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I RIMEDI

Eggsy non osava proferire parola, solitamente era un chiacchierone.

Ma avendo perso il padre, sapendo in cosa era infognato, rimase in silenzio, mentre cercava di sorreggersi attraverso la spalla della ragazza.

"Stenditi sul letto" ordinò categorica.

Si era posizionata sul letto il kit medico, per curare le ferite e chiudere la sutura.

Eggsy si fidava di lei.

"Come cazzo ti hanno tagliato quei deficienti" disse osservando una taglio di un cinque centimetri.

Elena era soprappensiero, era chiaramente visibile.

Sbottonò piano piano la camicia a Lancilotto, osservando il ventre pieno di sangue.

Passò gentilmente un panno bagnato.

Si muoveva meccanicamente, proprio perchè cercava di non pensare a niente se non a  curare la ferita.

Aveva assunto un espressione triste.

"Bevi questo, ti farà meno male" sorrise  dolcemente.

Dopo aver chiuso la ferita con maestria, pose un grande cerotto e un po' di garza.

La ragazza aveva le mani tutte sporche di sangue.

"Sembra che mi abbia ucciso" rise Eggsy ormai stremato dal dolore che gli aveva provocato la risata.

Elena non rispose, semplicemente si diresse a lavare le mani.

"Merlino- la chiamò, soffermandosi sul nome che aveva pronunciato l'uomo - Sicura che vada tutto bene?"
"Sì" sorrise soprappensiero.

Si distese sul letto affianco a lui, mentre giocherellava con il vestito.

"Mi puoi parlare Elena" disse afferrandole la mano e bloccandole quel gesto generato dall'ansia.

Prese un profondo respiro, poi gli occhi iniziarono a diventare lucidi.

"Io sono Gary Unwin, tutti mi chiamano Eggsy"

"Elena Medici, ma il mio vero cognome è Hunt"
Iniziò a colmare gli occhi di lacrime, che scorrevano ritmicamente sulle guance.

"Anche mio padre era un Kingsman. Stava poco con noi, io stavo poco con lui perchè portavo rancore nei suoi confronti. Poi in una missione... non ce l'ha fatta"

"Mi dispiace" disse posizionato uno sguardo malinconico e fermando quel flusso di lacrime. Aveva appoggiato la mano sul volto affranto del ragazzo.

"Mi sono sempre pentito del mio comportamento. Quando perdi le cose capisci il loro valore. Ho capito solo dopo che mio padre aveva un compito, una missione. Ci è voluto tempo, quando sono entrato nei Kingsman. Senza persone come mio padre, come me e te, come tuo padre il mondo non è un posto sicuro. Non sono egoisti perché lo fanno per loro stessi, lo fanno prima i tutto per noi"

"Lo vedevo una volta al mese, fino ai sette anni, poi le visite sono diminuite. Si sono trasformate in chiamate, con il passare degli anni in registrazioni. Niente, poi niente"

"Tua madre?" Chiese spontaneamente. Ma in quel momento era solamente la peggiore che si potesse fare.

"Ha vissuto con me fino ai 10 anni, poi sono stata cresciuta da una sorta di tutore, maggiordomo. Devo ancora capire chi diavolo fosse. Mi hanno sempre insegnato a combattere"
"Per quale motivo hai accettato di diventare una Kingsman?"
"Per il semplice motivo che non ho niente da perdere. Amo l'adrenalina. E poi cintando le parole i mio padre: Combattiamo, perchè quelli come noi sono bravi solo in quello"

"Sei anche dannatamente intelligente" sorrise dolcemente.

"Smettila di lusingarmi Unwin"
"Hey, che fai adesso mi chiami con il cognome - rise flebilmente - Per niente sto solo dicendo quello che penso"
"Tu hai salvato mezzo mondo, due volte. Dimmi che non sei geniale"
Eggsy sorrise imbarazzato, mentre continuava a tenere rigidamente le mani della bionda.

Inizialmente pensò che il gesto che stava per compiere era completamente fuori programma, ma avrebbe voluto baciarla.

"Riposati" sorrise alzandosi.

"Dai è presto, rimani" la implorò lasciandole nervosamente la mano.

La biondina prese la bottiglia di Champagne bevendo il primo bicchiere tutto di un fiato. Stressata, ecco come si poteva definire.

Continuava a sorseggiare, ormai la angoscia si era trasformata in felicità.

Eggsy si bloccò a guardarla, al contempo la mano scorreva dolcemente sulla coscia che si era liberata dai lembi del vestito, in particolare dallo spacco.

La mano percorreva la coscia, questo provocava una sorta di scarica elettrica alla bionda.

Elena si avvicinò pericolosamente al viso, i nasi si erano sfiorati, quasi provocando un leggero solletico.

La mano continuava a accarezza la pelle gelida avanti e indietro.

"Non dovremmo..." sorrise dolcemente prima che il ragazzo la bloccasse posando il dito sulle labbra.

Sorrise come un ebete lasciando intravedere un pizzico di quel vino che avevano bevuto.

Si posizionò velocemente a cavalcioni, spostando l'ingombrante vestito sulla destra.

Più di mezza gamba rimaneva scoperta, si potevano notare un filo delle sottili mutandine.

"Non dovremmo" ripetè Eggsy guardando le condizioni in cui era. Aveva scolato due bottiglie.

"Perchè no?" Chiese interrogativa.

"Perché  è tardi, mi fa male la ferita- mentì spudoratamente - Buonanotte" sorrise amareggiato, nonostante fosse la cosa giusta da fare.

"Posso rimanere qui?" Chiese senza lamentarsi troppo e posizionatosi al suo fianco.

Eggsy le baciò la fronte gentilmente.

Stava rinunciando a una sana e bellissima scopata, ma Elena non era quelle stupide troiette che incontrava nei locali per qualche sera.

In più presa coscienza lo avrebbe ammazzato e di questo aveva paura.

Giocherellava con i capelli prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

IMPOSSIBLE- eggsy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora