8.

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Quando Manuel si svegliò la prima cosa che vide aprendo gli occhi furono le labbra di Simone a meno di dieci centimetri dalle sue. Il più piccolo stava dormendo girato verso di lui e durante la notte erano finiti con l'abbracciarsi in una stretta nemmeno troppo leggera da parte sua.
Il riccio pensò che non ci potesse essere risveglio migliore di quello, nello stesso letto di Simone, in una città lontana da casa, con la pioggia che batteva piano sui vetri della finestra.

Si mosse piano per non svegliarlo, prese il suo braccio e, dopo averlo accarezzato leggermente con i polpastrelli, lo posò sul materasso per potersi alzare dal letto.
Mentre andava in bagno trovò un bigliettino di Floriana che annunciava il suo ritorno a casa nel pomeriggio, questo significava che avrebbero passato l'intera mattinata a casa da soli per colpa della pioggia. A Manuel sarebbe dovuto dispiacere non uscire a visitare la città, ma la verità era che non gliene poteva fregare di meno, gli sarebbe andato bene stare ovunque, l'importante era che ci fosse Simone con se.
Dopo essere uscito dal bagno si affacciò in camera per vedere se Simone stesse ancora dormendo, una volta appurato che non si fosse mosso dalla sua posizione decise di ricambiare il favore di qualche giorno prima, portandogli la colazione a letto. Decise di provare a fare i pancakes nonostante fosse negato in cucina e avesse bisogno della supervisione di qualcuno, aveva letto che non erano difficili da fare quindi tentò la fortuna iniziando a preparare l'impasto che venne fuori in meno di 5 minuti.

Ottimo.

Prese una padella e la moka per mettere su il caffè, sorrise pensando che una cosa del genere non l'aveva mai fatta nemmeno per sua madre e in quel momento lo stava facendo per un ragazzo, di sua spontanea volontà.
Appena finita la preparazione dei pancakes li osservò in tutta la loro imperfezione, ma nonostante ciò si sentì soddisfatto per aver portato a conclusione la propria idea, soprattutto sapendo che sarebbe stata per Simone.
Prese un vassoio portando tutto in camera, lo poggiò ai piedi del suo letto e decise che il modo più giusto per svegliare Simone fosse quello di colpirlo sul volto con un cuscino.

«sveglia, dai su reattivo» disse muovendo leggermente il materasso per farlo rimbalzare.
«ma che problemi c'hai?»
«tanti e uno di questi è sdraiato davanti a me, su apri l'occhi»

Simone spostò il cuscino di lato e si poggiò sui gomiti guardando prima Manuel e poi il vassoio ai suoi piedi con il viso stropicciato dal sonno. Gli venne spontaneo sorridere soprattutto perché capì subito che niente di tutto ciò era stato comprato.

«hai preparato la colazione» constatò.
«mamma mia Simo', lo sai che dovresti andá a fa il detective?»

Si misero a ridere insieme ed il più piccolo alzò il dito medio tirandosi su con il busto. Era sveglio da meno di due minuti e già aveva il battito cardiaco accelerato, era incredibile l'effetto che l'altro aveva su di lui anche solo con uno sguardo.
In quegli istanti di silenzio Manuel lo raggiunse ai piedi del letto e mise il vassoio tra loro, lasciandosi guardare dal più piccolo e guardandolo a sua volta da sotto le ciglia..

«te li ho fatti con la marmellata» spiegò, spostando il piattino sul vassoio.
«grazie» sorrise afferrandone uno.
«tua mamma ha lasciato un biglietto con scritto che torna nel pomeriggio» Simone annuì masticando i pancakes e guardò fuori la finestra notando solo in quel momento quanto stesse piovendo.
«che facciamo?» Manuel alzò le spalle mandando giù l'ultimo sorso di caffè.
«diamo una sistemata?»

A Simone sembrò un'ottima idea visto che da quando erano arrivati loro sembrava fosse esplosa una bomba in quella casa, quindi appena finirono di fare colazione si misero all'opera facendo partire una playlist a caso su Spotify. Mentre Manuel sistemava la camera si concesse il lusso di affacciarsi ogni tanto a guardare l'altro in salone e puntualmente lo vedeva muoversi a tempo con la canzone che passava in quel momento, un paio di settimane prima probabilmente lo avrebbe preso in giro, ma in quel momento sapeva che se lo avesse fatto Simone avrebbe smesso e lui assolutamente non voleva che questo accadesse. Tuttavia dopo cinque minuti che era poggiato allo stipite della porta il più piccolo si accorse di lui e si fermò spegnendo l'aspirapolvere.

«Che c'è?» chiese con il respiro leggermente accelerato, Manuel sorrise.
«niente, stavo a guarda', non posso?»
«stavi a guarda' me che ballo invece di pulire?»
«ho finito» alzò le spalle, facendo saettare le sopracciglia del minore verso l'alto.
«allora tiè, spolvera»

Gli lanciò un panno che lui afferrò al volo ridacchiando. Ricominciarono a pulire il salone insieme mentre dalle casse partì "saturnalia" di Tananai, Manuel conosceva quella canzone per il semplice fatto che Chicca gliel'aveva fatta ascoltare quando stavano insieme e inizialmente ricorda di non averla apprezzata così tanto. La riascoltò qualche mese dopo quando le cose con Chicca ed Alice erano chiuse definitivamente e i casini con Simone erano sempre di più, solo in quel momento riuscì ad apprezzarla davvero.
Quasi a farlo apposta il più piccolo spense l'aspirapolvere proprio quando il cantante pronunciò le prime parole, a Manuel sembrò non stesse prestando troppa attenzione alle parole, lo guardò avviarsi in modo calmo verso la cucina ed iniziare a lavare le cose che lui aveva sporcato per preparare la colazione.

Che a dirsi "Ti amo" siamo buoni tutti quanti
È ad essere contenti che non siamo in molti
Ed io sono contento quando tu mi guardi
Ed io sono contento di poter guardarti

Manuel notò con la coda dell'occhio che Simone aveva rallentato i suoi movimenti e teneva lo sguardo fisso sullo sportello davanti a lui, era stupido il fatto che entrambi stessero pensando ad una persona che era a meno di tre metri di distanza ma che nessuno dei due facesse niente.

E di svegliarmi a fianco a te che dormi la mattina
Tornassi indietro, ti vorrei incontrare prima
Per ridere di te che perdi gli occhi da ubriaca
E poi volare in Argentina

Il più grande aveva la gola completamente secca, se la schiarì ma non tenne conto del fatto che così facendo avrebbe attirato l'attenzione di Simone, che si girò immediatamente verso di lui. Rimase in piedi al centro del salone come un completo deficiente mentre l'altro chiudeva l'acqua e si poggiava al bancone della cucina con lo sguardo fisso su di lui. La canzone andava avanti ed i pensieri dei due ragazzi correvano troppo veloce per riuscire a stargli dietro, proprio per questo mentre partiva per la seconda volta il ritornello Manuel decise che non ci avrebbe nemmeno provato a corrergli dietro.
Si avvicinò a lui incastrandolo al bancone mentre l'altro lo fissava con un'espressione che lui davvero non riusciva a decifrare.

«che pensi Simo'?»

La voce di Manuel uscì in un sussurro e a Simone basto quello per mozzargli il fiato in gola e non fargli pronunciare nemmeno una parola. Il maggiore sospirò subito prima di portargli una mano dietro il collo e tirarlo sulle sue labbra, le mani di Simone si aggrapparono immediatamente ai suoi fianchi e Manuel gliene fu grato perché sentì le gambe cedere, aveva pensato talmente tante volte a quel momento dopo il compleanno dell'altro che in quel momento stentò a crede di aver avuto il coraggio di farlo.
Portò entrambe le mani sulle sue guance accarezzando gli zigomi con i pollici, si staccarono e fece scontrare i loro nasi scatenando un sorriso intenerito del minore.

«te che pensi Manu?»

Che ti amo, avrebbe voluto dire.
Ma non lo fece.

Glasgow. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora