Capitolo 35

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Alle volte mi sembra di avere la testa talmente piena da poter esplodere.

23 maggio 2008

Daphne

Credevo che la mia vita fosse noiosa, la tranquillità pensavo fosse monotonia, ma adesso che mi ritrovo in una stretta stanza dove a stento riesco a girarmi sulla branda, inizio a credere che la normalità fosse uno splendido rifugio. I pensieri sembrano volare similmente a rondini tutti nella stessa direzione, Narciso. Cosa penserà quando verrà a sapere che ho sparato a suo fratello, mi crederà colpevole, macchiata di una colpa indesiderata. I sensi di colpa gravano come macigni sul petto, il ricordo di quello che ho fatto mi piega sulle ginocchia e mi riduce ad un moscerino insignificante che inizia a ripudiare la sua stessa esistenza. Desidero tornare alla persona che ero, la ragazza spensierata, avanti con gli studi, la fidanzata perfetta del quarterback, la ragazza perfetta agli occhi di tutti e immensamente imperfetta davanti ai propri. Si dice che il dolore consumi, ed è ciò che inevitabilmente sta avvenendo . Mi sono sentita in colpa per così tanto tempo ritenendomi la causa della morte di mia sorella, ed ora che lei è viva che dovrebbe essere il momento più bello della mia vita, realizzo che per tutto questo tempo è stata solo una menzogna una tremenda bugia. Credevo in una favola che si è rivelata per ciò che è, una tragica realtà, mia madre non è mia madre, è mia sorella che ritenevo fosse la metà di me, in realtà mi odia profondamente. probabilmente mi ritiene una nemica.
Mi sarebbe piaciuto poter tornare indietro in uno dei miei ricordi, in una di quelle estati torride, in cui passavamo il tempo in spiaggia e occupavamo la cassa estiva di Iris per almeno in mese. Passavamo intere giornate sulla spiaggia, a prendere il sole, giocare a pallavolo in acqua e fare escursioni con le canoe. Tornavamo a casa a piedi, con la pelle scottata, l'aria intontita e il cuore che scoppiava di felicità. Si mi mancano quei momenti spensierati, in cui l'unico problema era che cosa indossare per la serata e come coprire il brufolo appena emerso. Mi manca quel senso di leggerezza che sembra avermi abbandonata. Sono finita per scoprire che l'unica persona realmente lesa da questa storia è chi ritenevo mia madre, l'unica a perdere la vita e non aver giocato con i miei sentimenti, anche se non era mia madre la continuo a  ritenere tale. E poi c'è mia zia, lei che ritenevo un porto sicuro nella tempesta, si è rilevato l'ennesimo sbaglio di valutazione.
La mia migliore amica si è rivelata, una traditrice, se solo mi avesse rivelato il suo amore segreto per Bruce non le avrei serbato, alcun rancore, ma nascondendomi ogni cosa, è finita per far covare dentro di me un profondo odio snaturato che non ho mai provato nei confronti di nessuno. Nemmeno nei confronti di mio padre, per il quale sembro valere meno dei voti dei suoi elettori. Troppo incentrato su di sè e sul potere che desidera ardentemente si è dimenticato del valore della sua famiglia ed è finito per condannare me e mia sorella ad un'esistenza in cui le emozioni sono mute e tutto ciò che possiamo vivere è la perdita. Abbiamo perso noi stesse, abbiamo smarrito i sogni in mezzo alla notte e siamo finite per non credere più nel futuro. Ciò che esiste ora di Violet è solo un ricordo sbiadito della persona che era, tutto ciò che c'era di bello in lei sembra che sia stato cancellato con una certa insistenza.
Poi un'esplosione improvvisa sembra cancellare ogni mio più insignificante pensiero, sento improvvisamente solo un ronzio continuo. La vista si appanna, e noto che il mio addome sanguina, un pezzo di cartongesso si è conficcato dentro. Forse è arrivata la mia fine potrebbe essere una gang nemica o persino Narciso e se fosse lui sono certa che sarebbe soddisfatto del risultato ottenuto. Probabilmente starà desiderando solamente la sua vendetta, ardentemente.
La testa mi gira vorticosamente e diviene difficile persino formulare un pensiero. Non riesco più a muovermi è come se fossi bloccata, il dolore diventa sempre più pressante, poi mi rendo conto che un asse in acciaio della mia brandina si è conficcata nel mio addome. Probabilmente la mia esistenza è sempre stata segnata e la mia fine doveva essere segnata ora, in questo esatto momento fra le braccia del nemico.
Qualcuno entra nella stanza ormai piena di macerie che similmente alla neve fiocchetta ovunque per poi accumularsi sul pavimento. Non emetto un fiato.
Glia anfibi del mio assalitore sono sporchi, probabilmente di sangue ma non oso muovermi, ne tantomeno dire qualcosa. Con un movimento lento si inginocchia in corrispondenza della brandina, si appiattisce contro il pavimento e mi fissa in volto.
Il Dio dei peccatori, l'anima dannata che mi ha tediata e ha occupato ogni mio pensiero.
<<Perché??>> domanda improvvisamente interrompendo il silenzio.
Corruccio lo sguardo e lo fisso interdetta non comprendendo la natura della sua domanda. Perché?
Magari dovrei chiederglielo io il perché abbia deciso di irrompere nella mia vita e stravolgermi l'esistenza facendomi provare delle emozioni che non ho mai provato prima.
Allunga una mano e mi afferra un polso, per poi trascinarmi fuori senza fermarsi nonostante le mie urla di strazio.
<<Sei diventata anche muta, oltre ad essere un'assassina?>>
Da quale dannatissimo pulpito viene la predica, lui che si sarà lasciato una scia immensa di cadaveri alle sue spalle viene qui a giudicarmi.
<<Mi dispiace...>>
Avrei dovuto urlargli contro la verità ma l'unica cosa che riesco a dire è questa. Narciso mi fissa come se fossi l'oggetto del suo odio. E' qui per vendicare suo fratello, non di certo per salvarmi. Ciò che prova per me, se ancora dovesse provare qualcosa non potrebbe mai essere paragonato a ciò che trova per i suoi fratelli e per sua sorella. Io sono un dannato frammento della sua esistenza che può essere dimenticato in qualsiasi momento. Dovrei difendermi, fare qualcosa, invece resto inerme totalmente esposta mentre lui mi osserva come un giudice davanti al reo le cui prove sono schiaccianti. 
Ma poi una fitta di dolore mi priva persino della vista e finisco per perdere i sensi un momento prima del giudizio finale.

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