un uniforme attillata da poliziotto, quasi glielo faceva ammosciare. Odia quando indossa quei brutti costumi di scena, il corpo di Zayn che balla attorno ad un palo lo vedi da un chilometro, non ha bisogno di essere notato ulteriormente. Lo rendono solo brutto e volgare.

Le labbra del pakistano cercano subito quelle del riccio che immediatamente trova, le loro lingue si muovono veloci e con foga, affamati dei loro corpi.
«Sei un ritardatario del cazzo.» borbotta a fior di labbra.

«E tu devi smetterla di riempirti i capelli di schiuma, sei liscio, ficcatelo in testa.» sussurra duro Harry, non aprendo gli occhi e continuando a restare incollato con le labbra a lui.

«Sai già cosa devi ficcarmi. Smettila di parlare.»

E proprio in quel momento il cellulare di Harry vibra all'interno della tasca dei sui jeans, costringendolo ad interrompere quelle effusioni poco romantiche. Quando legge il suo respiro si blocca per un attimo, riprendendosi l'attimo dopo per raccogliere più aria possibile nei suoi polmoni.


Louis:
Ciao Harry, perdonami per l'orario.
Ho Ernest e Doris con la febbre e non posso lasciarli soli. Puoi dare un passaggio a Phoebe qui a casa? Per favore.
Scusami ancora.
Visualizzato alle 1:24 a.m.





«Chi è?» Zayn interrompe quel momento, costringendo Harry a tornare ad ascoltarlo. -«Louis?» sbotta. -«Non era sparito tipo più di dieci anni fa? Cosa vuole adesso?»

Harry si infila la cinta di sicurezza, pronto per partire. «Sua sorella lavora da me e devo riportargliela a casa.»

«Ma che stai dicendo?» Zayn comincia ad alterarsi, sistemandosi la mezza erezione che gli era rimasta nei boxer stretti. -«Ti ho aspettato al freddo per più di un'ora e tu adesso mi scarichi per correre da lui?»

«Lo sai che io e te non siamo più gli amici di una volta e che ci svuotiamo le palle a vicenda, non puoi appellarti se corro da Louis o meno.»

Zayn sembra quasi trattenere le lacrime. «Sei quasi peggio di Liam.» sussurra piano, ma Harry lo sente.. e si sente quasi in colpa.

«Scusami, non volevo arrivare a tanto. È un periodo di merda.» gli parla piano, una mano sul manubrio e una tra i capelli scompigliati. Ha bisogno di un bagno caldo e di una lunga dormita.

«Tu sai quanto ci sto male, per aver rovinato la nostra amicizia e aver perso tante persone che una volta erano al nostro fianco.» le lacrime scendono piano dal viso scuro di Zayn, sciogliendo un po' di mascara.

«Non dire così, non sono morte.»

«Morti o vivi, è uguale. Niall è sparito dalle nostre vite, Liam fa finta di non conoscerci e tu.. tu non sei più il mio migliore amico..» si passa le mani sul viso, cercando invano di nascondersi.-«La nostra amicizia era fantastica, c'eravamo l'uno per l'altro, non ci siamo mai spinti oltre un abbraccio.. e guardaci adesso, sto piangendo perché non abbiamo scopato.» ride nervosamente sotto lo sguardo del riccio.

«Ci sto male tanto quanto te, ma dobbiamo andare avanti, non dobbiamo fermarci davanti a nulla.»

«Facile per te che hai tutto. Non devi preoccuparti di pagare l'affitto o di perdere il lavoro se un giorno non dovessi più essere in forma.»

E mentre Zayn continuava a lamentarsi e a piagnucolare sui bei vecchi tempi oramai persi, digita velocemente sul display del suo cellulare.




Harry:
La riporto a casa tra poco.
Visualizzato alle 1.29 a.m

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08 ⏰

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