6.

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Alla fine Glasgow non era poi così grande, quindi i ragazzi in quei giorni riuscirono a girarla tutta. Era il nono giorno della loro permanenza lì e si ritrovarono a girare per il centro della città senza nulla di particolare da fare se non stare insieme al di fuori della casa.

«Simò ma che stamo a fa na maratona? Mettemose un attimo seduti»
«sembri un vecchio de ottant'anni»

Nonostante quella frase il più piccolo lo seguì su una panchina che dava sulla piazza enorme in cui si trovavano, vide che Manuel continuava a scrivere qualcosa al telefono non prestando troppa attenzione al mondo circostante.

«se può sape' che stai a scrive?» chiese incuriosito.
«sto a parla' co Chicca»
«co Chicca? Ve siete rimessi insieme?»
«ma perché pe parla' co qualcuno ce devi pe forza esse fidanzato?» Manuel bloccò il telefono e guardò il ragazzo vicino a se che lo stava guardando a sua volta con la fronte aggrottata.
«no che ne so, non mi sembrava che foste rimasti buoni rapporti»
«e nvece si»

Simone annuì spostando lo sguardo sulla piazza, Manuel invece rimase a fissare il suo profilo rendendosi conto che, come al solito, gli aveva risposto male quando non lo meritava, ma la verità era che in quel momento stava parlando di lui e dei suoi sentimenti verso di lui. Una mossa non proprio intelligente calcolando che lo aveva affianco, però Manuel non era solito fare cose troppo intelligenti e aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno dopo la chiacchierata con Floriana, Chicca si era resa disponibile e lui ne aveva approfittato.

«te invece? Non m'hai detto niente dell'uscita co quello» chiese, nel tentativo di iniziare una nuova conversazione.
«te interessa?»
«certo che me interessa»

Simone scrollò le spalle e si poggiò allo schienale della panchina, Manuel non era sembrato molto curiosi di sapere l'andamento della serata, visto che era passata una giornata intera senza che gli chiedesse informazioni, però decise comunque di rispondergli.

«niente di che, mi ha scritto ma non gli ho risposto» disse mordendosi il labbro inferiore.
«ha fatto qualcosa?»
«no non ha fatto niente, semplicemente non era niente di che»

Manuel non avrebbe dovuto sorridere, non avrebbe dovuto ma lo fece comunque. Il ragazzo vicino a lui alzò un sopracciglio e lui si diede mentalmente dell'idiota, come faceva a dirgli che fosse contento del fatto che il suo appuntamento fosse andato male? Non poteva farlo, lo avrebbe piantato li in mezzo ad una piazza e sarebbe tornato a casa da solo, quindi si limitò a scrollare le spalle.

«non mi sembrava il tipo tuo» disse scrollando le spalle, senza mai smettere di sorridere.
«e quale sarebbe il tipo mio?»

Io.
Questo pensò Manuel fissando quegli occhi marroni che attendevano una risposta, ci si sarebbe potuto perdere dentro, sarebbe rimasto ore fermo a guardare quegli occhi in silenzio, ma quello non era proprio il momento.

«che ne so, qualcuno che non vive in un altro paese, tipo»

Simone rise dandogli una gomitata sul fianco a cui l'altro rispose con un'altra gomitata. Con il sorriso stampato sul volto Manuel si poggiò allo schienale e chiuse gli occhi beandosi di quel calore anomalo che c'era quel giorno, in nove giorni era la prima volta che la temperatura superava i 20 gradi e si stava bene. A bruciare su di lui però non c'erano solo i raggi del sole, ma anche lo sguardo del più piccolo che si chiedeva come facesse ad essere così dannatamente perfetto anche quando non faceva niente, fissò le sue labbra pensando che lui aveva avuto il privilegio di baciarle, anche se poche volte, anche se non lo avrebbe fatto più.

Gli venne istintivo chiudere gli occhi anche lui per poi poggiare la testa sulla spalla di Manuel, il più grande rimase fermo nella stessa posizione come se non fosse successo niente, o almeno così sembrava a Simone. In realtà Manuel sentiva lo stomaco completamente rivoltato e, dopo un attimo di confusione e tachicardia, decise di azzardare un po' ed allungò una mano prendendo quella di Simone e poggiandole entrambe sulla sua gamba. Iniziò a giocherellare con uno dei suoi anelli mentre il più piccolo fissava con il cuore in gola quel gesto che sembrava così naturale da lasciarlo interdetto.

Simone decise di incastrare definitivamente le loro mani, approfittando di quell'attimo di coraggio e dell'apparente calma di Manuel. Sarà un discorso egoista ma ogni volta che ne aveva la possibilità voleva prendersi quel briciolo di felicità con lui.
A quel punto anche il riccio aprì gli occhi e li puntò sulle loro mani, mosse leggermente il pollice accarezzando il dorso della mano di Simone e poi inspirò sperando che servisse un minimo a rallentare il battito cardiaco.

«Torniamo a casa a mangiare?» Il più piccolo annuì piano solleticando la guancia di Manuel con i capelli.
«allora andiamo»

Simone tirò su la testa e Manuel si alzò in piedi, con le dita ancora intrecciate lo aiutò a tirarsi su mentre si guardavano negli occhi. Il riccio vide tutte le domande che il più piccolo avrebbe voluto fargli, ma lui ancora non era pronto a rispondere, l'unica cosa che era in grado di fare in quel momento era camminare con lui mano nella mano fino a casa. Quando davanti la porta di casa si separarono Manuel sentì freddo in tutto il corpo, decise che per riprendersi da quanto successo nell'ultima mezz'ora sarebbe stato meglio farsi una doccia e così fece.
Simone invece bussò alla porta della camera della madre che lo accolse con un sorriso.

«amore vieni» Simone si avvicinò lasciandole un bacio sulla fronte e si mise seduto sul suo letto.
«che è sta faccia? Hai litigato con Manuel?» chiese sistemandosi meglio vicino a lui.
«no, no anzi» rispose trattenendo un sorriso.
«e allora che c'è?»
«è successa una cosa»

Si schiarì la voce e lanciò un'occhiata alla porta per confermare che fosse chiusa.

«eravamo seduti su una panchina e io ho poggiato la testa sulla sua spalla e... Subito dopo lui mi ha preso la mano iniziando a giocare con i miei anelli e io sul serio non ci sto capendo niente perché poi abbiamo camminato fino a casa mano nella mano e io non credo che questo sia normale per due amici, no?»

Floriana si alzò dalla sedia mettendosi vicino al figlio e tirandolo a se, per lei era difficile vedere il figlio in quello stato d'ansia e non potergli dire quello che Manuel le aveva confidato, però era convinta che le cose avrebbero fatto il loro corso e che ci sarebbero arrivati da soli ad una conclusione.

«stai tranquillo» Sussurrò accarezzandogli i capelli.
«non ci sto capendo niente»
«non ne avete parlato?» Simone scosse la testa ancor prima di rispondere.
«no, abbiamo parlato come se niente fosse e ora sta facendo la doccia, poi ogni volta che cerco di parlare di queste cose impazzisce»
«non credo che adesso sia così sai? Secondo me ci dovresti provare»

Simone sbuffò passandosi una mano sul volto e si tirò in piedi, sarebbe andato al manicomio per colpa di quel ragazzo, ne era sicuro.

Glasgow. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora