Ai giorni nostri

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Non ci vendicammo mai né di Allistor né delle altre tre racchie che stavano con lui. Io e Andy passammo un' estate stupenda e spensierata. Dopo che lui se ne andò io presi il diploma e andai all' università di Harvard grazie a una borsa di studio ottenuta dopo lunghi sforzi nello studio. Un giornalista vide i miei lavori e si interessò a me prendendomi sotto la sua ala protettrice. In seguito mi offrì un posto di lavoro a Los Angels come vicedirettrice della rivista che aveva fondato. Fu tutto grazie alle questioni di lavoro che mi riavvicinai a Andy. Se prima a Cincinnati ero considerata meno di niente ora avevo uno stile di vita bellissimo a Los Angels. Ogni sabato ero invitata ad una festa colossale da attori di tutti i tipi, avevo dieci pretendenti e un lavoro sensazionale, che amavo dal profondo.
Stavo mettendo a posto vecchi fascicoli nel mio ufficio quando il telefono sulla scrivania squillò. Senza esitare presi la cornetta.
-Pronto?- chiesi io
-Pronto Hearvey, ho bisogno di un intervista.- Era il direttore del giornale che parlava, il giornalista che qualche anno prima si interessò ai miei lavori ad Harvard
-Si capo a chi?-
-Allistor Kirkland. Il suo ufficio é sulla ventiduesima strada. Voglio l' intervista pronta fra tre giorni. Intesi?-
Con voce tremante risposi di sì. Sentito quel nome mi venne l' orticaria. Iniziai a grattarmi. La mia borsa era gettata su una poltroncina, la presi e me la misi. Presi il solito vecchio black notes e le chiavi della macchina e mi avviai
Il palazzo grigio era enorme è una bandiera americana spuntava da lì. Quando entrai un pavimento di marmo lucido rifletteva la mia immagine. Andai a prendere l' ascensore a non funzionava. Così mi feci a piedi venti rampe di scale. Quando arrivai in cima le gambe mi cedettero. Un' enorme porta di legno era aperta e potevo intravedere una grossa scrivania. Bussai e qualcuno mi rispose di entrare. Quella era la voce di chi avevo odiato per anni solo che era più da uomo.Quando entrai una figura alta e snella, abbronzata, con i capelli rossi all' ultima moda e occhi verdi scintillanti mi scrutò. Con molta calma e un sorrisetto beffardo entrai nel suo ufficio.
-Buon giorno Allistor, come va la vita?- anche lui iniziò a sorridere
-Bene, a te Elizabeth? Ah ... che maleducato. Accomodati-
-Con cosa inizio quest' intervista ? Il signor Kirkland mi fa accomodare nel suo ufficio per poi provarci con me e convincermi a farlo sulla scrivania?-
-No, sarebbe troppo semplice. Magari una cosa del tipo "che fine ha fatto il signor Biersack?" Era questa una delle domande che volevo rivolgerti da molto tempo- Parlando in tono freddo e pacato si mise dietro la sedia su cui sedevo e avvicinò la bocca al mio orecchio.
-Parli bene tu che hai fatto...-non feci in tempo a finire la frase che qualcuno bussò alla porta. Allistor rispose e parlarono. Quando chi l'aveva interrotto se ne andò Allistor chiuse la porta a chiave e si mise nella posizione in cui era prima. Mi morse l' orecchio e mi mise le mani intorno al collo iniziando a parlare.
-Se vogliamo giocare al gatto e al topo allora giochiamoci per bene ...-

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