9.

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«tutto bene Manuel?»

Il ragazzo alzò la testa di scatto dal tavolo, avevano appena finito di cenare e Simone stava parlando al telefono con suo padre in camera, dopo quel bacio nessuno dei due aveva detto niente, avevano continuato la giornata come se niente fosse e Manuel non riusciva a capire se a Simone non fregasse niente o se semplicemente stesse aspettando una sua mossa.

«mh?»
«tutto bene?» chiese ancora.
«si, credo di si»

Floriana annuì continuando ad asciugare il bicchiere che aveva in mano e il ragazzo decise di alzarsi e raggiungerla al bancone.

«Simone ti ha detto qualcosa oggi?» si mordicchiò il labbro inferiore tenendo lo sguardo fisso sul bicchiere che Floriana teneva tra le mani.
«no» affermò. «è successo qualcosa?»
«a quanto pare niente di importante»

Ci fu un attimo di silenzio in cui la donna studio la reazione del ragazzo, aveva abbassato lo sguardo e le spalle, iniziò a tamburellare le dita sul bancone lanciando uno sguardo alla porta della camera chiusa. Il riccio pensò che effettivamente non era la prima volta che si baciavano e ignoravano la cosa, magari Simone si stava semplicemente abituando a quel suo comportamento assurdo.

«niente di importante per te?» si decise a chiedere lei.
«niente di importante per lui» rispose un po' affranto.
«non so cosa sia successo, ma se riguarda te sicuramente per lui è importante»

Manuel si sentì colpito in pieno stomaco da quella frase e il fatto che l'avesse detta la madre di Simone fu un doppio colpo. La verità era che l'altro gliel'aveva sempre dimostrato che fosse importante per lui, era sempre lui a creare casini e a non mettere chiarezza tra loro, era colpa sua se Simone aveva fatto finta di niente dopo il bacio nonostante, magari, gli importasse. Camminò a passo svelto tenendo il ritmo del suo cuore e spalancò la porta della camera facendo girare il ragazzo all'interno.

«ao m'hai fatto prende n colpo»
«attacca» disse perentorio.
«ma sto parlando con papà» Manuel diede una spinta alla porta facendola chiudere e si avvicinò a lui levandogli il telefono di mano.
«prof me scusi je rubo un attimo Simone» lo sguardo fisso sul ragazzo davanti a se ed una mano sul fianco.
«ma come me lo rubi un attimo, state insieme da 10 giorni»
«ao professò poche storie che già me basta su figlio, tra 10 minuti la richiamamo»

Senza aspettare una risposta attaccò il telefono e lo buttò sul letto vicino a loro, puntò lo sguardo su Simone che lo guardava con entrambe le sopracciglia alzate evidentemente scosso da quel comportamento inaspettato.

«ma tutto bene?»
«no, non va tutto bene Simo', non va tutto bene perché io non lo so che idea te sei fatto te oggi» disse, vedendo lo sguardo di Simone farsi glaciale e la mascella serrarsi per un istante.
«nessuna idea, Manuel» rispose con tono piatto.
«è proprio questo il problema!»

Lo spinse quel tanto che bastava per farlo sedere sul letto e gli prese il viso tra le mani, Simone d'altro canto non ci stava capendo molto, si ritrovò in quella posizione con il cuore in gola quando un minuto prima stava parlando con il padre di quello che avevano mangiato a cena, ma quella fu una cosa che giocò a favore di Manuel perché almeno poté parlare solo lui contemplando quel viso che confermò essere il più bello che avesse mai visto.

«non va bene che non te fai nessuna idea, lo so che i comportamenti miei te costringono a non fatte nessuna idea perché principalmente non c'hanno senso e perché se me chiedi qualcosa me incazzo, ma non è questo il caso. Non è questo perché io un'idea me la so fatta e l'idea è che io non te volevo da un bacio Simò»

Manuel vide un lampo negli occhi di Simone che subito si fecero più acquosi, gli accarezzò immediatamente le guance con i pollici mordendosi il labbro.

«io te ne voglio da mille, solo oggi. E poi mille domani e poi pe tutti i giorni che vengono perché me so rotto er cazzo de non esse felice»

Simone schiuse le labbra e Manuel si avvicinò per lasciargli un bacio su uno zigomo, poi passò alla tempia e il più piccolo chiuse gli occhi beandosi di quello che aveva tutta l'aria di essere un sogno. Manuel continuò a baciare lentamente quell'opera d'arte che aveva tra le mani finché Simone non si risvegliò da quello stato di trance portandogli le mani alla base del collo. Il maggiore posò la fronte sulla sua, dopo qualche secondo si sporse per unire le loro labbra ma Simone si tirò indietro aprendo gli occhi. Quello che sentì Manuel fu molto simile ad una coltellata al cuore, non che ne avesse mai ricevuta una, ma era sicuro che il dolore fosse abbastanza simile a quello che stava provando lui in quel momento.

«innanzi tutto non mi strappare mai più il telefono di mano» disse puntandogli un dito sul petto.
«scusa, era urgente» mormorò con un filo di voce.
«era urgente? Io ho aspettato mesi e tu non potevi aspettare una chiamata?»

Manuel si morse il labbro per cercare di trattenere un sorriso ma non ci riuscì, come non ci riuscì nemmeno Simone, alla fine dei conti erano felici.

«il coraggio mio c'ha na durata molto breve, dovevo coglie l'attimo»
«ah certo dovevi coglie l'attimo» lo schernì il minore lasciando spazio ad un sorriso furbo sulle labbra.
«che famo, me prendi in giro pe il resto della serata o te posso bacia'?»
«perchè me devi bacia' te? Dopo tutti sti mesi me vuoi leva' pure sto privilegio?»

Manuel ridacchiò scuotendo la testa, era sempre il solito cretino, non cambiava niente.

«e allora baciame te» disse, fingendosi scocciato.
«non lo so ce devo pensa'»
«vabbè allora chiudi ste gambe che me metto comodo»

Simone seguì le sue indicazioni e Manuel si mise seduto sulle sue gambe spostando le mani dietro al collo, il più piccolo invece le fece scendere alla base della sua schiena causandogli una scossa lungo tutta la spina dorsale.

«non è che ce ripensi no?»
«Simò sto seduto in braccio a te aspettando che mi ficchi la lingua in gola direi che è un po' tardi pe ripensacce»
«c'hai ripensato pure dopo che abbiamo sco-»
«non è la stessa cosa e se dici di si vuol dire che fino a mo non m'hai ascoltato»
«ti ho ascoltato»
«appunto»

Rimasero ancora un po' a guardarsi negli occhi in silenzio, non c'era pesantezza nell'aria, avrebbero potuto passare ore intere così senza che nessuno dei due si stancasse, però lo stomaco di Manuel non ce la faceva più ad aspettare che l'altro si muovesse, quindi si avvicinò di nuovo sfiorando il naso con il suo.

«c'hai pensato abbastanza?»

Simone ridacchiò spingendo finalmente la testa verso Manuel per far combaciare perfettamente le loro labbra, sentirono entrambi qualcosa di molto simile ai fuochi d'artificio e mente il più grande approfondiva il bacio Simone fece scendere le mani fino ai suoi glutei facendogli scappare un sospiro dalle labbra.

«se volevi tocca' bastava chiede»
«mh, credo sia meglio quello di Dylan O'Brien»

Manuel si allontanò spingendolo dalle spalle e Simone si lasciò cadere sul letto ridendo, il più grande poté giurare di aver visto il sole nella stanza in quel momento.

Glasgow. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora