<<Dicono che il prima amore di ogni bambina sia il proprio papà e così era stato anche per me finché non é cambiato.Vorrei poter tornare indietro di due mesi.>>
10 marzo
Daphne
È una delle solite mattine piovose a Vancouver, quei giorni in cui il sole non sembra proprio voler spuntare, l'aria cupa investa le strade della città.
Poso il capo contro la finestra in cucina e osservo il traffico che scorre.
Vorrei dire di odiare questa città ma è ciò che amo di più al mondo.
La chioma folta e castana di mia zia emerge dalla cucina, mi porge un cupacake appena preparato. Sono sicura che sarà delizioso, una delle specialità della sua pasticceria sono proprio i cupcake, fin da bambina l'ho sempre vista macchinare con matterelli, pasta di zucchero e forme strane per fare particolari biscotti da proporre durante le festività. Differentemente dalla sua propensione, sono finita per studiare filosofia, è sempre stata una mia passione.
È un modo per evadere in un'altra dimensione.
Affondo i denti e trangugio il dolce velocemente, sollevo lo sguardo e costato che se non mi muovo farò tardi in facoltà.
<<Devo scappare, ci vediamo nelle prime ore del pomeriggio in pasticceria!>>
Le poso un bacio frettoloso sulla guancia, afferro la borsa ricolma di libri e corro verso la porta. Infilo le cuffie nelle orecchie, risuonano le note di Black out Day dei Phantogram.
Scendo le rampe velocemente. Mi copro il capo con il cappuccio della felpa che indosso, non appena esco vengo investita dal tipico profumo della strada bagnata.
Corro verso la fermata del pullman facendo sollevare l'acqua dal marciapiede, mi riparo sotto un balcone in corrispondenza della fermata, qualche minuto dopo vedo il pullman avvicinarsi nella mia direzione, salgo incolume senza inciampare su nessun grandino, e timbro il mio biglietto.
Sugli ultimi sedili ci sono le mie amiche che come ogni mattina sono sedute in maniera ambigua. Rose, Margareth e Iris, le amiche di una vita, siamo cresciute insieme, ma ognuna di noi ha scelto una facoltà diversa, perlomeno siamo rimaste tutte nella stessa città. Rose come al solito si gusta il suo solito lecca lecca alla ciliegia, mentre si rigira una ciocca di capelli rosa fra le dita, come sempre indossa un abito nero e delle calze a rete, il suo solito stile alternativo, studia storia dell'arte e ha una specie di ossessione per l'arte classica, infatti sogna di andare in Italia per poter ammirare da vicino le numerose opere che ha avuto occasione di guardare solo sui libri.
Mi sfilo le cuffie dalle orecchie e le saluto mantenendo le dovute distanze, non ho mai amato particolarmente il contatto fisico, non sono quel genere di persona che saluta gli altri abbracciandoli.
<<Ahh la mia stronza preferita è arrivata!>> mi schernisce Magh.
<<Ti mancavo non è vero!>> ammicco nella sua direzione e sorrido con spavalderia.
Iris solleva lo sguardo dallo schermo del cellulare inchiodandomi con i suoi occhi azzurri che vengono ancora più esaltati dai capelli che ha appena tinto di un biondo platino simile all'argento.
<<Guarda cosa ha combinato!>> asserisce Iris abbassando il cappuccio che copriva il capo di Magh. Ha rasato i capelli per metà capo mentre l'altra metà l'ha lasciata lunga con una marea di treccino afro.
<<Gli adoro!>> ribatto osservandoli con occhi carichi di ammirazione.
<<Allora a quando la tua chioma cambierà colore?>> domanda Magh.
Faccio spallucce e sposto lo sguardo altrove, fino a qualche giorno prima ero convinta di tingermi i capelli di blu ma ultimamente la mia decisone inizia a vacillare, soprattutto perché penso che non possa starmi bene.
<<Non lo so...>> mormoro.
<<Bene mentre tu ti decidi, io devo andare, ci vediamo oggi pomeriggio alle diciotto alla pasticceria di tua zia!>> ribatte Rose ammiccando.
<<Ma dove vai?>>
Ma gli sportelloni del pullman si chiudono troppo in fretta.
Lei fa un saluto militare e mi manda un bacio volante. <<Dove va?>>
<<Sarà l'ennesima ragazza che andrà in voga per lei al momento>>
Iris fa spallucce e gira gli occhi al cielo consapevole che fra qualche mese vedremo l'ennesima ragazza in lacrime attraversare i corridoi del college.
<<Ma ultimamente non aveva una preferenza per i ragazzi?>>
Magh con aria stranita inarca un sopracciglio per poi ricoprirsi la testa con il cappuccio della sua felpa azzurra.
<<Ultimamente parlava spesso di una ragazza, credo che sia uscita con lei>>
Iris le risponde in maniera vaga, mentre dal mio canto resto del tutto estranea alla conversazione, ultimamente non ho avuto molto tempo libero da passare con loro per parlare. Fra il lavoro e l'università, e la casa da gestire, mia zia non c'è quasi mai in casa, la routine mi sta soffocando.
<<Comunque ragazze ho una meravigliosa novità!>>
Magh mostra un sorriso smorzato che mi preoccupa.
<<Quale?>>
<<Ve ne parlerò solo quando avrò la certezza che sarà sicuro! Dobbiamo scendere!>>
Magh si solleva dal sedile e mi spintona verso lo sportello per uscire dal pullman. <<Conunque devo scappare a lezione, ci vediamo nella pausa pranzo!>>
Corre lungo il giardino del college e si immischia verso nella calca di studenti.
Iris mi afferra sotto braccio e sorride timidamente come una ragazzina.
<<Tu ne sai qualcosa di quello che ci deve dire?>> domando stranita. Iris dissente e punta lo sguardo sul campus, sospira non appena il suo sguardo si incrocia con quello del ragazzo con cui sta uscendo. Lo saluta e abbassa subito la testa senza dargli l'opportunità di poter rispondere al suo saluto.
<<Di questo passo arriverete a scambiarvi un bacio in pubblico fra almeno una ventina di anni...>>
Iris mi dà un colpetto al braccio e mi lascia andare.
<<Ci vediamo a pranzo, ho la lezione di anatomia con la professoressa Loto!>> ribatte Iris per poi lasciarmi il braccio e incamminarsi con il capo chino verso il suo padiglione.
Mi infilo nuovamente le cuffie e riattivo la musica mentre cammino verso il mio di padiglione. La pioggerella mi colpisce il viso ogni qual volta delle raffiche di vento arrivano nella mia direzione. Mi riparo sotto gli archi dell'Università per poi entrare nel mio padiglione e salire i gradini che portano verso la mia aula saltellando sulle note di I wanna be your slave dei Måneskin uno dei miei gruppi preferiti.
<<Cause baby i'm your David and you are my Golia>> canticchio per poi schiantarmi contro il professore di etica.
Si raddrizza gli occhiali da vista e mi osserva sottecchi, li mimo uno scusi ed entro in classe complimentandomi con me stessa per l'ennesima figuraccia da collezionare.
Mi approprio degli ultimi banchi e come sempre prendo la mia postazione distante da tutti. Ad ogni lezione cerco sempre il posto più distante, non perché non sia interessata ma semplicemente perché non mi piace avere gli occhi degli altri addosso soprattutto mentre faccio un intervento o rispondo ad una domanda. Girare la testa nella mia direzione risulta molto più scomodo che osservandomi avendomi comodamente davanti a sé. Sei passi dietro di loro, alla giusta distanza da tutti.
La lezione inizia e il leggero brusio che prima c'era, si dissolve. Tutti si ammutoliscono davanti alla temuta professoressa, dall'aspetto impeccabile, ma più simile ad una donna attempata le cui foto sono sempre nascoste in qualche album dimenticato persino da Dio!
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Il Leviatano
ChickLitEra una fiaba oscura ad un soffio dall'incanto, che sussurrava soavi parole che conducevano lentamente nel suo personale inferno. Per questo tutti lo definivano...il Leviatano.