Birmingham, 1924.
Il giorno della vigilia di Natale la famiglia Shelby riceve una nuova minaccia.
Il suo nome è Luca Changretta.
Ma il re di Birmingham era già consapevole dentro al suo subconscio, ed è per questo che aveva già pianificato molto pr...
Rose aprì gli occhi quando la luce del sole trafisse con i suoi raggi la stanza dove soggiornava da quei mesi a questa parte. Aveva appeso dei quadri, adornato la scrivania con delle foto e l'armadio, già pieno di tutti i suoi vestiti. Aprì il cassetto per prendere le sue sigarette, e, aprendolo, trovò un biglietto.
« Sei decisamente bella, soprattutto quando dormi, perché parli di meno e posso assaporare meglio il tuo viso. Ti ho appena baciato, ma tu dormivi. TS. »
Si diresse in camera sua, mentre quest'ultimo appena sveglio sgranò gli occhi quando la vide arrivare difronte esso. «Che ci fai qui?» disse con tono autoritario ma curioso, mentre mezzo sorriso apparve sul suo viso quando vide Rose sorridere. Essa salì sul letto guardando l'uomo ancora sdraiato, mentre arrivò difronte il suo viso. Lo baciò lentamente, lasciandosi sfiorare la schiena da quest'ultimo, fin quando l'afferrò mettendola a cavalcioni sopra esso. Passò una mano su tutta la sua colonna vertebrale, sfiorando il viso di baci, accarezzando i suoi capelli.
«Rose, devi partire tra qualche ora e mi svegli così. Perché non lo facevi qualche mese fa?»
«Meglio tardi che mai.»
Thomas Shelby era un'uomo glaciale, e questo pensiero le colpì il cuore, al solo pensiero che quell'uomo non era ciò che sembrava esser all'inizio. In quei mesi non aveva smesso di curarsi di lei nè di tralasciare sua sorella, non le aveva fatto mancare niente, e soprattutto, era un eccellente alleato, tutto ciò che prometteva lo realizzava e manteneva i patti. Rose però, pensò che il problema sarebbe arrivato quando avrebbe dovuto andarsene, perché il piano d'affari era appena concluso.
2 ore dopo
La porta della dimora Shelby improvvisamente sbattè così forte che non sarebbe potuto essere uno della famiglia. Rose si fiondò al piano di sotto, Thomas uscì improvvisamente dalla stanza correndo, si guardarono. Thomas le fece cenno di stare in silenzio, e di soppiatto scesero lentamente le scale. Thomas aveva una pistola in mano, Rose, disarmata. Per questo la mano dell'uomo afferrò essa posizionandola dietro lui. «Stai dietro, e non ti muovere.» Sussurrò. Rose annuì, poggiando una mano sulla sua spalla cercando di guardare.
Camminavano lentamente, fino a quando si sentirono dei passi. Avrebbero dovuto girare l'angolo per capire chi fosse, improvvisamente un colpo di tosse si sentì dalla stanza d'entrata, una puzza di sigaro inondò l'entrata.
«Shelby.» urlò costui. Ma Rose improvvisamente si staccò. «Papà.» Urlò, fiondandosi tra le sue braccia.
Thomas, tirò un sospiro di sollievo.
«Rosalia mia.» Disse Frank Leone, esso appena arrivato scortato da due ragazzi dopo qualche giorno di viaggio. Vita, sentendo le voci e le urla scese correndo. «Papà!» esclamò anch'essa. «Vita, gioia mia.» Rispose quest'ultimo, baciandole la testa. Rose guardò uno dei due uomini del padre.
«Orlando, ciao.» Disse abbracciandolo. Era un ragazzo sulla ventina d'anni, molto giovane. Anch'esso, baffi neri e capelli acconciati all'indietro.
«Rose, sei bellissima.» Disse lasciandole un bacio sulla guancia.
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