Why? 2.3

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Se qualche settimana prima qualcuno gli avesse detto che dopo quasi undici anni avrebbe rivisto gli occhi azzurri di Louis Tomlinson molto probabilmente gli avrebbe riso in faccia.

Parcheggia l'auto e recupera tutto ciò che gli occorre, portafogli, cellulare e le chiavi della macchina dopo averla spenta. Scende dal veicolo e richiude lo sportello alle sue spalle. Non è decisamente pronto a quell'incontro, ma deve farlo, ha trenta due anni, è un uomo oramai e non può di certo tirarsi indietro.

Entra all'interno del bar non appena scattano le nove in punto, alza gli occhiali da sole e li incastra tra i ricci lunghi e ribelli. Non ci mette molto a trovare il viso dell'interessato. È seduto al bancone e sta bevendo un bicchiere d'acqua, evidentemente a disagio si gratta in continuazione la coscia sul pantalone blu elegante. Harry deglutisce e stringe le spalle avvicinandosi a lui.

«Buongiorno, Louis.» parla non appena è a due metri da lui. Il maggiore scatta subito in piedi, porgendo poi la sua mano destra ad Harry che ben presto stringe. Eppure un tempo si volevano, erano stati tutt'uno, e adesso si salutavano in questo modo?

«Ciao Harry, come stai?» domanda Louis. Entrambi sono visibilmente cresciuti, Harry sembra più alto del solito e il suo abbigliamento è migliorato di sicuro, Louis non ha più i tratti del viso paffutello come una volta, ora sono ben delineati e un velo di barba curata decora il tutto donandogli un'aria più seria e interessante.

«Tutto bene. A te, invece?» non riesce a mantenere un contatto visivo con lui e si mette alla ricerca del ragazzo del bar.

Il barista lo nota e si avvicina al riccio.
«Il solito, Harold?» chiede ammiccando un sorrisetto e l'altro annuisce.

Louis fa vacillare il suo sguardo dal ragazzo all'uomo, e poi parla anche lui.
«Per me un caffè ristretto, grazie.» dice solamente, poi torna a guardare Harry.-«Tutto okay, credo.» risponde alla domanda che gli aveva precedentemente fatto.

«Credi? Cosa vuol dire che credi?» chiede il riccio, subito il barista porge ad Harry il suo bicchierino di caffè freddo e comincia a berlo piano, vuole comunque aspettare che anche Louis abbia il suo caffè, ma ha estremamente bisogno di bagnarsi le labbra.

«Nulla di che.» risponde con un'alzata di spalle, sorseggiando l'acqua.

«Vivi qui a Londra?» chiede incominciando a conversare decentemente. Non vuole assolutamente toccare i discorsi del passato, prega affinché non tiri fuori quell'argomento.

«Sì.»

«Da quanto tempo?» lo guarda.
«Quasi due anni.»

«Da solo?»
«Con me ci sono Ernest e Doris.»

Il caffè di Louis arriva ed Harry gli passa una bustina di zucchero che l'altro tranquillamente accetta.
«E le altre?»

Louis sospira e gira svogliatamente il cucchiaino nella tazzina.
«Daisy vive a Doncaster con Phoebe e invece Lottie si è trasferita in Italia con il fidanzato un paio di anni fa.» alza le spalle.

«Sono ormai diventate grandi, è normale che ti manchino.. le hai cresciute praticamente da solo.» dice Harry finendo il suo caffè freddo, con un fazzolettino si pulisce poi le labbra.

«Lo so.» sospira malinconico, ed Harry vorrebbe tanto abbracciarlo, ma l'unica cosa che fa è controllare il suo orologio al polso.
9.13, già? Pensa il riccio.
Louis nota il gesto di Harry.

«In ogni caso.. non siamo qui per parlare di me.» dice il liscio, terminando anche lui il suo caffè. Harry sente una scossa al petto, non è pronto, lui quell'accaduto lo aveva accantonato in un angolo remoto del suo cervello e tirarlo di nuovo in ballo avrebbe causato qualcosa, ma non si sa cosa.

Si passa una mano tra i lunghi capelli e si guarda attorno. Poi prende respiro e si fa coraggio.
«Credevo che non mi avresti mai ricontattato, non mi aspettavo minimamente un tuo messaggio, e quando ho letto il tuo nome sul display mi sono sentito.. strano. Io e te avevamo definitivamente chiuso quell'anno, perché sei tornato?» gli parla con calma. Vuole davvero correre fuori da quel maledetto bar.

Louis sospira e si sistema il colletto della camicia bianca che indossa, deglutisce e tira fuori dalla tasca dei pantaloni blu una foto un po' stropicciata, cerca di sistemarla come meglio può e poi l'appoggia sul bancone per mostrargliela.
«Questa foto me la mandasti tu quell'anno con una lettera per il giorno del mio compleanno, le poste ritardarono e mi arrivò un mese dopo, quando oramai non parlavamo più. La conservai gelosamente nel cassetto delle posate, e tutte le volte che lo aprivo incontravo il tuo meraviglioso sorriso.»

Harry deglutisce pesantemente e allunga un dito per toccare quella fotografia che aveva completamente dimenticato. Ricorda però il giorno in cui l'avevano scattata.. al loro primo incontro, erano andati in discoteca con i loro amici e poi se l'erano fatta prima di tornare a casa. Erano loro due sorridenti con gli occhi un po' gonfi per via della stanchezza e dell'alcol, risaltavano perfettamente gli occhioni azzurri di Louis e le fossette pronunciate di Harry.

-«La persi poco dopo e la ritrovai solamente un mese fa in uno scatolone che non avevo ancora disfatto perché.. all'interno c'erano le foto di mia madre.» fa una piccola pausa in cui Harry gli accarezza una mano. Entrambi avvertono una scossa.
-«Non ho la minima idea di chi abbia messo la nostra foto all'interno di quella scatola, credo Lottie, forse me la rubò anni fa dal cassetto e durante il trasloco l'ha nascosta in quella scatola. Non le ho ancora chiesto conferma e non voglio neanche saperlo.. a me piace pensare che il destino voleva che ci rincontrassimo.»

Harry sorride mostrandogli le sue dolci fossette.
«E il destino ti ha anche dato il mio numero?»

Louis a quel punto ride piano e scuote la testa.
«Per quello ho dovuto pregare Niall in ginocchio, letteralmente. Ha acconsentito solo dopo che gli ho pagato la cena.»

Harry ride di gusto. «Sul serio, si è fatto comprare solo da una cena? Avresti dovuto pulirgli casa almeno due mesi per farti dare il mio numero.»

«Mi è costato ben centotrenta sterline, non poco.»

Ridono insieme fin quando il cellulare di Harry squilla, quindi è costretto a bucare la loro piccola bolla che avevano creato per rispondere alla telefonata.

«Dimmi, Jes.» Risponde.

Louis si gratta piano il mento sentendosi a soggezione e comincia a guardarsi attorno, quell'incontro lo aveva atteso per tanto, tantissimo tempo. Averlo lì davanti gli sta scatenando mille emozioni. Sono passati anni, come può ancora sentirsi così?
Forse il modo perfetto per descriversi è stordito.

-«Scusa Louis, Jessica è rimasta bloccata con l'auto in un fosso, devo andare.» Dice rivolgendosi verso il più grande, intanto tiene la mano contro il microfono del telefono per poter parlare con lui.

«Oh, sisì, vai! Non c'è alcun problema.» sorride piano e si alza dallo sgabello.

Il riccio appoggia sul bancone una banconota e dopodiché saluta Louis con un'alzata di mano mentre, di tutta fretta e con il cellulare contro l'orecchio, esce dal bar.

Louis sbuffa sonoramente e si passa le mani sul viso, intanto il giovane barista prende la banconota e poi da a lui il resto. Si rende conto che ormai Harry è andato via e non può prendere i soldi, quindi li afferra e corre verso l'uscita per restituirglieli, ma dell'uomo non c'è alcuna traccia.
Perché aveva pagato anche il suo caffè?

Poco dopo il suo cellulare squilla.



Harry: È sempre bello rivedere vecchi amici:)
Visualizzato alle 11.40

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