Amiamo tutti fissare il cielo notturno in attesa che una stella cada, in maniera tale da poter legare le speranze a qualcosa che sta più in alto di noi.
Daphne
Le luci si alternano simili a bagliori.
<<Credo sia ancora viva....>>
Poi un altro flash, sembra che ci sia una luce.
<<C'è battito>> mormora qualcuno ma le voci sono talmente distanti.
<<Dovremmo portarla in ospedale>> mormora qualcun altro.
<<Non possiamo fermarci!>> tuona una voce maschile e profonda.
Ma non appena le luci diventano più vivide, mi rendo conto di essere su una macchina e finisco per fissare il cielo sopra di me, ormai l'alba è sorta, il sole picchia ma più del fastidio che provo per la luce, inizio a sentire il dolore. Mugolo e sbarro gli occhi, fa male, è come sentire migliori di lame che ti penetrano nel profondo, il dolore è talmente intenso da far perdere il respiro.
<<Concentrati sulla respirazione se non vuoi morire asfissiata>> ribatte Seth mentre mi accarezza la fronte.
Provo a dire qualcosa ma le parole mi muoiono in gola, la vista inizia ad appannarsi di nuovo e le forze vengono meno, ancora una volta.
Poi sento una mano, la sua mano ruvida, posarsi sul mio polso, riconoscerei il suo tocco fra mille.
<<Resta con me...>> la sua voce arriva in un sussurro, e mi trasmette una carica che non pensavo di avere dentro. Provo a mantenermi sveglia ma sento gli occhi talmente pesanti, stento a tenerli aperti. Bruciano talmente tanto che stento a vedere correttamente.
<<Daphne resta sveglia>> prosegue scuotendomi leggermente.
Tento di concentrarmi sulla sua mano che mi accarezza la coscia, sulla sensazione che mi trasmette. Sento freddo, molto freddo, la gola brucia e le stelle sembrano farsi sempre più vicine. Mentre il vento mi accarezza il viso, le stelle iniziano a danzare e il buio diventa sempre più...profondo.Un rumore continuo, simile ad un ronzio, come avere un ape che ti ronza vicino alle orecchie, poi una luce, qualcuno pronuncia il mio nome ripetutamente.
<<Guardami...>>
Apro gli occhi di scatto e mi sollevo come se fossi un mostro che sta appena resuscitando e si solleva dal proprio letto di morte.
C'è un uomo in camicia che mi dice di sedermi e stare calma e un infermiere che dice qualcosa ma non lo sento, ho lo sento distante, sento ancora un forte frastuono nelle orecchie.
<<Non vi sento bene!>> esordisco, si guardano l'un l'altro con aria greve, poi il dottore mi dice di stendermi e restare calma che probabilmente deriva dal forte frastuono che ho sentito.
Poi mi ricordo, il mio primo pensiero è Narciso, ero in macchina con lui, dov'è finito. Domando al medico ma mi guarda come se fossi una squilibrata. Mi ripete che non c'è nessun Narciso e che in ospedale mi ha portata mia zia Gea.
Mi stendo e poso la schiena contro il cuscino arrabbiata, mi ha abbandonata anche lui?
Mia zia entra nella mia stanza, mi afferra il viso fra le mani e mi posa un bacio sulla fronte.
<<Lui dov'è?>> domando guardandola con una nota di tristezza.
<<Lui chi?>> domanda con tono ilare.
<<Lo sai benissimo!>>
Mi acciglio e la osservo stranita, come può far finta di nulla.
<<Ora devi davvero smetterla, non c'è nessun lui Daphne! Devi riprendere i tuoi psicofarmaci!>> ribatte assumendo un espressione amareggiata.
Psicofarmaci? Smetterla?!
<<Ma cosa diavolo stai dicendo?!>> ribatto innervosita.
<<Da quando non prendi i farmaci prescritti dal tuo psichiatra, continuo ad avere queste allucinazioni su persone con nomi di divinità. Sei finita per lasciare persino il tuo ragazzo per questo problema! Devi smetterla di vivere nella tua immaginazione!>> mi urla contro.
<<Tu sei matta! Io ero con lui a casa sua e c'è stata un'esplosione probabilmente causata da Ade! E noi eravamo lì...>> proseguo ma lei mi interrompe.
<<Ma ti rendi conto di quello che dici? Eri a casa nostra, ed è esplosa la caldaia Daphne! Non eri a casa di nessun Narciso!>>ribatte.
Resto qualche secondo in silenzio e se avesse davvero ragione? Ma io ricordo i suoi occhi, le sue labbra, ricordo il suo tocco sotto i miei vestiti. Ricordo i suoi occhi su di me durante l'incontro ma perché dovrebbe mentirmi.
Mi sento così persa.
Il medico ritorna in stanza e dice a mia zia che deve farmi qualche visita di controllo, prosegue dicendo che i parametri sono regolari e non dovrei avere altre problematiche, ho superato la fase critica post intervento.
<<Che giorno è?>> domando.
<<Il 23 aprile, ti abbiamo messo in coma farmacologico per una settimana, il tuo corpo era troppo debole per poterti risvegliare. Ricordi quello che è successo? Ricordi il tuo nome? Quando sei nata?>>
Se gli dicessi dell'esplosione? Di Narciso e della mafia mi farebbe quasi sicuramente rinchiudere e mettere in una di quelle stanze bianche e asettiche del reparto di psichiatria, ci sono già stata lì quando ho tentato il suicidio mentre osservavo il mondo dall'alto dal parapetto di psichiatria, mentre Violet mi diceva di seguirla e fare un tuffo con lei giù, e che non mi sarebbe successo nulla. Mi lecco le labbra nervosamente per elaborare una risposta precisa, alla fine è un medico generale non analizzare mai i miei micro segnali espressivi come farebbe uno psichiatra.
<<Daphne, sono nata il 4 maggio, ed è esplosa una caldaia in casa>> rispondo guardandolo dritto negli occhi.
<<Alla fine hai imparato dalla migliore a mentire!>> ribatte Violet alle sue spalle facendomi un occhiolino.
Ma se lei davvero avesse ragione ed io avessi davvero bisogno di riprendere la terapia e i farmaci, Violet è tornata nella mia vita da mesi ormai e la sua presenza sta diventando sempre più evidente e se fosse anche Narciso con la sua famiglia una mia dannata allucinazione!
<<Bene, dopo proseguiremo con qualche altra domanda un po' più specifica, adesso riposa un po'. Ci sono le tue amiche qui fuori, vuoi che le faccia entrare?>> domanda il dottore dal sorriso gentile e l'aria decisamente più paterna del mio. Annuisco, e lui mi posa una mano sulla spalla e sorride.
<<Ben tornata alla vita reale, Daphne.>>
Si allontana e non appena apre la porta si catapultano nella mia stanza, tutte le mie amiche che mi stringono a loro come se fossi la cosa più preziosa che avessero.
<<Non farci prendere mai più uno spavento del genere!>> mi rimprovera Iris dandomi una pacca sulla spalla. Se chiedessi a loro, loro sanno di Narciso, lo hanno visto a quell'incontro!
<<Voi...>>
Rose mi fa cenno di restare in silenzio, probabilmente capendo a cosa mi stessi rifornendo. Poi fa cenno con il capo verso il vetro oscurato, oh sono già sotto osservazione.
<<Voi come state?>>
Fingo che sia davvero quello il mio reale interesse quando evidentemente pensavo a qualcun altro.
Il discorso va avanti per le lunghe ma non riesco ad estrapolare alcuna informazione che mi permetta di capire dove si trovi Narciso e se lui non esiste realmente o è solo frutto della mia immaginazione. Alla fine vanno via senza che io ottenga delle risposta.
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Il Leviatano
ChickLitEra una fiaba oscura ad un soffio dall'incanto, che sussurrava soavi parole che conducevano lentamente nel suo personale inferno. Per questo tutti lo definivano...il Leviatano.