4.

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Manuel aveva scoperto di amare da impazzire svegliarsi in quella casa, guardare fuori dalla finestra tutta la città che si svegliava e guardare Simone che, solitamente, ancora dormiva quando lui apriva gli occhi. "Solitamente" perché quando si svegliò quel giovedì non lo trovò nel letto vicino al suo. Non appena sentì un po' di rumore in cucina, quindi, diede per scontato fosse lui e si alzò chiedendosi cosa lo avesse portato a svegliarsi così presto, ma quando arrivò in cucina trovò Floriana e non suo figlio.

«buongiorno» la donna sorrise ancora prima di alzare lo sguardo su di lui.
«buongiorno Manuel» non gli diede il tempo di porre nessuna domanda perché sul suo viso si poteva notare un enorme punto interrogativo, che non lasciava spazio ad ulteriori dubbi.«Simone è sceso a comprare la colazione, ti voleva fare una sorpresa a letto, ma non ha fatto in tempo a quanto pare» disse divertita.
«ah» Manuel sorrise grattandosi il braccio, Simone si era svegliato presto solo per svegliarlo con la colazione a letto e lui come al solito aveva rovinato tutto, anche se inconsapevolmente. «se faccio finta di dormire?»

Floriana rise asciugandosi le mani, le fece piacere vedere come Manuel tenesse a rendere felice Simone, in quei giorni lo aveva visto più volte fare dei piccoli gesti che forse suo figlio nemmeno notava, ma che Manuel faceva esclusivamente per lui.

«se vuoi farlo non gli dirò che ti sei svegliato»

In quell'istante sentirono la chiave girare nella serratura della porta e Manuel non ci pensò due volte prima di correre verso la camera, rimettendosi sotto le coperte. Avrebbe semplicemente potuto dirgli "mi sono svegliato, ma grazie comunque", ma in realtà l'idea che Simone lo svegliasse con la colazione gli smuoveva tutti quei pensieri incasinati che erano usciti dal cassetto.

Solo sua madre faceva queste cose per lui e aveva sempre pensato che lo facesse per amore, pensare che anche Simone potesse fare tutto quello per amore lo mandava in confusione.
Aveva gli occhi chiusi e la testa immersa nel cuscino, ma riuscì comunque a percepire la presenza di Simone dentro la stanza e la cosa venne confermata quando sentì muoversi il materasso vicino a lui. Il più piccolo non lo svegliò subito, rimase in silenzio per qualche secondo e Manuel pensò che ci stesse ripensando o che non sapesse come farlo, ma dopo una manciata di secondi sentì la sua voce.

«sei sveglio» Quella di Simone non era una domanda, ma un'affermazione, quindi Manuel aprì un occhio trovando la faccia divertita dell'altro davanti a se.
«tua madre aveva detto che non ti avrebbe detto niente» borbottò risentito.
«non lo ha fatto, me ne sono accorto dal respiro»

Manuel lasciò andare uno sbuffo dal naso e si tirò su poggiando i gomiti sul materasso, cercò di ignorare il fatto che Simone riuscisse a distinguere il suo respiro anche se lo stomaco non voleva saperne di lasciarlo in pace con quel solletico insolito. Guardò sul letto di Simone e ci trovò un vassoio con due caffè e due dolci che non sapeva cosa fossero ma che sembravano essere buoni anche solo visivamente.

«che so quei cosi?» chiese con la fronte aggrottata.
«sono dolci che fanno qui, me l'ha detto la signora in pasticceria»

Manuel subito dopo si mise a gambe incrociate davanti a lui. Come se fosse quotidianità prese un cucchiaino di zucchero, lo mise nel caffè e poi lo porse a Simone prendendo il suo amaro. Il più piccolo sorrise prendendo un sorso e posandolo di nuovo sul vassoio.

«grazie per la colazione» disse improvvisamente.
«anche se eri già sveglio?»
«anche se ero già sveglio»

I due risero iniziando a mangiare quei dolcetti che si rivelarono non essere così male. Entrambi si erano svegliati di buon umore come succedeva ormai da quasi una settimana e avevano programmato di andare a fare un giro in qualche museo. Manuel stava imparando ad arrangiare qualche parola in inglese e Simone si ritenne abbastanza soddisfatto del suo operato, anche se ogni tanto si ritrovava a sbagliare qualche parola o ignorare totalmente il senso delle frasi che pronunciava o ascoltava.

Dopo essersi preparati uscirono per avviarsi nel museo più vicino a casa, era una galleria d'arte moderna che a Manuel interessava davvero poco, ma Simone era entusiasta all'idea di andarci e lui non gli avrebbe mai detto di no. Girarono in quell'edificio imponente per un totale di 3 ore, scherzando tra di loro in una lingua che probabilmente nessuno intorno a loro riusciva a capire. Mentre Simone osservava una scultura apparentemente insensata, Manuel si mise seduto su un divanetto poco lontano ad osservare lui, gli sembrava davvero contento e fu felice di pensare che, per la prima volta, in quella felicità rientrava anche lui, per la prima volta non stava rovinando l'umore di Simone. Quando il ragazzo in piedi si accorse di non avere più il riccio di fianco si girò verso di lui e lo raggiunse.

«stanco?» chiese colpendo il suo piede con la punta del proprio.
«no'o so Simo', stamo a cammina' da seicento ore» si lamentò lui.
«esagerato, io te volevo portá da Starbucks, vabbè andiamo a casa» Manuel in seguito a quelle parile si alzò prendendolo sottobraccio ed iniziando a camminare verso l'uscita.
«annamo da Starbucks»

Simone rise fino all'uscita del museo, pensò che Manuel prima o poi si sarebbe staccato da lui, invece continuarono a camminare sottobraccio per le strade di Glasgow mentre parlavano di quanto fosse diversa la città da Roma. Manuel infilò la mano nella tasca della felpa e quel gesto fece sì che Simone si avvicinasse di più a lui. Sorrisero entrambi guardando in due direzioni opposte ed il cuore di Manuel accelerò a tal punto che ignorarlo per lui fu impossibile. Per la prima volta decise di non dar retta alla testa e di seguire solo ed esclusivamente io cuore, non si staccò da lui, continuò a camminare deciso a non privarsi di quel calore causato dalla loro vicinanza ma anche dal petto che sembrava andargli in fiamme.

Si separarono solo dopo essere entrati nel negozio e, dopo aver accordato che per entrambi sarebbe stato meglio far fare l'ordine a Simone, Manuel si mise seduto ad un tavolo poco distante da lui in attesa di vederlo arrivare.

«tieni»

Gli posò davanti il frappuccino, appena vide il nome sul bicchiere sfilò anche l'altro dalle sue mani e li mise vicini tirando fuori il telefono. Entrò nella sezione delle storie di instragram e scattò una foto, inquadtando in penombra anche il ragazzo dietro, per poi passargli nuovamente il suo bicchiere.

«te metti a fa l'influencer?»chiese divertito Simone.
«l'influencer non lo so, ma sicuro se aprissi onlyfans qualche lira ce la farei»

Risero entrambi e Manuel ne approfittò per fare una foto anche a Simone mentre si copriva il viso con il suo bicchiere, l'altro non si era accorto di nulla, il riccio guardò la foto sorridendo e chiuse il telefono. Era forse la decima foto che gli faceva di nascosto, non sapeva perché lo facesse, semplicemente lo trovava sempre troppo bello e gli sembrava uno spreco non immortalare quei momenti.
Per sua fortuna l'argomento "barista" non era più uscito fuori, ma Manuel sapeva che il giorno dopo Simone sarebbe uscito con lui, lo sapeva e cercava di ignorare totalmente quel piccolo elefante rosa che li seguiva costantemente e che in quel momento era seduto lì al tavolo con loro, anche se non farci caso era complicato visto che aveva stampata in fronte una parola ben precisa. Gelosia.

Glasgow. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora