2.

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«a Simò ma questo che cazzo sta a dì?»

Manuel afferrò l'amico per la manica della felpa facendogli prestare attenzione al barman che cercava di comunicare con lui, erano entrati in quel pub da meno di 10 minuti e Manuel già aveva voglia di tornare a casa ed infilarsi sotto le coperte a guardare un film, loro due da soli. Simone ascoltò il ragazzo davanti a loro ed annuì girandosi.

«chiede cosa vogliamo prendere» spiegò, Manuel alzò le spalle con disinteresse.
«ah, boh fai te» Simone si sporse leggermente sul bancone dicendo qualche parola che lui non comprese, un po' per la musica e un po' perché era seriamente ignorante sotto quel punto di vista.

«he's your boyfriend?»
«no he isn't» E quello Manuel, nonostante tutto, lo capì bene. Guardò il ragazzo che sorrise a Simone e poi guardò Simone che sorrise a sua volta.
«se volete me ne vado» borbottò.
«ah questo l'hai capito» Simone si girò con un sorriso divertito che Manuel non si sentì di ricambiare.
«in tutti sti anni de inglese boyfriend l'ho imparato»
«l'hai detto tu che devo rimorchiá, no?»

Ed era vero, lo aveva detto lui, ma in quel momento non gli sembrava più una buona idea e nemmeno lui sapeva perché. Probabilmente non voleva rimanere solo in un bar scozzese mentre il suo amico limonava in un bagno pubblico con un tizio appena conosciuto o probabilmente non voleva che il suo amico limonasse con uno appena conosciuto e basta.
Il ragazzo dietro il bancone allungò i bicchieri sul tavolo e Manuel si affrettò ad allungare i soldi per tutti e due, per poi avviarsi verso un tavolo libero.

«come hai fatto a non prendere il debito in inglese?» chiese il minore prendendo posto davanti a lui.
«ho copiato da te Simò, tutto quanto»
«voglio vedere se sti giorni ti perdi come te la cavi»
«ma perché me devo perde?»
«che ne so, perché sei rincoglionito, per esempio»
«te stai a tirá un po' troppo la corda»

Lo disse sorridendo e Simone rispose con un occhiolino. Manuel sentì un po' di fastidio allo stomaco, ma preferì addossare la colpa al volo e alla stanchezza, quindi non ci fece troppo caso e buttò giù il primo sorso del suo drink di cui ignorava il contenuto.

«oh cazzo» pronunciò improvvisamente Simone.
«che è?»
«il barista ha scritto il numero dietro lo scontrino»

Il fastidio allo stomaco si trasformò in nausea e Manuel preferì poggiare il bicchiere sul tavolo, forse bere peggiorava la situazione. Pensò a quanto fosse stupido scrivere il numero di telefono dietro uno scontrino, ma che stai dentro a n film? Si poggiò allo schienale della sedia e continuò ad osservare Simone che si rigirava quel pezzo di carta tra le mani.

«e salvalo, che stai a aspetta'?»

Per la prima volta Manuel sentì una vocina nel suo cervello che gli diceva "ma che cazzo stai a fa Manuel?", doveva essere scappata da quel cassetto nella sua mente che lui aveva accuratamente chiuso a chiave, quel cassetto che conteneva tutti i suoi pensieri assurdi su Simone e che aveva accantonato per non doverci pensare, poteva succedere, però, che ogni tanto ne spuntasse fuori qualcuno.
Fatto sta che Simone tirò fuori il telefono digitando il numero sulla rubrica, "ecco complimenti sei proprio stupido" e Manuel pensò che quel cassetto forse avrebbe dovuto chiuderlo meglio.

«appena finiamo andiamo a fare una passeggiata?» disse cambiando discorso. Simone bloccò il telefono e alzò lo sguardo su Manuel, stava giocherellando con la cannuccia nel bicchiere e quella voce sembrava non essere uscita da lui.
«con sto entusiasmo me lo chiedi?»
«so un po' stanco, però non voglio torná a casa» Simone annuì prendendo un sorso dal suo bicchiere.
«va bene, ti porto in un posto in cui sono andato quando sono venuto»

Manuel sorrise ed annuì, continuarono a parlare e per tutta la permanenza dentro al pub gli sembrò di non essere mai usciti da Roma, se non fosse per tutte le persone intorno a loro che parlavano un'altra lingua e per Simone che lanciava continuamente occhiate al ragazzo dietro al bancone. Che poi Manuel non poteva nemmeno biasimarlo, anche lui si sarebbe preso una sbandata per uno moro con gli occhi azzurri e le braccia tatuate, certo, lui era meglio però.

Quando uscirono dal pub era mezzanotte passata ma nessuno dei due era brillo o ubriaco. Manuel seguí Simone per le strade buie e fredde, si strinse nella sua felpa tirando su il cappuccio e chiedendosi come facesse Simone a tenere le maniche alzate e la felpa aperta, lui che solitamente era il più freddoloso tra i due e che ora sembrava essere totalmente a suo agio.

Il più alto, invece, pensò a quanto sembrasse piccolo Manuel in quelle condizioni, aveva gli occhi enormi e i ricci che fuoriuscivano dal cappuccio, se solo fosse stato un mondo giusto per lui gli avrebbe afferrato il viso e lo avrebbe baciato.
Scacciò via quel pensiero e girò in un vicoletto spuntando davanti ad un laghetto illuminato da qualche lampione.

«cioè te nella tua fuga hai pure trovato il tempo de vení qua»
«certo, potevo insultarti a voce alta senza che nessuno mi capisse» Manuel rise poggiandosi con i gomiti alla transenna, c'era altra gente che passeggiava lì in torno ma c'era un silenzio surreale in totale contrasto con il caos di Roma, anche a quegli orari. «vuoi una cioccolata calda?» chiese guardandolo.
«la cioccolata calda Simò? Abbiamo appena bevuto un cocktail» Il più piccolo alzò le spalle.
«a me va»

Manuel semplicemente si alzò dalla sua posizione e lo seguì fino al chioschetto dall'altro lato del laghetto, se Simone aveva voglia di cioccolata calda sicuramente non sarebbe stato lui a vietargli di prenderla. Lo guardò seduto sulla panchina con quel bicchiere fumante pieno di cioccolata e marshmallow e l'unico aggettivo che gli venne in mente fu adorabile.

«sicuro che non la vuoi?»

Sorrise annuendo e si posizionò affianco a lui, alternò lo sguardo tra il suo viso ed il laghetto e sentì una calma mai percepita in tutta la sua vita, era come se ci fossero solo loro due e Manuel adorava quella sensazione, era come se non potesse succedere niente di brutto in quel momento, con Simone al proprio fianco.

«sono contento di stare qua con te»
«oddio Simò che so sti sentimentalismi»
«ao vabbè allora vaffanculo» Manuel rise dandogli una spallata.
«anch'io so contento» Simone sorrise prendendo un sorso di cioccolata e Manuel gli lasciò un buffetto sulla guancia.

Rientrarono a casa all'una e mezza cercando di fare meno rumore possibile, appena arrivati in camera il riccio andò ad aprire la valigia per tirare fuori il pigiama composto da una maglia rubata a Simone e dei pantaloni della tuta e si avviò verso il bagno. Simone approfittò della camera vuota per cambiarsi lì, non che ci fosse qualcosa che Manuel non avesse visto, anzi, ma se aveva la possibilità preferiva non cambiarsi davanti a lui proprio per non riportare a galla imbarazzi che ormai avevano sepolto. Quando il più grande tornò Simone si andò a lavare i denti e una volta rientrato in camera lo trovò sotto le coperte illuminato solo dalla lampada sul comò, gli ricordò della prima sera in cui aveva dormito a casa sua. Si mise anche lui nel suo letto e si girò verso Manuel che non aveva spostato gli occhi dalla sua figura nemmeno per un istante.

«buonanotte» sussurrò dopo qualche istante di silenzio.
«buonanotte Simo» rispose lui, accennando un sorriso ed aspettando che l'altro chiudesse gli occhi per poterlo guardare qualche secondo in più.

Glasgow. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora