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IL RISVEGLIO

L'aria era fredda, tutto intorno buio. Portava ancora la tuta, con cui sbadatamente si era coricata.

"In piedi !" Sibilò una voce.

Poco dopo si accesero le luci.

Un uomo, abbastanza giovane camminava per la camerata. Portava un capello, aveva chiaramente l'accento americana. Era alto, possente, vestito elegante chiaramente taglio Kingsman, fin troppo attillato per i gusti della ragazza. Rimaneva più un uomo da jeans e magliettina, come gli americani sapevano fare insomma.

"Nessuna domande riguardo a come, perché e dove. Questo programma di selezione, richiede molte capacità, buona fortuna. Sapete cosa sono quelle?"

"Un sacco adibito al trasporto e alla conservazione dei cadaveri" suggerì Elena osservandolo meglio da vicino.

"Bene, completate gli spazi bianchi"

Elena rise fra se e se, come se quelle sarebbero servite a qualcosa, probabilmente soltanto per fare un po' di terrorismo psicologico.

"Biondina?-  Fece cenno alla ragazza di avvicinarsi- So che Harry non ti ha detto nulla. Ne le modalità ne lo svolgimento. Non posso dirti molto. Prove di intelligenza, istinto, abilità fisiche. Non sono semplici, si rischia di farsi male"
"Quanto male?"

"Abbastanza, e con abbastanza intendo tanto. Se ti ritieni pronta, partecipa, sei non lo sei, e accetti, sei sadica. Se fallisci, torni a casa. Ti vedo un pochettino presa alla sprovvista, tutto qui"
"Mi sta sottovalutando? Siamo sotto costante osservazione. Lei uscirà da questa stanza, e insieme a quelli come lei ci osserverà tutti da lì" disse puntato un punto nel muro.

"Buona fortuna, o forse non ti servirà" sorrise facendo una sorta di inchino e uscendo dalla stanza.

"Che cazzo di ha detto il bestione americano?" Sollecitò poco amichevolmente un ragazza dall'aria chiaramente sbruffona. Pensava fosse stata avvantaggiata con dei suggerimenti.

"Mah, nulla di che o per meglio dire nulla che ti riguardi"
"Credi davvero di poter sopravvive qui?In questi sacchi da morto sarai una delle prime a finirci"
"Perdonami?"
"Sei pure sorda"
"Tanto da non sentire le stronzate che dici" detto questo osservò meglio la ragazza che offesa si allontanava.

Chiaramente quelle ragazza attaccate al denaro più che a qualsiasi altra cosa, la preferita di papà solamente perché lecchina e lo stesso faceva con i professori e le persone di un certo rilievo.

Con i maschi si comportava da gatta morta, e quelli chiaramente ci cadevano come polli.

Con le femmine o era amore o odio. Solitamente quelle che erano ritenute più bruttine venivano introdotte nel gruppo e arruolate come piccoli soldati al suo servizio. Per quelle più carine invece poteva esserci uno scontro aperto che si basava su sgambetti in diversi ambiti, sguardi assassini.

Era vestita di verde dalla testa ai piedi. I capelli erano raccolti in un'ordinata coda alta tenevano ad un marrone chiaro, si notavano le orecchie costellate di orecchini, partendo dal lobo a salire.

Lievemente truccata, teneva le labbra a papera. Elena rideva, e si interrogava se fossero un danno di qualche chirurgo estetico oppure la gioia di tenerle in maniera tanto oscena. Le mani fin troppo, curate con unghie chilometriche.

Se c'era da rischiare la vita, non era chiaramente la persona adatta.

Per il resto i ragazzi erano rimasti ognuno per conto proprio, indaffarati a predire che cosa sarebbe successo, che cosa avrebbero fatto.

Elena si era sdraiata nel letto guardando il soffitto, continuava ad essere dannatamente scomodo.

Aveva realizzato che doveva indossare la maglietta bianca e i pantaloni blu che errano appoggiati sul letto.

Così senza vergogna si era svestita, indossano prima la maglia, poi pantaloni.

I compagni prendendo esempio fecero la medesima cosa.

Poi ritornò indisturbata a dormicchiare, finché non si abbandonò al sonno.

Qualcosa di freddo continuava a solleticare i piedi, qualcosa di bagnato.

Non ci fece molto caso, finché non sentì qualcuno urlare disperatamente.

"Prendete il tubo flessibile della doccia, inseritelo nei lavandini" suggerì una voce maschile.

La camerata era invasa da acqua che aumentava velocemente. Ormai era a poco più di un metro e mezzo.

Tra le bracciate e le spinte si era diretta verso la porta, ma rimaneva serrata.

Ormai l'acqua l'aveva sommersa, rimaneva soltanto un piccolo istante per prendere il necessario respiro, per poi ritrovarsi senza ossigeno.

In apnea aprì gli occhi riuscendo a vedere i compagni prendere fiato da quei bocchettoni.

Era in grado di rimanere per 2 minuti e mezzo sott'acqua. Questo era stata in grado di stabilirlo qualche mese prima in una vacanza.

Si bloccò qualche istante, pensando ad una via di uscita.

Il riflesso di se stessa sullo specchio, avvolta dall'acqua. I capelli si erano alzati, seguendo il movimento dell'acqua. Le mani volteggiavano circolarmente per mantenere la posizione stabile.

"Lei uscirà da questa stanza, e insieme a quelli come lei ci osserverà tutti da lì" disse puntato un punto nel muro.

"Buona fortuna, o forse non ti servirà" sorrise.

Sarebbe servito a qualcosa prendere a pugni quel vetro?

Decisamente.

Si avvicinò per constatare meglio se la sua teoria fosse reale o meno, ma la biondina si sbagliava poche volte.

Come se fosse il sacco, sincronizzata con l'acqua. Scagliava i pugni in cerca di un uscita.

Ripeteva l'azione ad occhi chiusi, ferma ad immaginare il respiro. Il fruscio dell'acqua venne liberato dalla propria gabbia.

Si ritrovò catapultata a terra, a respirare affannosamente.

"Eccellete prova superata. Alcuni di voi necessitano cure mediche. Tre di voi non sono stati in grado di superarla. Rimanete solamente in sei"

IMPOSSIBLE- eggsy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora