«a Simò damo foco a tutto»
«Manu stiamo facendo una crostata, non stiamo usando un accendino vicino alla benzina»
«se prende fuoco casa è colpa tua»
«va bene»I due ragazzi erano bloccati in casa il quarto giorno del loro viaggio a Glasgow perché il cielo si era rivoltato contro i loro presupposti e aveva deciso di sganciare una bomba d'acqua sulla città. Floriana era comunque uscita per andare a lavoro, quindi loro due per occupare il tempo avevano pensato bene di mettere mano alla cucina. A Manuel quella parvenza di quotidianità scaldò il cuore e pensò che non fosse così male vivere seriamente sotto lo stesso tetto di Simone tutti i giorni, nonostante alcune volte lo facesse esaurire con le sue fisse.
«prendi due uova»
Manuel fece quello che gli aveva detto Simone e le ruppe dentro la ciotola sul bancone, continuò ad eseguire ordini ripetendo ogni tanto "se viene male è colpa tua" facendo alzare gli occhi al cielo a Simone, d'altra parte scaricare le colpe era la cosa che sapeva fare meglio.
«ci mettiamo la Nutella o la marmellata?»
«la Nutella Simo', la marmellata te la magni te»E così fecero, stesero l'impasto nello stampo e lo coprirono di Nutella, Simone osservò con quanta dedizione Manuel stesse tagliando le strisce da mettere sopra, aveva dei ricci che gli ricadevano sulla fronte e una faccia corrucciata, gli venne da ridere al pensiero che durante lo studio non si concentrava mai così tanto. Quando finirono di comporla si ritennero sorprendentemente soddisfatti e la infornarono aspettando la fine della cottura sul divano.
«che dici gli scrivo al barista?»
Tutto il buon umore di Manuel improvvisamente fu messo a dura prova da una domanda che non avrebbe dovuto minimamente toccarlo, doveva essere felice per Simone, per il fatto che finalmente stesse spostando l'attenzione da lui ad un'altra persona, ma in quel momento sembrò essere proprio quello il suo problema.
Nonostante ciò, però, alzò le spalle poggiandosi allo schienale.«come te pare» disse con tono piatto.
«che vuol dí come ti pare? Come ti è sembrato?»
«che ne so Simò, c'abbiamo parlato du secondi e manco lo capivo»
«vabbè gli scrivo, mica me lo devo sposa'» sentrnziò il minore.Manuel semplicemente sbuffò mentre il ragazzo affianco a lui digitava qualcosa sul telefono, si alzò dal divano con la scusa di controllare la crostata ma la realtà era che non voleva stare vicino a Simone in quel momento, era nervoso e sapeva che il suo nervosismo non portava mai a niente di buono tra loro due, quindi l'unica soluzione era allontanarsi.
Si poggiò con il sedere al bancone davanti al forno ed incrociò le braccia tamburellando le dita, Simone non era nemmeno tanto interessato alla figura di Manuel in quel momento, era troppo preso dal suo telefono per prestare attenzione a lui.«se la guardi non si cuoce prima» gli comunicò con tono divertito.
«ma non mi dire»Il ragazzo poggiato al bancone alzò gli occhi al cielo e rimase nella sua posizione, il più piccolo non sembrava nemmeno aver sentito la sua risposta e a Manuel salì ancora di più il nervoso, erano partiti insieme e ora lui sembrava essere inesistente, mentre l'altro dedicava attenzioni ad un tizio con cui aveva parlato non più di due minuti.
«mi ha chiesto di uscire venerdì»
Ecco. Perfetto. Fantastico.
Manuel ringraziò Dio di essere di spalle perché nella sua espressione Simone non avrebbe letto niente di positivo né tantomeno di incoraggiante.
«però gli dico di no, mica ti posso lasciare solo»
«fai come vuoi, io non c'ho problemi»
«sul serio?»No, avrebbe voluto dire, ma semplicemente annuí mordendosi l'interno della guancia. "Non puoi fare lo stronzo egoista, tu non l'hai voluto", ormai quel cassetto nel suo cervello si era spalancato sputando fuori qualsiasi cosa avesse al suo interno e quando in quel momento sentì fastidio allo stomaco si rese conto che non poteva essere ancora colpa dell'aereo a distanza di quattro giorni.
«venerdí è tra tre giorni»
«credo che la crostata sia pronta» Manuel cambiò il focus del loro discorso e Simone finalmente abbandonò il telefono sul divano e lo raggiunse dietro al bancone guardando dentro al forno, prese due presine e tirò fuori la crostata poggiandola sui fornelli.
«sembra venuta bene»
«sembra» In quell'istante la porta di casa si aprì e Floriana si mostrò piacevolmente sorpresa appena vide cosa avevano fatto i ragazzi.
«e questa?»
«fuori piove e non sapevamo cosa fare, fortunatamente non abbiamo bruciato niente»Floriana rise e li raggiunse al bancone constatando che sembrava essere proprio un lavoro ben fatto, in fin dei conti Simone la aiutava sempre con i dolci quando era piccolo e sapeva che anche con nona Virginia si dava da fare.
«Manuel tu aiuti tua madre con i dolci a casa?»
«no in realtà so proprio negato, faccio quello che ho fatto oggi, passo gli ingredienti»
«beh è un aiuto anche quello»Mentre i due chiacchieravano Simone si staccò da quella conversazione per raggiungere di nuovo il telefono sul divano, Manuel alzò gli occhi al cielo per poi portarli sul dolce ancora fumante ed il comportamento di entrambi non sfuggì alla donna lì presente.
«Simo stiamo parlando, perché guardi il telefono?» chiese riprendendo il figlio.
«si scusa, è che venerdì dovrei uscire con un ragazzo che abbiamo incontrato la prima sera» Quello che stupí la donna non fu il fatto che suo figlio avesse trovato un ragazzo interessato a lui, ma che Manuel avesse avuto quella reazione.
«sono contenta! Tu Manuel che ne pensi di questo ragazzo?»
«ci abbiamo parlato poco» rispose sbrigativo, prima di allontanarsi dal bancone della cucina «Io vado al bagno»Floriana annuì e si chiese come facesse suo figlio a non rendersi conto di niente, a non vedere come il più grande avesse cambiato totalmente atteggiamento quando invece sarebbe dovuto essere contento se non avesse provato niente.
«non credo sia carino uscire con un ragazzo se sei qui con un tuo amico» disse spostanto la crostata su una parte più sicura del ripiano.
«Manuel ha detto che non ha problemi»
«non sono sicura del fatto che Manuel dica sempre quello che pensa davvero»Simone alzò lo sguardo su sua madre ma l'unica cosa che vide fu la sua schiena mentre entrava in camera. Battè un paio di volte le palpebre cercando di rispondere da solo s tutte le domande che quella frase, in pochi secondi, aveva scaturito.
In che senso Manuel non dice sempre quello che pensa? Si trattava di un uscita con un ragazzo, cosa avrebbe dovuto pensare più di quello?«la leviamo dallo stampo?»
Fu proprio la voce dell'altro a distrarlo, sbucò dalla porta del bagno con uno sguardo apparentemente sereno e aveva addosso una sua felpa con le maniche tirate un po' su, perché, nonostante gli stessero enormi, non voleva saperne di smetterla di rubarle dal suo armadio. Chiuse la chat con il ragazzo che aveva scoperto si chiamasse Marcus e si avvicinò al riccio facendo sempre attenzione alla sua espressione.
«sicuro che vada bene se venerdì esco?» Vide la mascella dell'altro contrarsi e puntare lo sguardo sulla crostata, sembrava essere la cosa più importante del mondo quel dolce ogni volta che Simone gli parlava di quella situazione .
«si Simò»Ma Simò lo vide che non andava bene per niente.
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Glasgow. | Simone x Manuel
Fanfiction«sono contento di stare qua con te» «oddio Simò che so sti sentimentalismi» «ao vabbè allora vaffanculo»